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lunedì 15 aprile 2013

Lo snobismo è immortale

È involontariamente un romanzo storico, sull’ordine di classe che le trincee del ’14-’18 scombinano, alla maniera di Jane Austen un secolo prima. Molto inglese: “Nessuno piange per questo nostro mondo andato in frantumi”, la “fortezza inespugnabile di una vita elegante e squisita” – il genere ora immortalato in “Downton Abbey”, il serial tv. Per il glorioso snobismo che ancora regna, per cui siamo democratici ma in un ordine aristocratico rigido, un po’ ecclesiale – quello per cui Margaret Thatcher muore molto odiata ma disprezzata solo dai conservatori. Anche dame Rebecca West, democraticissima, non può non subire lo splendore degli insignia – si dice vittorianesimo, si diceva, ma il vittorianesimo ne è parte.
L’impianto sembra pirandelliano: uno perde la memoria e torna a quindici anni prima. Il racconto è del 1918 e contiene già l’io profondo. Ma l’amnesia è solo un accorgimento per espugnare la fortezza dal di dentro. Amatissimo dalla nobile moglie e dalla nobile cugina, il nobile eroe ritorna a un’Inghilterra anch’essa gloriosa, della natura in fiore, del Tamigi, della vita spensierata, ma povera. E senza riscatto, questo è il punto:  lei, l’amore dello scandalo a cui all’improvviso il protagonista torna, è la figlia di un oste, e sarà per tutto il racconto un concentrato di “squallore e povertà”, che in Inghilterra è una colpa. Ma la storia finisce, altrettanto involontariamente, per essere romantica: lei, la reietta, sarà capace di rivitalizzare l’antico innamorato in un “cerchio magico”, in virtù della sola presenza fisica.
Un’ampia e seducente postfazione di Benedetta Bini corrobora il tono, con gli exploit dell’autrice. Scrittrice precoce, avvenente, intraprendente. Legata al femminismo e alle avanguardie letterarie già prima della prima guerra, a vent’anni, con Ezra Pound, Ford Madox Ford, Wyndhan Lewis, e le estrose editrici del nuovo, Harriett Weaver e Dora Marsden,  ammirata da G.B.Shaw. Poi a lungo compagna di H.G.Wells - e in tale veste sacerdotessa del bon ton letterario londinese (di un Wells reduce dell’eugenetista Margaret Sanger, si può aggiungere, era il miglior fico di Londra, che infine lascerà Rebecca West per “Moura”, la baronessa Budberg, una spia sovietica, ma allora già pingue come la nuova amante - Moura è un personaggio di Astofo, La morte è giovane, di prossima pubblicazione). Reporter di guerra in età matura, fino a Norimberga, e in Jugoslavia. Attiva fino alla morte a 91 anni, nel 1983.   
Rebecca West, Il ritorno del soldato, Neri Pozza, pp. 143 € 12

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