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giovedì 5 marzo 2015

La scuola dei genitori

Alzarsi presto, fare in fretta (quaderni, merende, calzini, magliette, scarponcini, zaini, colori, penne, cancellini), avere il pupo pronto per l’ora giusta, che sempre tende a scartare, e correre, si è sempre un minuto in ritardo. E invece, sorpresa, ora a scuola il bambino va volentieri, e anche i genitori. Anche d’inverno, quando fa freddo e piove, si ritrovano pigiati sotto la modesta tettoia dell’ingresso, anche prima dell’ora. Ben portanti, curati, sorridenti, distesi, pronti alla conversazione. Più spesso due genitori per ogni bambino invece che uno per tre o quattro, come usava per ridurre l’incomodo. Brillanti, in genere piacevoli. Che i bambini volentieri trascurano, facendosi risucchiare dalla scuola come da un automa.
La conversazione continua poi gaia, per i più al caffè, anche i giorni di pioggia. Non necessariamente sui bambini, anzi non sui bambini. Un po’ sulla scuola, ma si sa che la scuola pone sempre problemi. La scuola è un social forum, si direbbe, dei genitori. Il mondo cambia: sono la generazione dell’aperitivo. Ora anche del brunch. Che non serve per mangiare, cioè sì, anche per mangiare facendo finta di non mangiare, il bamboccione è disappetente, ma soprattutto per la conversazione.

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