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giovedì 18 aprile 2013

Secondi pensieri - 139

zeulig

Castità – Fu eresia per la chiesa, quella dei Marcioniti, gli Encratiti, I Manichei. Negli anni dell’imperatore Gallieno, 253-268, molti vescovi furono perseguitati e linciati come Manichei, in quanto predicavano il celibato. Anche la continenza fu sospetta – figurarsi la castrazione di Origene. La Chiesa aderisce alla condanna del sesso come peccato con riluttanza, come peccato originale – la colpa ineliminabile. E lo sterilizza col battesimo. L’assume quando a sua stessa opera, col Rinascimento, la “carne” non è più maledetta e il peccato originale, il “Genesi” III della Bibbia,  scade a ipotesi rituale.

Destino – Sembra il diminutivo di “desto” mentre ne è l’opposto. Non lo sarebbe nell’etimologia, che implica la destinazione, il senso di una fine non definitiva né ineluttabile, una direzione e una meta. Destinare è in latino “attaccare”. Il Devoto lo fa derivare da de-stanare, a sua volta derivato di stare, “che indica la conclusione di un  processo”, e asserisce “attestato sia pure in forme non identiche in altre aree europee”. Come dire che il suo destino ognuno se lo fa da sé, con opere e omissioni – negligenze, inerzie.

Dio – È un principiante. Collodi lo lamenta, quello di “Pinocchio”: “Per fare l’uomo com’è fatto, non c’era bisogno di un grande artista come il Creatore, bastava anche un principiante”. Ma il Creatore è un principiante. Per forza di logica. Uno sperimentatore, un ricercatore.

È filosofico. Prima e soprattutto che sentimentale o materia di fede.

La negazione più radicale è di Hume: “Tutto ciò che concepiamo come esistente, lo possiamo concepire anche come non esistente. Non c’è dunque un Essere la cui non esistenza implica contraddizione”. Ma tutto questo lo concepiamo a opera dello Spirito Santo?

Giudizio – È la forma mentis che la digitalizzazione potrebbe abolire, la comunicazione “liquida” che elimina la “copia” (giornale, libro) personale, fisicamente separata, un oggetto a sé. In politica (in Italia) lo ha già fatto. Anche in filosofia: un Kant redivivo avrebbe difficoltà a redigere una nuova “Critica”.

Innovazione – Benemerita, valvola del progresso,  è fine a se stessa nel mercato: un’arma di bombardamento. Moltiplicativa. Riduttiva.

Internet – Ha una tale velocità di ricambio di mezzi e procedure, da indurre all’afasia. Per motivi commerciali ma anche per natura. L’interattività è superficiale e irrilevante : l’utente è in realtà più passivo che mai, solo un terminale, per quanto digiti furioso.
Innovativo del linguaggio. Ipertesto non c’è nel Grande Dizionario della Lingua Italiana della Treccani, cinque volumi, del 1987. Ma non delle “cose”, dei concetti, solo delle parole.

È un brusio, ma indistinguibile, un brulicare vago di parole e segni – è l’abolizione dei “bianchi”. Tutte le parole che si scrivono, emanando un senso di pienezza, sono figurazioni (prodromi?) di tutte le parole che si possono scrivere. Indistinte. È quindi la cancellazione della parola, non più significante se non per il contesto, di tempo (generazione, moda). di luogo, di rete (facebook, 5 Stelle, twitter).
È connessione, linkare e taggare sono i suoi meccanismi. Tutto un ipertesto che mai susside, sedimenta. Una navigazione, la parola è esplicita, internet nasce come navigazione, aperta e incerta, magari avventurosa, ma confusa

Legge – Vuole codici specialistici ed elaborati. Che la burocrazia moltiplica fino all’insignificanza. Con l’effetto, quando non è perversa, d’imporre la stessa insignificanza – indifferenza. Cosa si intende per “dominio della legge”? L’arbitrio.

Libertino – Il conio della parola è attribuito a Calvino, che l’avrebbe derivata dal libertinus del diritto romano, l’affrancato. Il Robert la registra nel 1555, nel senso di empio, incredulo, irreligioso: chi non segue alcuna religione, né come fede, né come pratica. Solo un secolo dopo la parola è registrata nel senso di dissoluto, sregolato.  Ha quindi in origine una connotazione servile, di reazione all’asservimento.
“Liberto o libertino è, a Roma”, dice la Treccani, “colui che, essendo stato in legittima schiavitù, è poi divenuto libero” Per accordo col padrone o per decisione di un giudice su ricorso dello schiavo.
La distinzione tra i due termini non è però irrilevante: liberto “indica la situazione del libertino in confronto al suo antico padrone (patronus)”, mentre libertinus si confronta a ingenuus, nato libero.
Gli “Atti degli apostoli” registrano (6, 8) a Gerusalemme una sinagoga dei Liberti.

Nuovo – S’intende diverso. Innovativo è un’altra cosa, che non c’era.

Omosessualità – La sua progressione va in parallelo con l’appannamento della condizione femminile, più che di quella maschile. Nella teoria e pratica dei ruoli, e nell’immaginario. La cultura omosessuale, quella lesbica compresa, è anti-femminile: maternità e ruolo materno negati, femminilità sfidata, ogni tipo di femminilità, non se ne prospetta una buona, e naturalmente ogni posizione di rendita – il fascino – annullata.
Si può vedere a Pisa una mostra di Anna Anni, morta due anni fa, che nessuno sa chi sia, malgrado una mostra l’avesse riproposta a Firenze già sei anni fa. Costumista teatrale e del cinema però eccelsa, collaboratrice dai suoi primi vent’anni con le maggiori celebrità, a partire da Orson Welles con due o tre film. Ma compagna di lavoro e di vita (camere condivise, appartamenti), all’Accademia a Firenze e a Roma in via Margutta, di Zeffirelli, Bolognini, Tosi, Sequi. Che l’hanno apprezzata molto nel lavoro, e poi in morte, come una piccola bestiola.

Politica – In quest’epoca di radicale discredito (ma in Italia a opera dell’opinione più screditata, quella dell’ “informazione”, che purtroppo ha infettato pure gli studi, da troppo tempo ridotti a bavardage) si ripropone in controluce nell’accezione di Croce (Aristotele), che dividendo le funzioni umane in animali e spirituali, le prime dice pertinenti all’economia, le seconde alla politica, la più etica – Croce direbbe vicina all’eticità pura.
Detto in controluce sui costi e gli scandali della politica la relazione sembra impossibile, ma lo scandalismo che l’attornia non è un’operazione di verità. In larga parte è artefatto, in più è fazioso.
La faziosità procede per circolo vizioso, a spirale: in reazione alle spinte demolitive, la politica stessa si arrocca nella faziosità.

zeulig@antiit.com

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