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domenica 17 novembre 2013

Secondi pensieri - 156

zeulig

ChiomaDegli idiomi del corpo, complessi e avventurosi, sempre oltre ogni luogo comune, la chioma è uno dei più vari, per foggia, ampiezza, colore, durezza, morbidezza, vaporosità. Angela Davis alla London School of Economics nel 1966, al seminario di Economia dei paesi in via di sviluppo, incuteva rispetto per la chioma prima che per le argomentazioni.

Wikipedia solo ne riporta aneddoti. Tipo che: in Cina tagliarsi i capelli era un disonore. In quale Cina? O che le mogli dei marinai nei paesi di mare non si tagliano i capelli finché i mariti non sono tornati. Mentre quando possono vanno dal parrucchiere, specie in assenza dei mariti, che sempre sono comunque ingombranti. La trattatistica della seduzione, pure ampia, si imita a farne un segnale secondario, nell’uomo come nella donna. È tutta ricorrente nella tradizione, specie nella forma lunga.
I capelli lunghi sono motivo di vanto in Assalonne, verità e forza in Sansone, santità in Samuele - sono squallore e bruttura in Nabuccodonosor, il nemico. In Gulliver sono più che altro d’impaccio. Il dottor Groddeck ha individuato nei pazienti affetti da caduta di capelli il desiderio di perdere con essi i pensieri. Tenerseli, e esibirli, ha quindi il significato contrario, di assunzione delle responsabilità. Del resto Cesare significava in origine capelluto, derivato da Gilgamesh-Sansone. Secondo Desmond Morris le ciglia false erano una specialità britannica già nel Settecento, e la fronte bassa un segno di bellezza in Egitto, Svezia, Francia nell’antichità. Come in India, dove i capelli lunghi e ben oliati distinguono i moralmente superiori.
Negli Usa si vendevano nel 1968 ogni giorno quarantamila parrucche alla Beatles. E se uno non si cresceva i capelli, o si era liberato dei pensieri alla Groddeck, l’unico da cui Freud accetta d’avere imparato qualcosa, era un fascista. Quarantamila parrucche al giorno fa quindici milioni l’anno, tutti simil Beatles: la rivoluzione era preclusa ai calvi?
I capelloni furono nello stesso 1968 l’innovazione più contesa. Non bisogna sottostimare il carattere politico del fenomeno. Il golpe di Napoleone il 18 brumaio maturò quando due giovani al caffè Garchi furono insultati e uccisi per la loro elaborata pettinatura su istigazione del Direttorio, che s’immaginava di governare anche l’estetica. Nel 1968 si sarebbero pensati i capelli lunghi un ritorno all’ipertricosi risorgimentale, con baffi atteggiati e barbe. Ma il professor Spadolini, del Risorgimento custode, che dirigeva il Corriere della sera”, disse l’argomento blasfemo e promosse una serie di crociate giornalistiche contro.

Musica – È “le anime profonde, della materia recluse,\ in lotta per il soffio di vita, per la liberazione”, dell’ode “Die Töne” di Karoline con Günderode: il musicista è colui che libera le catene “affinché il desiderio\ melodioso sgorghi fuori dal mutismo”.  I suoni non si creano, sono “liberati”: incamminati “sul blu dell’arcobaleno,\ sulla cresta delle onde selvagge,\ guizzarono stormendo in cima agli alberi,\ in gola all’usignuolo sospirarono” e all’orecchio dell’uomo mormorando “s’innalzarono al suo foro interiore”.  Una “storia” molto persuasiva, ne inquadra il mistero più che la logica dei numeri.

