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giovedì 16 dicembre 2021

Secondi pensieri - 466

zeulig

Complotto - Il complotto è oggi realtà per apporti plurimi. Per essere il ricamo della storia, la traccia dell’antichista e del filosofo, la partita a scacchi che ricostruisce e disegna la trama. L’ipotesi è la cosa più sicura, tutto il resto è cao-s-uale. È la causa di Heisenberg - o ne è l’effetto. Il principio d’indeterminazione, Wittgenstein vi s’imbatté senza riconoscerlo: criticare è perturbare, analizzare è trasformare, riflettere trasforma il problema. È come in artiglieria, molto influisce l’osservatore. E il percorso: i venti, le ondulazioni del terreno, gli effetti ottici. Per l’impossibilità accertata di subordinare la verità di un enunciato al suo assetto formale. Ci sono tante verità quanti sono i percorsi per arrivarci. Lo sa per primo lo scrittore, la cui opera varia per le stesse condizioni materiali dello scrivere, oltre che per lo stato di salute e l’umore. Freud, dice Auden, “in nome suo viviamo ormai vite diverse” – anche se, Woody Allen l’ha scoperto, a tenerlo su è l’industria dei divani. Un percorso è l’irriducibilità del caso o del disordine. E poi? Niente, non si esce dall‘unitas multiplex, il complotto eccolo qua. E si creano martiri, non per la causa, per il nemico. È straordinario.
Il complotto è francese, e senza radici. Affiora nel Duecento per “assembramento”. Entra nel vocabolario politico, e nell’italiano, nell’Ottocento: “La voce s’è diffusa durante la Rivoluzione”, dice il Battaglia. Anche prima veramente, con Rousseau. Ma da destra, l’Enciclopedia Sovietica non ne parla. E di una certa destra: non c’è nella Treccani di Gentile, che salta dalla Compiuta Donzella dei Siciliani a Compluvio. È invece l’idea del mussulmano Guénon, secondo il quale l’irruzione della modernità nel Cinquecento, con la scoperta dell’America o con la Riforma, in aspetto di razionalità, è dovuta a un colpo di mano architettato in segreto. Non dice da chi. Ma pochi mezzani restano. Se Dio s’è ritirato dal mondo (Hegel), con la Tradizione (Evola) e la Filosofia (Heidegger), non si capi-sce cos’è avvenuto in questi due secoli, né dove la Storia si nasconda.
Ma in ogni complotto c’è un che d’infantile. È stato detto e sarà vero: il complotto piace. Per la sua natura di giallo, che spiega ogni cosa senza dover essere vero. Una scuola vuole del resto il giallo, e dunque il complotto, in ogni forma logica, per il vincolo di causa ed effetto. La colpa di Heisenberg sarebbe di volercene privare, così presto - è appena un secolo, uno e mezzo con Poe, che l’umanità si gode il giallo e la logica. Ma questo è il limite dell’epagoge, inductio, che necessita di una quantità di cose per porre il principio logico, universale. Quante devono essere le cose – quando il granello si fa sorite? Per un esito che si può sempre rovesciare. Si può pensare un giallo fatto di deduzioni e controdeduzioni, che si alternano per duecento pagine, quanto il romanzo si vuole lungo. O di un monte di fatti cui un altro monte di fatti si contrappone. Ma questo è altro genere letterario, il volgare “visto dall’uno visto dall’altro”. Né vale l‘inverso, l’apagoge, che non è, pur forbita, onesta ed è molesta. Ne è maestro Socrate, di cui Atene si liberò con sollievo. L’apagoge è l’abduzione, tecnica avvocatesca: si assume la tesi dell’interlocutore per vera, per poi, unendola ad altre proposizioni note per vere, dimostrarla palesemente falsa, in contrasto con la natura delle cose (argomento ad rem) o con altre affermazioni dell’interlocutore (argomento ad hominem). Si dice che Sherlock Holmes ne è maestro, e invece evidentemente la evita.

