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venerdì 30 luglio 2021

Secondi pensieri - 454

zeulig


Amore e odio – Una falsa ambivalenza, o correlazione. L’amore può finire in odio ma non sono due opposti, di segno e di pregnanza. Alcuni effetti esteriori ripetono in contrario quelli dell’altro, ma non c’è equivalenza. Felicità (amore) e sofferenza (odio) non sono opposti logici – dell’amore è il disamore, l’indifferenza. Né c’è un passaggio diretto all’uno all’altro, se non dopo e attraverso eventi o collegamenti secondari a largo spettro (la gelosia, il tradimento, la malattia, l’errore anche,  le difficoltà materiali, le ambizioni…)
 
Assoluto
– Si dice dell’amore quando ha un solo ed unico oggetto ed esclude qualsiasi sostituibilità o cambiamento-mutamento. Che però è l’opposto dell’amore. Che è individuale, singolare, ma non nel senso dell’assolutezza, bensì in quello della comprensività. È un’apertura, che però se assoluto si traduce in chiusura.
Assoluto si può intendere nel senso di totale, eterno - con i limiti di spazio e di tempo in cui i due “assoluti” incorrono mondanamente. Ma ad excludendum comporta una contraddizione.
 
Erotismo
– È naturale, fisico, fisiologico. Anche nella semplice dilettazione, stimolazione mentale.
Si può disincarnare nell’esperienza mistica, dell’amore di Dio? È discutibile.
 
Eticismo
– C’è stata la morale dappertutto, nella religione, nello Stato, nell’amore, e c’è ancora, ma debole – il suo indebolimento è l’origine del pensiero debole, non l’esistenzialismo. Un indebolimento che è quasi una mancanza: non c’è una dottrina dei fini, non più. Per l’indebolimento della ragione kantiana, per la quale “l’uomo è soggetto a leggi morali”., e così pure l’universo. Che invece non lo è – non sappiamo, ma tutto dice che non lo è (non c’è teleologia apparente, e neppure indiziaria, una qualsiasi ragione d’essere).
 
Europa
– “Europa vuol dire Terra del tramonto”, Paolo Rumiz, “È Oriente”: “Lo dice persino l’etimologia, l’accadico Erebu, che vuol dire «calar del sole»”. Un lapsus. No, Europa è Belvedere. Terra del tramonto è Occidente. Ma è Europa Occidente? Indubbiamente sì, l’Europa è un codino attaccato alla massiccia Asia. Ma non è tramonto. Dorme ma si sveglia. Si può dire con altra similitudine stomaco forte, poiché ha digerito e trasformato invasioni colossali, di tedeschi, slavi, unni, mongoli, arabi, turchi, americani, e ora si confronta con i mobilissimi cinesi. Un bollitore a fuoco lento. Un macinino culturale, di filosofia, letterature, diavoli (vino, moneta, scienza.. ..)
L’eurotramonto Rumiz se lo fa spiegare da Vaclav Havel, il drammaturgo, ex presidente della Cecoslovacchia, che non poté evitarne la dissoluzione: “Questo è il luogo dove le identità si addensano, e non hanno alternativa fra  la guerra e la coabitazione, fra l’autodistruggersi e l’essere spazio unitario di spirito e di civiltà. L’Europa è un arcipelago, con le diversità interrelate al punto che  l’assenza di una sola di esse provocherebbe un crollo globale”. E ancora: “Uno stomaco capace di digerire popoli e culture, senza farne mai un meticciato informe. C’è una storia catastrofista, che sempre si ripropone – in Europa come altrove, la storia tende a una
fine. Ma in Europa solo in ambito germanico, della Germania che non è riuscita a fare tedesca l’Europa.
 
Panopticon
– Non si evocano Fourier né Bentham a proposito della società di oggi, della sorveglianza pervasiva, dell’accumulo di dati personali anche minimi, del controllo attraverso la videosorveglianza, i cellulari, la navigazione online, i social, del social siamo bene il panopticon, universale e pervasivo, di un società bene esposta, autoesposta. Ma un panopticon mostruoso, in cui si esibiscono le viscere, i gangli, i cervelli, ancorché non puteolenti, Un dentro fuori. Del vuoto dentro. Per una società “liquida”, informe.
In un senso è un mercato. Un’estensione del mercato: vendersi reciprocamente le personalità di ognuno. Ma molteplici sono i sistemi di controllo, e si presentano necessari e democratici, protettori (estensori) dell’individualità. Con regole che si propongono e sono accettate come tali. Perfino della parola, con le forme di censura inappellabile che si copre sotto la denominazione “politicamente corretto”.
 
Politicamente corretto – Reintroduce la censura. L’età del politicamente corretto sarà di una (finta) modestia, effetto di una forte prevaricazione: Di una censura letale, essendo la difesa impossibile – la condanna è a priori, basta pronunciare l’accusa.
È un grimaldello. Anche contro la decenza, virtù che ripete – pretendendo di riscoprirla, resuscitarle - e di cui si fa scudo. Si pubblicano in America, in Francia, a distanza di trent’anni, memorie di accuse a carico di questo o quel personaggio, che avrebbe abusato dell’autore, in genere un’autrice, quando lei era vergine e bella, anche se non più minorenne – in questo caso subentrerebbe il diritto penale, di cui il politicamente corretto invece accurato si priva. Memorie anche per conto, di un fratello, o sorella: molti sono che si rifanno sulle pene di congiunti.
Si fanno su queste pubblicazioni processi sui media, senza difesa  possibile E condanne a morte – benché figurative: cancellazioni. 
Perché trent’anni, una sorta di prescrizione? O è l’età di chi specula sul pc. O è un’età in cui il trasgressore sotto accusa è generalmente morto – il trasgressore sessuale è normalmente uno – è sempre un uomo – in età.
 
È uno dei casi di dittatura delle minoranze. Che hanno ragione per il principio democratico. Ma quando lo fissano (regolano, limitano) cancellano il dissenso, il motorino di avviamento della democrazia.
Paul Valéry non amava molto la democrazia, cioè la temeva (nei decenni tra le due guerre, i decenni delle dittature, le temeva, ne intravedeva l’animo totalitario), ma diffidava della democrazia. Per esempio per questo motivo: “Sono vicino a concludere che la libertà politica è il mezzo più sicuro per rendere schiavi gli uomini, giacché, dato che si suppone che queste costrizioni emanino dalla volontà di tutti, non è possibile dire di no”.
Questa è oggi la posizione politica dei repubblicani americani. Che fiancheggia il sofisma, ma è il fondo anarchico del liberalismo, della dottrina della-e libertà.  
 
Storia – Si penserebbe  eterna, come meccanismo, e invece tende a una fine – è teleologica, tende a un fine, ma anche a una fine: è catastrofista.


zeulig@antiit.eu

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