Riposo – Sandro Zanzotto, il poeta, in una prosa di quarant’anni fa sulla “zona” del Quartier del Piave, la sua “zona”, fa grande caso dell’ “antichissima Pieve di San Pietro di Feletto”, che ne è la storia e l’anima. E, “nel piccolo raccolto battistero” della chiesa, di alcuni affreschi. Uno è su un tema “che merita veramente una grande attenzione, anche perché se ne ritrovano esempi piuttosto raramente, in Italia sono soltanto due o tre, poi nei Grigioni se ne ritrova qualcuno. Il tema è quanto mai affascinante e dall’affresco emana un senso di mistero, di enigma sotto certi aspetti. Il tema è quello del «Cristo della domenica», cioè il tema originario sta a significare tutti i dolori, in qualche modo, che vengono apportati al Cristo dall’infrazione del divieto del lavoro domenicale”.
L’emozione del poeta è “poetica” – Zanzotto si sarebbe meravigliato di aver posto il fatto religioso (l’interdetto, la figura del Cristo) a nucleo del suo “essere”: nostalgico, emotivo, epidermico. Ma il riposo è un messaggio e una sociologia. Più caratterizzato oggi che si ripudia, al confronto cioè con l’odierna sua cancellazione. Progressiva  e giusta (lo shopping del lavoratore, la fitness, la wellness, l’aggiornamento, il social network): economica, sociale, sanitaria. Ma è dove, anche, il “messaggio” laico – la razionalità a basso voltaggio, la modernizzazione presunta, l’opinione pubblica falsa, com’è forse della sua natura – si appiattisce. Sul business. Che invece è sempre (per definizione) furbo.

Sopravvivenza – Non si parla d’altro, nelle aree e fra i popoli più ricchi della terra, e più studiosi. Per una prospettiva che comunque sarà, non potrà essere di meno, di milioni di anni – quanto è impossibile immaginare della storia. In una col sogno realistico di un’estensione di decenni della vita media, con l’abbandono di Dio e di ogni altro supporto metafisico, e con la fiducia, che si penserebbe ragionata, nella propria capacità d’intraprendere. Per una forma apotropaica, di  scongiuro? Per una voglia di masochismo?

Suicidio – La bella e gentile Karoline von Günderode si pugnalò prima di buttarsi al fiume, subito dopo essersi scritto l’epitaffio, a venticinque anni, per un torto d’amore subito, lei che non credeva all’amore. Lo scrittore argentino Francisco Lopez Merino si uccise davanti allo specchio, nella cantina del Jockey Club a La Plata. Si suicidavano i soldati giapponesi nell’ultima guerra piuttosto che arrendersi – meglio un giapponese morto che uno vivo?
La fantasia non difetta. Arria, matrona romana, esitando il marito Cecina Peto, s’affondò il pugnale nel petto, lo estrasse, glielo porse e disse: “Paete, non dolet”. Massinissa invece, il leader libico, mandò a dire alla moglie Sofonisba, quando entrambi caddero prigionieri di Scipione l’Africano: “Evita l’onta del suo trionfo, ucciditi!”. Petrarca commosso ne ha tratto il poema “Africa”. Sofonisba aveva lasciato il marito Siface, re dei Massesili, dopo averlo spinto a fianco di Cartagine, per Massinissa in quanto filoromano. Anche se non tutte le precauzioni riescono: Vercors, esordendo con 21 ricette pratiche di morte violenta, come richiesta d’amore all’amata, si vede ingoiare un veleno e impiccarsi a un albero, lanciandosi poi nel vuoto sopra la Dordogna mentre si spara alla tempia, se non che il salto gli devia il tiro, la pallottola taglia la corda, e il suicidario cade nel fiume, da cui lo trae in salvo un pescatore di trote, dopo che ebbe vomitato nell’impatto il veleno.
Weininger si uccise nella stanza in cui era morto Beethoven. Bisogna dunque disporre, se si ha un ideale, della sua stanza. A meno che il musicista non emanasse fluidi mortali. Si dice pure che il filosofo adolescente sia morto per l’odio di sé ebraico, ma i ricchi ebrei all’epoca, di censo o spirito, diffidavano del semitismo. Il compito è spesso lasciato al caso. Martin Eden si buttò in acqua due volte, la seconda con fatica, le spalle essendosi incastrate nell’oblò. Pericle Yannopulos, lo scrittore greco, si uccise cavalcando nel mare. Enrico, il figlio ribelle di Federico II di Svevia, saltava col cavallo le gole dei fiumi, finché annegò nel Savuto, che le acque ha basse. Si gettavano pure i felici iperborei di Plinio, da una apposita torre, ma dopo un lauto pasto. Uso restaurato da Gordon Childe, che in taxi ha raggiunto un dirupo a sud di Sidney.

Traduzione – È la funzione intellettiva (umana?) fondamentale: ravvisare - con i sensi, la mente, la memoria - confrontare, collegare, riversare. Ogni operazione intellettiva (umana?) è trasversale a due o più realtà, ognuna  definendosi con l’altra.

zeulig@antiit.eu

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