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venerdì 21 giugno 2013

La solitudine di Obama fa bene alla Ue

La solitudine di Obama a Berlino, lasciato solo dal governo tedesco, irriso o criticato dai giornali, viene letta come un segno della decadenza degli Usa. È un tema ricorrente in Italia, dove il sovietismo non è morto, e finora sempre infondato. Ma in questo caso doppiato dalla palese influenza che la grandeur tedesca di Angela Merkel proietta sull’Italietta.
La solitudine di Obama a Berlino è invece il segno della Germania über alles. Avida come sempre, senza il senso del limite, e irriconoscente. E, bisogna dire, per questo anche sempre esplicita: la Germania, purtroppo, sa solo essere piena di sé e prepotente. Si veda per esempio la Cina: Pechino, che viene da un’altra cultura politica, sa che non può marciare se non in linea con gli Usa, i tedeschi no, lo “Spiegel” e la “Süddeutsche Zeitung” da una parte, la “Bild” e “Die Welt” dall’altra, sinistra e destra unite nel giudizio, vedono la Germania comoda  padrone della Cina, con la Volkswagen, la Siemens e, chissà, la Miele. Non  sanno cioè quanto è grande la cina, né che la Cina si può fermare da un momento all’atro, per la crisi politica, per la crisi sociale – questo sito immaginava una Cina bloccata dall’automobile per tutti.
C’è poco da fidarsi della Germana, insomma. Mentre c’è da sperare negli Usa, tanto più dopo lo snob tedesco. La solitudine di Obama è un varco che apre un’altra possibilità, questa consistente, di riportare l’Unione Europea ai suoi valori fondativi. Di riportare l’Europa alla federazione tra uguali e di uguali opportunità per tutti, invece della jugulazione subita a opera della Germania da un quinquennio – specialmente dura per l’Italia negli ultimi tre anni, di depressione economica senza precedenti.
L’Italia ha tutto l’interesse a sviluppare il negoziato per la zona atlantica di libero scambio. E a riportare gli Usa in qualche modo nel gioco politico europeo. I fili da tessere non mancano: la stabilizzazione del Mediterraneo e del mercato petrolifero, i rapporti con la Russia, la zona stessa di libero scambio.

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