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giovedì 5 marzo 2015

Secondi pensieri - 208

zeulig

Anamorfosi  - Deforma ma non occulta, e anzi allarga la prospettiva.  Come modo di ricerca e come paradigma compiuto.
Una rappresentazione da specchio anamorfico non (necessariamente) deforma la realtà, che è sempre deforme – non geometrica, non logica: è il reale filtrato dalle passioni, che più spesso sono solo un modo d’essere che un atto, più o meno volontario. O la costruzione di un labirinto, per curiosità, per vezzo, per sfida. Di cui non è prigionieri in realtà, ma in cui anzi si vaga a piacere.

Citazione –È l’effetto dell’isolamento. Si parla con la lettura, per non parlarsi da soli.
La riflessione (filosofia) è solitaria. Si dialoga sempre, ma sempre con gli assenti, e più con i morti, con le citazioni. Le corrispondenze tra i filosofi sono sempre piatte, se non per il “lato umano”.

La filosofia è fatta di citazioni. È una ruminazione, il filosofo si può dire un ruminante. Anche quando parla con gli “esempi”. Le manca il petit fait vrai di Stendhal, di cui Barthes dice che “fa sentire il reale” – il Barthes delle “Mitologie” quotidiane: il dettaglio che fa l’emozione.

Critica - La critica non avvince se non da un punto fermo. Se non afferma una cosa: una forza, un partito, un gruppo, un’idea condivisa.

Decadenza – È malarica, contagiosa. Il discorso sul declino della civiltà genera una reazione conservatrice, di rigetto: la decadenza vuole potersi compiangere, o resistere, sia pure all’ultimo sangue.

Il discorso della crisi non è rigenerante - inventivo, euforizzante. È un epicedio, da prefiche. Una forma di eutanasia.

Materia - L’Arnheim di Musil, i bibliotecari deliranti di Borges: la meraviglia è indotta dalla materia più esanime – persone che non sono. La meraviglia non è nella materia ma nella sua rappresentazione. È per questo che la materia non esiste? Non si trova, resta oscura.

Metafisica nordica - “Metafisica nordica” è titolo ne 1938 di Oskar Becker, un filosofo nazista. Ne parla in forma di critica a “Essere e tempo”, l’opera capitale-rivelatrice, dieci anni prima, di Martin Heidegger, come non abbastanza fondatrice di una, appunto, metafisica nordica. Ma Heidegger non obiettò, limitandosi ad aggiungere che i tedeschi sono “un popolo metafisico”. Inafferrabile?
Nella sua celebrazione di Gerhard Gentzen, “Il genio perduto della logica” - il matematico tedesco morto giovane a Praga, di fame, dopo esere stato arrestato dall’Armata Rossa nel 1945 - Eckhart Mentzler-Trott dice Becker di “fisico estremamente delicato, natura quasi timida”. Apprezzato nel dopoguerra, professore in cattedra e poi emerito a Bonn, proprio per avere ammesso di essere stato nazista. Becker era anche polemico, oltre che timido: dopo la notte dei Cristali il 9 novembre del 1938, il pogrom di Stato antiebraico, protestò con la rivista di “Storia della matematica”, con la quale collaborava, perché aveva un redattore ebreo. Si era laureato nel 1922 con Husserl, che poi sarà radiato dall’insegnamento in quanto ebreo, con la tesi “Esistenza matematica”. Era stato poi assistente di Heidegger, uno dei discepoli mandati in cattedra da Husserl. Infine professore a Bonn.  Nella “Metafisica nordica” oppone il “ricercatore nordico” al mondo magico del “negro del Congo”, e “gli uomini produttivi nordici” alla “interpretazione-esistenza del mondo del deserto mediorientale”. Benché apprezzato nel dopoguerra per la dirittura morale, il professor Becker non era molto esplicito. 
Inoltre, benché assistente a lungo di Heidegger, apprezza nello stesso saggio la tecnica, che il suo maestro aveva esecrato: “La tecnologia fondata sulla scienza naturale nrodica ha conquistato il mondo”. Ma anche Heidegger  in quegli anni la apprezzava (“l’aereo che ha portato Hitler all’incontro con Mussolini fa la storia”), tornerà a esecrarla dopo la guerra, in quanto yankee.

Parola - È immaginaria, poiché non si può pensare, e quindi parlare, che per immagini – metafore, analogie. Da Dio al gatto di casa.

Terrore – È modernamente autoindotto, prima che reale. Effetto della comunicazione impositiva, attraverso la massa che fa aggio sul giudizio. E dell’indagine preponderante sul giudizio analitico stesso. Una delle forme della guerra che non c’è – non sappiamo - di Baudrillard.
L’Is che certamente, come già i talebani, ha una sua realtà terroristica, la magnifica però, pochi anni dopo i bruti barbuti afghani, con tecniche molto Madison Avenue, anche se non proprio sofisticate. Opera di consulenti d’immagine e pubblicitari. La mano si vede dai suoi video. Una sfilata di pick-up, tutti della stessa marca e colore. Tutti puliti, come nei film di guerra (di propaganda) inglesi cinquanta-sessant’anni fa. Colori vivaci, rosso arancio dei condannati, nero lucido per i boia, bianco latte per gli inservienti, riconoscibili, e di tonalità studiata per non “sbattere”.nell’immagine. La guerra dell’Is appare mediatica.
È certo peraltro che società di consulenza sono pagate (dagli sceicchi?) per sceneggiare i video – non molto, la tecnica non è granché. Società di consulenza sono pagate (dai servizi americani e inglesi) per recuperare i video dispersi nel web e proporli all’analisi. Cioè ai media. Che non si fanno scrupolo d magnificarli, anche ripetitivamente. Come sempre, il vero nemico è interno.

Traduzione – L’intraducibile è incomprensibile, l’incomprensibile è falso – ambiguo, artefatto, volutamente errato, illusorio.
Non traducibile è il pensiero unico – singolare, innovativo (rivoluzionario, di scoperta: la scoperta si fa nel riconoscimento): è non significante. Perché è ipocrita, essendo affarismo?

zeulig@antiit.eu

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