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mercoledì 17 aprile 2013

Non c’è rimedio al debito che abolirlo

Sul tema del debito – è “sostenibile”? - è utile un appunto di Simone Weil al tempo del breve governo del Fronte Popolare delle sinistre in Francia, tra il 1936 e il 1938, che lei stessa intitolava «Abbozzo di una teoria della bancarotta» - disponibile online, tra gli “Écrits historiques et politiques”:
“La parola «bancarotta» è una di quelle che si usano con imbarazzo, che suonano male, come adulterio o truffa. Quando si pronuncia riguardo alle finanze del proprio paese, si parla volentieri di «bancarotta umiliante». Si possono cercare scuse a una bancarotta, si possono trovare ragioni di attenuare tale o tale responsabilità, ma nessuno pensa che la bancarotta non proceda in qualche maniera da un peccato; nessuno considera che essa possa costituire un fenomeno normale. Già il vecchio Cefalo, per far capire a Socrate che aveva condotto una vita irreprensibile, gli diceva : «Non ho ingannato nessuno, e ho pagato i miei debiti». Socrate, maligno, dubitava che questa fosse una definizione sufficiente della giustizia. Il cittadino medio – e noi siamo per la maggior parte del tempo cittadini medi – applica volentieri allo stato il criterio di Cefalo, almeno per quanto concerne il secondo punto; perché sul primo, nessuno chiede a un governo di non mentire.
“Proudhon, nella luminosa opera di gioventù intitolata «Che cos’è la proprietà?» prova col ragionamento più semplice e più evidente che l’idea del buon Cefalo è un’assurdità. L’idea fondamentale di Proudhon, in questo libretto troppo ignorato, è che la proprietà non è cattiva, né ingiusta, ma impossibile. E intende per proprietà non il diritto di possedere un bene qualunque, ma il diritto molto più importante di prestarlo a interesse, qualsiasi forma prenda questo interesse: affitto, mezzadria, rendita, dividendo.
“La dimostrazione di Prudhon riposa su una legge matematica molto chiara. La messa a frutto del capitale implica una progressione geometrica. Il capitale, non rendesse che l’1 per cento, s’accrescerebbe tuttavia secondo una progressione geometrica in ragione di 1+ . Ogni progressione geometrica genera grandezze astronomiche con una rapidità che sorpassa l’immaginazione. Un calcolo semplice mostra che un capitale che non rendesse che l’interesse derisorio dell’1 per cento raddoppia in un secolo, e si moltiplica per sette in due secoli; e con l’interesse ancora modesto del 3 per cento è centuplicato nello stesso spazio di tempo. È dunque matematicamente impossibile che tutti gli uomini di un paese siano virtuosi alla maniera di Cefalo per due secoli: anche se una porzione relativamente piccola dei beni mobili e immobili fosse affittata o investita a interesse, è matematicamente impossibile che il valore di questa porzione centuplichi in alcune generazioni. Se è necessario all’ordine sociale che i debiti siano pagati, è più necessario ancora che i debiti non siamo pagati.
“Dacché esistono la moneta e il prestito a interesse, l’umanità oscilla tra queste due necessità contraddittorie, e sempre con un’incoscienza degna di ammirazione. Se ci si divertisse a riprendere tutta la storia conosciuta presentandola come la storia dei debiti pagati e non pagati, si arriverebbe a capire buona parte dei grandi avvenimenti passati. Ognuno sa che, per esempio, la riforma di Solone a Atene, o la creazione dei tribuni a Roma, sono effetti dei torbidi provocati dall’indebitamento eccessivo della popolazione. Che si tratti della popolazione o dello Stato, non c’è stato mai altro rimedio all’indebitamento che l’abolizione dei debiti, aperta o mascherata…
“La nozione di contratto tra lo Stato e i singoli è un’assurdità in un’epoca come questa”.
Simone Weil, Esquisse d’une apologie de la banqueroute, online

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