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venerdì 1 luglio 2016

Limerick osceni contro l’oscenità

Una cinquantina di limerick. Commentati uno per uno con una scheda dei nomi – un indice geografico la completa (con aggiunto un repertorio delle “Osterie”). Quasi un’edizione “critica” dei lazzi, in inglese e in italiano – contemporaneamente, Douglas ci informa nella fertile introduzione, stava raccogliendo le imprecazioni dei vetturini fiorentini.
I limerick sono proposti in originale - sono brutti cioè anche in originale. Ma l’edizione italiana conferma che solo in inglese si possono gustare, malgrado l’impegno del traduttore, Bruno Iezzi. Il genere è intraducibile, Douglas lo sa: “Il culto dei santi”, che rimprovera a mediterranei, “è un riflusso medievale”, dice, “Il culto dei limerick, come adesso mostrerò, è il cemento dell’Impero”. Propositi bellicosi che l’arrendevole italianato non mantiene, ma l’oltraggio resta. Al puritanesimo, la bestia nera che gli offusca l’inglesità – del tempo in cui l’inglesità era ambita, anche da un Douglas, che per metà era scozzese e per metà tedesco.
Meglio delle poesiole, oscene (letterariamente) più che “spinte”, affascina il contesto della pubblicazione. Recuperata nel 1990 da Alesandra Caròla, avventurosa editrice napoletana, è una raccolta del periodo fiorentino di Norman Douglas, lo scrittore viaggiatore “panerotico” poi divenuto caprese. A Firenze Douglas preparò anche una raccolta di 1.800 giochi di strada, che pubblicò, e di “imprecazioni dei fiaccherai” toscani, prevalentemente blasfeme, che non pubblicò – qui ne spiega le tematiche alle pp. 19-22. Giustificandosi col dire che le raccolte erano un hobby senza costo, a differenza del gioco o del vino. Questi limerick, che non piacquero nemmeno ai cuoi amici,, mise assieme in fretta dopo la lettura che D.H.Lawrence gli fece, nel gruppo degli anglo-fiorentini, di “Lady Chatterley” prima versione, un romanzo che non gli piacque, per l’eccessivo ricorso del verbo scopare – “otto volte in una sola pagina”, lamentò. Di un’oscenità falsata dalla pruderie dell’autore. Ma più che altro non amava Lawrence, che vedeva esemplare del puritanesimo che detestava. Gli contrappose allora questa raccolta ancora più sboccata. La pubblicherà, malgrado le critoiche, e de ne glorierà come di “una protesta contro il puritanesimo”.
L’edizione italiana si avvale anche di una nota viperina di Busi, cui non piacciono gli inglesi, i limerick, e le raccolte. Douglas avrebbe concordato, che il genere diceva non mediterraneo, benché licenzioso e antipuritano, perché “gioviale”. E la giovialità si vuole pasciuta, aggiungeva, roba di “universitari, agenti di Borsa, commessi viaggiatori di rinomate ditte”, nonché di “tre  quattro letterati”, non dell’indigenza, mentre “i mediterranei tendono alla sottoalimentazione” - il caffè per mera colazione al mattino lo aveva scandalizzato per tutto il famoso viaggio a piedi in Calabria prima della guerra.
Norman Douglas, Certi limerick

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