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lunedì 6 luglio 2015

E adesso, povero Renzi

Renzi lancia in resta contro l’Europa di Merkel, di cui fino ad avant’ieri era sodale  senza macchia, fa sorridere. L’uomo è estemporaneo – infatti oltralpe nessuno lo teme. Ma stavolta forse c’è di più. C’è Mattarella, che appare stanco di questo suo patrocinatore vanesio – quando ci sono  problemi la riconoscenza evapora. E ci sono i sondaggi.
Che Renzi abbia capito cosa è effettivamente in gioco in questa crisi europea non persuade nessuno. Lui continua a credere alla buona fede di tutti i comprimari, cosa che nessuno crede, né pretende che si creda. Sembra strano e anzi impossibile, eppure è così. Renzi ha peraltro liquidato chi sapeva cosa succede nel mondo, il Tesoro e il ministero degli Esteri, ha scolorito il governo, tutto di non persone, ha svuotato palazzo Chigi, per prima del consigliere diplomatico, affidandosi a collaboratori-dichiaratori essi stessi per primi a disagio, non sapendo nulla di politica estera, Lotti, Boschi, le belle che ridono ai talk-show. Se anche volesse fare qualcosa in Europa come lo fa, con chi?
Renzi forse ha perso più di Angela Merkel, in un paese che, al contrario della Germania, non è diviso sulla Grecia, ma molto critico e comunque solidarmente partecipe – quello che scrivono i suoi giornali non lo crede nessuno, nemmeno, probabilmente (si fiuta alla lettura),  i giornalisti che scrivono gli inni a Merkel. Renzi dice ora: o si riforma tutto o la Ue finisce qui. Come credergli? Non sa nemmeno obiettare al fatto che Merkel e Hollande decidano per lui in concilio privato e riservato.
I sondaggi lo danno sotto Grillo. Non vuol dire nulla, non si sta votando, ma i sondaggi negativi portano male. E il commediante Grillo al confronto fa figura di statista: si aggira per Atene disteso a suo agio, conosce i dossier, cita i Nobel per l’Economia, esprime perfino buonsenso, e europeismo corretto. Non è difficile, peraltro.

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