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sabato 2 luglio 2016

Il paradiso del credente traviò gli arabi

I tre monoteismi sono divisi dall’aldilà.”Il giudaismo segue con serietà il presupposto più intimo della fede: «Ciò che Dio promette, dev’essere a sostegno della vita»”, al di qua. L’islam “ha proceduto in senso opposto. Ha sottratto agli antichi culti arabi ogni forza vitale e ha seppellito il mondo arabo antico e la sua gaiezza attraverso la creazione di un paradiso futuro, nel cui splendore tutto sensibile e colorato  si manifesta ancora, in una certa misura, la vigoria propria dei semiti”. Gesù sta nel mezzo, un ebreo che invoca la vita eterna.
Un testo breve, ma un’acuta disamina del religioso – del perturbante in altra terminologia, non ancora la sua. “L’autentico fenomeno religioso consiste negli effetti che provoca la risposta della divinità” alla creazione (ipostatizzazione) umana del divino: “Come può la divinità, originariamente creata dall’uomo, grazie alla sua influenza, avere assunto l’uomo al proprio servizio?” Presupposto: “Tutte le religioni si fondano su una sorta di rapporto contrattuale, cioè su una mutua relazione, in qualche modo preordinata, fra Dio e l’uomo”. E: “Com’essa, pur sempre creatura dell’uomo, è potuta diventare a sua volta il principio creativo dell’intera sua vita, di ogni suo aspetto, tanto interiore quanto esteriore?” E come “una rappresentazione di Dio, rozza nella forma e nei contenuti, può provocare in un popolo una singolare pienezza di vita religiosa” - questo a proposito dell’islam.
Gesù è speciale in questo: “Di tutti gli incantesimi che Gesù esercita, uno dei più grandi è quello che può esercitare nei confronti degli uomini privi di fede”.. E il segreto, “la forma più elevata di religiosità”, è di dichiararsi figlio di Dio: “È proprio nella relazione padre-figlio, in cui l’insegnamento di Gesù racchiude Dio e mondo in un’unica immagine d’amore, che viene portata alla sua espressione classica per ogni tempo la forma più elevata di religiosità”. Attuando “con ciò, contestualmente… il più compiuto capovolgimento della teoria secondo cui gli sei sono stati originati dagli uomini”.
Fu una invenzione straordinaria. Lou Salomé dice il Cristo solo permeato di cultura ebraica (Bibbia, Torah). Contrariamente alla tradizione laica, che lo vuole in formazione, negli anni del silenzio, a Cafarnao, un centro carovaniero, da dove inizierà la predicazione. E anzi: “Il fatto che Gesù giunse a vedere il suo Dio in modo così incomparabile è strettamente connesso con il carattere specifico del giudaismo, che in questo lo agevolò. La religione ebraica si differenzia  almeno per un aspetto: per la sua autenticità profondamente religiosa, giacché non si è mai mescolata con dispute di natura intellettuale”, teoretiche: “L’intero suo contenuto consiste esclusivamente nelle preoccupazioni del cuore che sorgono tra Dio e l’uomo”. Senza cerebralismi: “L’ebreo non si interroga sul proprio Dio; egli soffre, vive e prova sentimenti. In questo senso Gesù appare come l’espressione più nitida del giudaismo stesso e in nessun modo come «colui che lo ha superato»”. Una tesi non fortunata, presso lo stesso ebraismo, ma certo ben unitaria. E un principio di storia delle fedi..

Lou Andreas-Salomé, Gesù l’ebreo, il melangolo, pp. 47 € 8

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