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martedì 18 giugno 2013

La solaristica integrale

Le amanti non solo ci perseguitano da presso. Anche da lontano. Anche da morte, sono lì, per sbranarci, tenere e premurose. In ogni certezza, anche quelle della fisica. E non negli incubi: tornano identiche, ripetitive, al fondo dell’universo, nel lontano Solaris. Un sistema che ha due soli, uno rosso e uno blu. Sono una vendetta dello stesso pianeta Solaris, una massa d’acqua vischiosa senza altra forma di vita che la ritorsione. Bombardato per esperimento ai raggi X, reagisce con i suoi “x miliardi di plasma metamorfico” facendo rivivere i morti dei vivi. Non propriamente: fa rivivere le coscienze sporche degli scienziati che lo esplorano, i loro “incistamenti psichici”. Questa è la storia.
Che cosa si fa in una stazione planetaria quando non c’è nulla da fare? Non si può fare nulla. La tensione è assicurata. Avendo eliminato ogni ipotesi alternativa: Che si tratti cioè di “follia collettiva”, come pare succeda nello spazio, o della paranoia in una “stazione isolata”. Nelle edizioni finora in uso, traduzioni dalla traduzione inglese, che era a sua volta una traduzione dalla traduzione francese, la cosa procedeva scorrevole.  In questa ritraduzione, che Francesco M. Cataluccio ha voluto condotta su una sorta di edizione critica messa a punto l’anno scorso, più lunga di un terzo, poco meno di cento pagine, non ci perdiamo nulla. Per rendere omaggio a un’opera che il curatore vuole non “un romanzetto di fantascienza” ma “una delle più belle, intelligenti e inquietanti della letteratura del Novecento”. Ben diverso sia dal film di Tarkovskij nel 1972 sia da quello si Soderbegh nel 2002, con George Clooney. Ma con qualche danno. La scienza più che altro è ripetitiva (classificatoria, referenziale).
Ora che il mondo tornerà acqua, sommerso dalle maree, il “Solaris”originale si potrebbe sostanziare di profetismo, seppure disfattista. Ma Lem, esperto di intelligenza artificiale e professore di cibernetica, qui è all’ottimismo tecnologico – non ancora allo “scetticismo filosofico” e meno che meno al “grottesco” che Cataluccio assicura sue evoluzione posteriori. È perfino troppo profondo. È profondista vecchia maniera. Si tratta, niente di meno, che del rapporto tra la materia e lo spirito. E non si sa come prenderlo, se si arriva fino in fondo, questa Solaristica somiglia alla Scolastica. Anche se la domanda di verità qui viene dalla scienza piatta, a due dimensioni (scientifico = vero) - “L’uomo era andato incontro ad altri mondi e ad altre civiltà senza conoscere fino in fondo i propri anfratti, i propri vicoli ciechi, le proprie voragini e le proprie nere porte sbarrate”. Problemi ponendo senza fine – non tutto naturalmente marcia con la scienza piatta - di non poco conto. I soliti: l’universo, la materia, l’io, cosa c’è sotto, eccetera. Solaris, l’altro mondo, è un “oceano pensante”, un “yogi cosmico”, anch’esso dedito “a un’interminabile attività di trasformazioni, all’«autometamordfosi ontologica»”, e anch’esso “ottuso”. L’oceano siamo noi stessi sotto la scorza dell’esperienza – “si tratta solo della nostra mostruosa bruttezza, della nostra follia, e della nostra vergogna ingrandite al microscopio” (p. 109).
Lem non ne ha colpa, forse: ha vissuto nel socialismo reale tutta la vita attiva (è morto nel 2005), “Solaris” è uscito nel 1961 per la casa editrice del ministero polacco della Difesa, ma se ne è tenuto lontano, assicura Cataluccio. Salvo essere denunciato da Philip K. Dick come”capo di una congiura comunista”. Non per scherzo, denunciato veramente, all’Fbi o a qualcosa del genere.  Una vicenda che dà ragione a “Solaris”, quante pieghe abbiamo nel cervello. Ma è perfino tropo bello per essere vero -  accertato che non si tratta di follia o paranoia.

Stanisław Lem, Solaris, Sellerio, pp. 319 € 14

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