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giovedì 21 novembre 2013

Marino fa male a Renzi

Ha chiuso il carosello di auto sul Colosseo, cosa che un vigile urbano avrebbe potuto fare da solo, e poi più nulla. Cioè, una serie di disastri annunciati. Diffusi, potenziati, da un giornalismo corrivo – ma forse solo per fargli le scarpe. Con Ignazio Marino la sinistra nuovista più che altro si mostra incerta, inerte.
Anche sui temi sui quali sarebbe facile per una qualsiasi sinistra la mobilitazione. Gli immigrati. Gli emarginati. Le periferie, che sono sempre un argomento buono anche se sono piccolo borghesi. Il trasporto pubblico. Le nomine, puntando soprattutto quelle di Veltroni, suo compagno di partito, e non quelle di Alemanno.
Dopo il Colosseo, Marino si è attaccato al Teatro Stabile, dove vuole un attore celebre, chissà a quale fine, e anche amico degli amici. E all’Opera. Che vuole a tutti i costi commissariata, vuole cioè tagliare il personale e l’attività.  Ricattando questo e quello, Bruno Vespa, vicepresidente del Teatro, per non si sa che cosa, un sindacalista Cgil perché in conflitto d’interessi con la moglie violinista… Uno squallore da non credere, se non si leggessero le cronache romane di “Repubblica”, “Messaggero” e “Corriere della sera”. Mentre poteva tranquillamente far decadere il direttore generale che non gli garba, nominato da Alemanno.
Per non dire del “concorsone”, l’assuzione di duemila dipendenti pubblici, quasi perfezionata senza nessuno scandalo, e da lui bloccata e anzi denunciata, senza nessuna prova e anzi nessun indizio – delle buste in cui solo i suoi accoliti vedrebbero in trasparenza. Roba da codice penale, con un’altra Procura della Repubblica. Dice: l’uomo non è cattivo, non ha buoni collaboratori. Non è peggio?
Forse è per questo che a Roma il nuovissimo Renzi non sfonda: uno lo guarda concionare e ci vede Marino. Roba da ramazza. Prima dell’uso.

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