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venerdì 10 luglio 2015

Gli intercettatori intercettati

Si intercettano gli intercettatori. Le Autorità custodi della sicurezza, la giustizia e la verità. A fini di ricatto. O di più verità, alla Snowden  o Wikileaks. Oppure di beffa, perché no. Sono le Procure italiane e i servizi di sicurezza, il Ros dei Carabinieri, in America la National Security Agency, e altri soggetti analoghi in una sessantina di altri paesi, i clienti dello Hacking Team, la società milanese vittima dello hackeraggio, del furto dei dati e del sistema di controllo. In particolare del “Galileo”, il programma in grado di introdursi in qualsiasi struttura di comunicazione, anche quando non è connessa a internet, per appropriarsene i dati, telefonate, email, documenti.
È l’effetto società aperta così come ora è concepita: una serie di caselle-fortezze presunte inattaccabili, l’una che controlla l’altra. Una società di segreti, cioè, più raffinati o segreti degli altri. Una società aperta piena di ombre: si vede da tutto ciò che wikileaks e Snowden hanno pubblicato, loro stessi selezionando. Non un’operazione di verità dunque. E domesticamente dalle indagini sempre parziali e mirate delle procure e gli apparati di sicurezza. Né sono da escludersi azioni di concorrenza, da parte di tecnologie più “evolute” del Galileo, che così entrano violentemente sul mercato – o di puro sabotaggio, magari da parte di un socio o dipendente deluso.
È l’effetto anche dell’industria della sicurezza, che non conosce limiti, di tecnologia e investimenti. Quarant’anni fa le Br imposero costosissime operazioni di blindatura, di mezzi di trasporto e accessi, di guardia armata costante, e di protezione personale con le scorte, che non è stato più possibile dismettere. Alla  minaccia delle Br si è aggiunta la mafia. E da qualche tempo il terrorismo islamico.
Le due esigenze di sicurezza non sono uguali e nemmeno simili. La volontà di nuocere è invece eguale, e incontrollabile – chiunque è in grado di nuocere, argomentava Hobbes, è un potere diffuso. L’antidoto sarebbe ridurre le ragioni o le aree di sicurezza. Che invece l’“industria” della sicurezza (servizi, segreti, procure, carabinieri) moltiplica – ha tutto l’interesse a moltiplicare: più sicurezza vuole più sicurezza, un sistema più abile – costoso – del Galileo sarà messo in opera, se non è già sul mercato. Non è un caso che è un’industria impermeabile al più piccolo briciolo di democrazia e controllo.  
La verità del ricatto
Sulle intercettazioni, in particolare, ci sarebbe molto da ridire: artefatte, selettive, tempestive sempre a fini ignoti. Perché riemergono oggi quelle di Renzi che parla col vice-comandante della Finanza Adinolfi? Che erano già note. Cioè: a metà aprile si rese noto che Adinolfi, che comandava la Finanza a Firenze quando Renzi era sindaco, parlava al telefono con Renzi. Mossa maldestra, si disse allora, dei giudici napoletani che avevano disposto le intercettazioni – a Firenze? sei anni prima? È evidente che c’è un mercato delle intercettazioni. Pagato oppure no, solo per fare carriera pregiudicando gli altri, ma comunque c’è.
Lo stesso evidentemente ora per l’aggiuntina, in cui Renzi dà del tu al generale. In effetti fa cattiva impressione che il comandante della Finanza e il presidente del consiglio, per di più separati dall’età, sia diano il tu. È perché non passi inosservato questo particolare che si rispolverano anche le insinuazioni sul conto di Napolitano e del figlio? Sì, e anche per far dire a Renzi che Napolitano odiava Berlusconi – “il numero uno ce l’ha a morte con Berlusconi” - dal quale era stata appena ricandidato al Quirinale. Nessun fine di verità, né di giustizia, ma veleni molti, grazie alle intercettazioni.
Stranamente – ma non tanto, avendo riguardo alla natura sempre deviata di queste strutture d’informazione – le intercettazioni non prevengono il crimine: gli attentati e gli assassinii di mafia – l’apparato del terrore dei pizzo – né le stragi terroristiche, e neppure la formazione dei movimenti terroristici, l’addestramento degli apparati, etc. Le intercettazioni di “Fatima” non fanno testo: chi è Fatima? Sono strumenti non di legge né di verità, ma di segreto. Di selezione dei reati da punire – di costituzione di masse d’informazione nelle quali pescare per fini di parte. Servono a orientare le indagini, quando si vogliono per qualche motivo tentare, o a documentarle opportunamente. Le intercettazioni di per sé non producono altro: quelle in massa o “a strascico”, che un accumulo di dati di cui opportunamente, attraverso parole chiave, fare uso al bisogno.

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