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sabato 5 novembre 2022

Ombre - 640

Chiuso l’ennesimo aumento di capitale Mps, con le sottoscrizioni capestro imposte dal Tesoro alle Fondazioni ex bancarie, le banche garanti dell’operazione si sono liberata a 1,7 euro, all’unisono, di un titolo che il giorno prima vendevano a 2 euro. O almeno sei delle otto banche garanti, Mediobanca e Algebris avrebbero esibito un po’ di fiducia nel loro misfatto. Si sono gratificate con la commissione ricavata dall’operazione,125 milioni di euro per garantire i 900 milioni da collocare sul mercato – il testo, 1,6 miliardi, lo ha pagato a monte il Tesoro, cioè l’Italia. Questo Mps sarà stato il trionfo delle banche d’affari, la grande conquista del mercato italiano contro l’allora monopolista Cuccia. Almeno, Cuccia aveva un po’ di pudore.

In un giorno Monte dei Paschi brucia un quinto dell’ultimo aumento di capitale, chiuso appena il giorno prima, poco meno di mezzo miliardo sui 2 miliardi e mezzo appena avuti dal mercato, col titolo venduto a 2 euro che sprofondava a poco più di 1,60. È il sesto o settimo aumento di capitale in 14 anni: 26 miliardi, poco meno, bruciati - eccetto il miliardo pagato in commissioni. Sembra inverosimile ma è successo.

Mps era stata quotata in Borsa nel 1999 con una richiesta dieci volte l’offerta. I risparmiatori allora fortunati hanno perso tutto, ma si può dare loro torto? La voragine si è aperta sotto una montagna solida: mettendo assieme il tesoro di rima e i buchi successivi al 2008  sono stati bruciati quanti miliardi, trenta-quaranta?

È rimasta impregiudicata la confidenza fatta tre anni fa da Alessandro Profumo, già presidente di Mps, a De Bortoli, che ne parlò alla Scuola di Politiche di Enrico Letta: che buona parte dei disastri della gestione derivava dalle influenze delle logge massoniche locali, cui i manager rispondevano. Un’accusa? Una scusa?

“Milano ai massimi da giugno”. Piazza Affari cioè, la Borsa. La guerra e l’inflazione fanno bene al denaro, alle banche soprattutto, Intesa, Unicredit, Bpm. Dopo Unicredit, anche Intesa annuncia utili in crescita nei primi nove mesi rispetto alle aspettative, e ai primi nove mesi del 2021 – pur registrando “rettifiche”, cioè perdite, per 1,3 miliardi in Russia e Ucraina.  

“«In Italia brutti film con  cast uguali». La crisi del cinema secondo Moretti”, titola il giornale. In realtà Moretti lamenta la disattenzione dei media: “Il clima intorno al cinema e in particolare intorno al cinema in sala non c’è. Tutti sono abbacchiati, lo spazio per le recensioni sempre più piccolo fino a scomparire”. E fa un esempio: “Il festival di Sanremo per decenni non se l’è filato nessuno”, poi i giornali hanno cominciato a occuparsene, “sprizzando gioia”, ed è diventato un fenomeno. Come non detto?

Fa un po’ pena Cottarelli che si candida a tutto, finendo senatore ripescato dai resti Pd. È stato perfino candidato presidente del consiglio, non si ricorda più se su indicazione dei 5 Stelle, o d’autorità di Mattarella. Poi voleva fare il mattatore Pd, poi il senatore in un mano a mano in Santanché, che l’ha battuto, e ora si candida alla Regione Lombardia. Ma nessuno lo candida. Un economista che sbaglia i suoi conti?

la Repubblica” anticipa un estratto dell’annuale libro di Vespa, in cui Enrico Letta in mezza pfina, anzi meno, le sbaglia tutte, e lo ammette. Perfidia? Quita colonna? C’è qualcosa d’inspiegato in certo oltranzismo che si vuole di sinistra, mentre propaganda cuochi, anzi chef, d 2 e 300 euro, a testa, per l’assaggio, gourmet naturalmente.

Filippo Ceccarelli si provincializza, anche lui, come è orami d’uso nei media italiani, e ricorda “la fatica di Thatcher a capire De Mita, il belga che si rifiuta di salutare Tatarella”. O non la difficoltà di De Mita a capire Thatcher, o il belga dell’ex missino Tatarella che era sì un socialista ma anche un italo-belga che si rifiutava di riconoscere la paternità. Sopra le Alpi, e sotto Lampedusa, non c’è altro che il patriottismo, picchiano pure gli svizzeri, e i libici – i libici? 

Dunque, il petrolio russo via Priolo, la raffineria siculo-russa, si vende in quantità negli Stati Uniti: da marzo esportati 5 milioni di barili di prodotti petroliferi negli Stati Uniti. Cinque milioni di barili non sono molto (si gioca sull’equivoco barili\giorno, che è alta misura), 600 mila tonnellate, uno o due tanker. Che in sei mesi però sono parecchio – valgono anche molto. La guerra non è una cosa seria, solo l’Europa ci crede?

“«A voi l’Ucraina, a me la Casa Bianca»”. Il patto segreto fra Trump e Mosca”. Dopo il Russiagate, commissionato e pagato da Hillary Clinton a un spia (ex?) britannica, un nuovo dossier (di matrice britannica?) si pubblica in America: a metà del 2016, prima del voto, anzi prima della vittoria di Hillary Clinton alle primarie Democratiche per le presidenziali, contro l’onesto Bernie Sanders, qualcuno chiedeva a Mosca, o Mosca proponeva, l’hackeraggio della campagna Clinton contro il via libera all’occupazione della Crimea. L’America ci crede, poiché il dossier è fatto proprio dal “New York Times”. Ma l’Europa?

L’America si diceva una volta matriarcale. E ancora non si è ripresa dalla sconfitta di Hillary Clinton, la prima donna candidata alla presidenza (non è vero, ma la prima vera sfidante), la politica navigata e navigatissima contro l’improbabile Trump. Ma: Hillary è stata allora sconfitta dalla Russia? Non è peggio?

E non si guarda alle scorrettezze della campagna Clinton, soprattutto dei finanziamenti: Clinton ha perso per via dei bifolchi, che hanno scelto Trump invece della statista. L’America è democratica solo perché non ha la Camera dei Lord?

Si sottostima in Europa la Brexit. Come se l’Inghilterra, uscendo dall’Unione, fosse una briciola residua. Si tratta anzi con indulgenza. Radio Rai, radio 1, non passa giorno che non racconti aneddoti simpatici sulla corona britannica e lo humour inglese, dopo la scorpacciate in morte di Elisabetta II. Ma forse l’Europa sottovaluta Londra: la Brexit è velenosa.

Grande spazio a D’Alema, che invoca: “Il Pd segua Conte, leader progressista”. Ma il tafazzismo è una vocazione, oppure rende? Cui prodest, da troppo tempo non ci se lo chiede più.

Succedono tante cose, anche brutte, in Italia e nel mondo, ma radio Rai 1 chiede per le 13, ora di maggiore ascolto, un servizio disteso, il più lungo di tutti, sul giardiniere di re Carlo – il re cerca un giardiniere. In effetti ha ragione l’“Economist” a prendersela con chi vorrebbe appaiare l’Inghilterra all’Italia.

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