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giovedì 16 dicembre 2021

Cronache dell’altro mondo – carcerarie (159)

Non si fa il processo agli attentatori dell’11 settembre. Cioè si fa, ma con estrema lentezza, una o due sedute per anno.
Gli accusati, detenuti nel carcere militare di Guantànamo, nela base della Marina Usa a Cuba, sono cinque: Khaled Sheikh Mohamed, Ammar el Beluchi, Waalikd bin Attash, Ramzi bin Al-Shibh, Mustafà El Hawsawi.
I cinque sono in carcere dal 2002. Tutti si sono formati negli Stati UJniti, alcuni anche alla simulazione del volo.
L’accusato più importante, il primo, detto KSM, un saudita di buona famiglia, come il. Capo di Al Qaeda, Bin Laden, catturato nel 2002 in Pakistan, era sotto osservazione da tempo, e secondo fonti interne all’Fbi avrebbe potuto e dovuto essere arrestato molti ani prima. Era indagato per le bombe al World Trade Center nel 1993, e per un primo piano di attacco ad aerei civili americani in volo nel Pacifico, nel 1995. Nello stesso anno poteva essere arrestato in Qatar, ma l’Fbi fu dissuaso dalla diplomazia americana, per non creare problemi con l’emirato.
Conduce il processo in questa fase un magistrato militare, il colonnello Matthew McCall, l’ottavo impegnato a istruirlo. A settembre si è tenuta un’udienza, durata due giorni. Dopo due anni di pausa, per causa del covid.
C’è opposizione negli Stati Uniti a questo processo. Studi legali legati all’esercito contestano la giurisdizione speciale creata per il caso – col pretesto della extraterritorialità della base di Guantànamo. Il processo dovrebbe essere tenuto davanti a un tribunale Federale. Oppure sulla base della convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, che consente una corte marziale - ma vieta processi di diritto penale nazionale.
Gli avvocati della difesa puntano a invalidare il processo a causa delle torture subite dagli accusati nei primi anni della carcerazione. 

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