Grecia – Una civiltà di pontieri, per Simone Weil in guerra, nel 1942, nutrita dall’utopia occitana (“L’ispirazione occitana”), tra il “messaggio dell’Egitto”  e “la sua rivelazione propria: la rivelazione della miseria umana, della  trascendenza di Dio, della distanza infinita tra Dio e l’uomo. Ossessionata da questa distanza, la Grecia non ha lavorato che a costruire dei ponti. Tutta la sua civiltà ne è composta. La sua religione dei Misteri, la sua filosofia, la sua arte meravigliosa, la scienza che è la sua invenzione propria e tutte le branche della scienza, tutto queste cose furono dei ponti tra Dio e l’uomo”.
“Per l’Egitto” il percorso a Dio “fu la carità del prossimo, espressa con una purezza che non è mai stata sorpassata: fu soprattutto la felicità immortale delle anime salvate dopo una vita giusta, e la salvezza per l’assimilazione a un Dio che aveva vissuto, aveva sofferto, era morto di morte violenta, era divenuto nell’altro mondo il giudice e il salvatore delle anime”.

Sogno – Una ruminzione di immagini. L’unico connettore delle immagini oniriche è di un’attività cerebrale automatica alla rinfusa, non governata dalla ragione allo stato cosciente, del complesso degli stimoli cerebrali creati dall’istruzione, dall’imprinting, dai meme, dall’esperienza (dal vissuto).  Connessioni casuali, disordinate, intermittenti (incompiute, non significanti, non concettualmente, lacerti di “discorso”, con le collegate sensazioni di piacere, fastidio, ansia, paura. Collegate non a un disegno\discorso compiuto ma a frammenti, disomogenei. E solo quando i frammenti convergono verso una sensazione unica, di sorpresa, piacere, sofferenza, paura possono avere (si può loro dare) un senso nella veglia.
Lo stato di veglia può influire sul sogno se gli stimoli cerebrali convergono, in misura e per tempo prolungati, su un oggetto-tema-sensazione. Sia il sogno di stamani, piccolo incubo, breve e acuto, dell’automobile che non ritrovo dove l’ho parcheggiata, della ricerca affannosa, in un ambiente urbano notturno, illuminato fiocamente, dove la gente affluisce per divertirsi, finché non la trovo, con le ganasce, messa di traverso sopra un marciapiedi, di un viale solitario e buio. Si può dare al sogno valore-i simbolico-i, ma il breve incubo viene dopo giorni di astio contro i vigili urbani, per una multa sbagliata e comunque eccessiva, di soldi e punti, per un’interpretazione volutamente (tra ghigni e lazzi, di vigili donne peraltro) sbirresca del codice che alimenta indignazione e rabbia, e voglia di rivalsa, che però si sa impossibile perché “il Prefetto dà ragione ai vigili” (avvocato). Per che altro si sognerebbe, di primo mattino, prima del risveglio, la macchiana bloccata dalle ganasce, di notte, in sosta in un viale deserto?

Sublime La nozione di un errore. Non falsa, non necessariamente, ma curiosa. Un errore di attribuzione fertile, a Cassio Longino, il retore del III  secolo d.C., consigliere e insegnante di greco della regina Zenobia di Palmira, maestro di Porfirio e interlocutore di Plotino (ma non convertito al platonismo), condanno in fin di vita dall’imperatore Aureliano, quello che introdusse a Roma il culto del Sol invictus, cioè di Mitra, per  suggerimenti d’indipendenza da lui avanzati alla regina Zenobia. Diventato famoso per l’attribuzione del trattato “Del sublime”, presto però riconosciuto non suo. e tuttora di anonimo. Che peraltro non era il sublime in arte, ma di qualcosa – hypsos è vetta, cima - che sfidasse il cielo.  La versione secentesca di Nicolas Boileau lo renderà tema obbligato dei Lumi. e di Burke, Kant, Hegel, e una pletora successiva - fino a Lyotard: “rappresentare l’irrappresentabile”.

zeulig@antiit.eu

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