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giovedì 16 dicembre 2021

Eduardo tascabile

Carlo Cecchi, che molto ha lavorato con Eduardo, ci riprova, a sdoganare l’opera dall’autore-attore. Le pause, i silenzi, gli sguardi dell’attore Eduardo sono inimitabili, ma i suoi testi mantengono una loro pregnanza.
La farsa del mago illusionista Zik Zik, un pasticcione. Cecchi l’ha già sperimentata, e la ripropone all’Argentina nella forma ormai sua classica, dal 2007, con Angelica Ippolito, con le scene e i costumi di Titina Maselli. Un testo giocato sulla parlata, napoletana, più che sullo svolgimento, che è un pretesto.
“Dolore sotto chiave” è uno scherzo macabro, in due tempi. In scena la scoperta casuale, progressiva, della morte della moglie da parte del marito, al quale la sorella impietosita l’ha tenuta nascosta. Seguita dalle condoglianze di vicini e conoscenti, ognuno con una sua rivalsa. La morte è scomoda.
La farsa, come la comica grottesca sulla morte, Cecchi propone minimal, nella gestualità, la dizione, l’ambientazione. Di “dolore sotto chiave” ha anche ridotto il testo. Entro scene minuscole. Che nell’arena del Grande Teatro, palcoscenico e platea, però si minimizza, e quasi si cancella.
Eduardo De Filippo, Dolore sotto chiave – Sik-Sik l’artefice magico, Teatro Argentina

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