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lunedì 27 giugno 2016

Letture - 263

letterautore

Philip K. Dick – È l’autore che più ha ispirato Hollywood, e più di tutto i blockbuster, i film campioni d’incassi e di culto. Film peraltro d’autore, che i registi rimontano, specie “Blade Runner”, il primo, di Ridley Scott. Altri titoli derivati dai suoi racconti sono “Tre Truman Show”, “Matrix”, Total Recall”, “Minority Report”. Uno scrittore che pur avendo vissuto tra San Francisco e Los Angeles, non aveva curiosità per il cinema.

Femminicidio – Nella forma più classica, se non diffusa, era il vuoto attorno all’amata. Sempre  a opera del marito\amante geloso. L’annientamento non dell’amata ma di tutto quello che poteva turbarne i sentimenti. Michel Bussi, il giallista francese, ne fa il romanzone in “Ninfee nere” – qui il vuoto che il marito geloso crea è fisico, chi lo turba è eliminato fisicamente

Libro – Possederlo più che leggerlo è vecchia prassi, oltre che mania di bibliofilo. Walter Benjamin ricorda, “Disfo la mia biblioteca. Discorso sul collezionismo”, Anatole France, che al “borghesuccio” che si meravigliava dei suoi tanti libri e gli chiedeva: “Ma li avete letti tutti, signor France?”,  rispondeva: “Neppure un decimo. O forse lei mangia quotidianamente col suo Sèvres?”

Thomas Mann – Sulla nave olandese che lo porta in America, in esilio dal “fratello Hitler”, nel 1938,ai primi rumori di guerra, riflette sul tempo, racconta la biografa Britta Böhler. Mentre sposta le lancette, mano a mano che la nave va a Occidente. “Ha convenuto che non sono necessarie grandi teorie scientifiche”, sintetizza l’argomento Giorgio Montefoschi, al momento in cui Thomas Mann va a incontrare Einstein, “per scoprire che la durata del tempo è relativa e dipende sopratutto dall’intensità della vita”.
Altra intensità aveva lo scrittore nella guerra contro l’Italia, per esempio, e contro la Francia – contro l’Italia, che aveva frequentato, in special modo. Non si poneva problemi. La latinità, contro cui imprecava, lo aveva irrobustito? La germanicità, da cui temeva di allontanarsi, lo indeboliva: parlare con Einstein del tempo invece che di Hitler…
Aveva bisogno di odiare? Ne aveva bisogno anche in famiglia, con la moglie o i parenti della moglie, se non con i figli, che tutti se ne sono allontanati. Con l’ebraismo della famiglia della moglie – “L’eletto”, “Sangue velsungo”.

Medio Evo – È il passato che non passa? Ignoto, inalterabile. Ma ricorrente, come una riserva di caccia. Ora in forma di fantasy. Nel primo Ottocento con Walter Scott, Manzoni, Hugo, in chiave romantica, ma con pretese storiche. Nel Novecento in chiave esoterica – Graal, Sion, etc.

Proust – È praticante dell’opera aperta. Benché protagonista, se non teorico, dell’opera conchiusa, il Grande Progetto, la Grande Opera. La “Ricerca” si è srotolata con grandi lenzuolate di bozze, di cui non rivedeva mai l’ortografia, la punteggiatura, la corrispondenza all’originale, mentre ne riempiva copiosamente i margini, di aggiunte e divagazioni. Non si rileggeva a stampa, a opera definita, ma sì in bozze. E alla rilettura riscriveva, moltiplicava.

“Un lavoro di Penelope dell’oblio”, dice la sua scrittura e la sua ricerca Walter Benjamin, che in qualità di esperto francesista e coordinatore della traduzione della “Ricerca” in tedesco, ne indagava gli orditi. Un fare e disfare che sembra bizzarro per lo scrittore del ricordo, che si esaltava alla rimembranza. Ma Penelope c’entra come tessitura instancabile: “Se i romani hanno chiamato il testo «tessuto», niente lo è più e niente è più serrato di quello di Marcel Proust”, continua Proust. Per l’esercizio ma anche per la materia stessa del ricordo: “L’unità del testo non è che l’atto puro della rimemorazione stessa”.
Senonché: perché Benjamin ne fa una sorta di “scrittura automatica”? Se la cosa nasce con la sua forma, una sola, da ricordare, riscoprire.  

Romanzo – A cinquant’anni dalla morte è in gran voga. Anzi, tutto è da qualche tempo romanzo: i ricordi d’infanzia, i saggi letterari, quelli filosofici, perfino quelli scientifici, l’arte, la politica naturalmente, l’economia, specie quella finanziaria, avventurosa, banditesca, ma anche il management, abbottonato, e la vita stessa.
Le morti del romanzo sono state molteplici. Dal Futurismo alle Avanguardie europee del dopoguerra, il Gruppo 47 in Germania, la Scuola dello sguardo in Francia, in Italia il tardo Gruppo 63, animati peraltro da scrittori di romanzi, Grass, Eco, Robbe-Grillet etc. Se ne profetava e anzi preconizzava la morte come un esercizio di scrittura. Ci fu anche – c’è tuttora – la voga dei romanzi di romanzi.

Sci-Fi – Sembra finita – dimenticata, trascurata – nel momento in cui trionfa. L’idea che l’immaginazione della realtà  si sovrapponga alla realtà stessa, e la obliteri, sembra proprio avverarsi nel virtuale, che ogni trip rende possibile. Nel mentre che la fantascienza come genere decade. Un caso della realtà che supera l’immaginazione.

TuttiAutori  - È la collana di un service per autoedizioni, una sigla. Ma è il confine verso cui si sposta la scrittura, essendo ora la pubblicazione possibile a costo zero, e senza più bisogno di mediazione: i blog, i forum, i social, l’autoedizione a stampa – anche in copia singola. È lo sviluppo che Walter Benjamin antevedeva quasi un secolo fa, “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproduzione tecnica”. Solo in parte però: per la riproduzione delle opere (riproducibili), e non per la creazione. Questa invece era intravista, nel senso di TuttiAutori, due secoli fa, da Jean Paul – umoristicamente ma con spirito profetico? Il maestro Wuz dell’omonimo racconto, “La vita del maestrino Maria Wuz”, maestro di scuola, non potendo comprare libri tanto è povero, se li scrive da sé sotto i titoli che vede esposti alle fiere.

letterautore@antiit.eu 

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