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mercoledì 20 luglio 2016

Secondi pensieri (270)

zeulig

Dio – È il Re occulto di cui andare alla ricerca, che l’upupa commissiona a tutti gli uccelli appositamemte convocati, nella “Conferenza degli uccelli”, il poema persiano del dodicesimo secolo, di Fared al-Din Attar. Per sottrarre così il creato alla disperazione. Il cammino più
verosimile.

Risente molto del Dio di Calvino, un despota assurdo: quello del “servo arbitrio” e della predestinazione. Un gaglioffo, che si approfitta degli umili – ma Calvino non era umile, in nessun modo.

Europa – È la varietà, pur in un’area ristretta, di dati e esperienze - di culture. Nella reciproca accettazione, o tolleranza. È – era – in questo la sua “superiorità”, che non è “intrinseca”, argomentava già J.S.Mill un secolo e mezzo fa, “Sulla libertà”: “Che cosa ha reso le nazioni europee un settore dell’umanità che si evolve e non resta statico?” L’“intrinseca superiorità”, qualora esista, può essere ”un effetto e non una causa”. La causa è “la notevole diversità di caratteri e culture. Individui, classi e nazioni hanno tracciato una gran quantità di vie, che portavano tutte a qualcosa di valido: anche se in ogni epoca chi percorreva vie diverse non tollerava gli altri, e avrebbe giudicato ottima cosa costringerli tutti a seguire la sua strada”. La strada del pensiero o sentiero unico dev’essere aperta agli incroci, altrimenti si restringe e finisce.
“Portavano” già nel 1859. L’inverso di ora, in cui le specificità si vogliono affermare in danno di altri. Non come contributo a, in attacco contro – ufficialmente come atto di difesa da.
Mill vedeva un secolo e mezzo fa anche il limite oggi imperante: “A mio giudizio, l’Europa deve a questa pluralità di percorsi tutto il suo sviluppo progressivo e multiforme; ma è una dote che si sta già riducendo in misura considerevole”.

Genio – Si collega alla scoperta, alla scienza. E quindi all’individuo, Galileo, Einstein. Ma quello scientifico matura in un ambiente – in una cultura (in alcune sì, in altre no). Quello estetico ancora di più, è solo radicato: l’artista ne è un’espressione migliore, “eccellente”..  

Inutile – È altrettanto utile dell’utile, anche se per menti più sottili. Simon Leys lo dice pensiero già di Zhuang Zi, “grande pensatore taoista del III secolo a.C.”: “Tutti comprendono l’utilità di ciò che è utile, ma non possono capire l’utilità dell’inutile”.

Mare - È – è stato per millenni – il fascino della scoperta. Di un mondo nuovo e perciò diverso.
Che faceva aggio sulla monotonia, la desertificazione, di giornate, settimane e mesi sopra una superficie uguale, ancorché nella minaccia surrettizia costante e tra i pericoli. Oggi è bagni di mare, con annessi sport, inquinamento, maremoto. La natura ha una sua ragione d’essere, ma non attraente. O sì, ma infida

Il mare, l’elemento liquido, si vuole nuovo, il ritorno all’origine, al liquido amniotico. Ma allora senza interlocuzione, come un destino cieco, inflessibile. Sempre sulle sue,benché invadente, senza empatia. Anche coi navigatori, anche con quelli solitari, quando usavano – Tabarly, Soldini e gli altri non sanno dirne nulla. Se compagno, allora il compagno della solitudine, della misantropia.
È compimento per molti nel senso che dice Conrad, uomo di mare suo malgrado, introducendo il romanzo “Caso”: “Un marinaio prova un profondo sentimento di sicurezza nell’esercizio della sua professione. La vita esigente del mare ha, su quella della terra, questo vantaggio, che i suoi obblighi sono semplici e impossibili da eludere”. Come una prigione senza sbarre, certo non amichevole – nemmeno ostile al fondo: indifferente, amichevole e ostile, fino alla morte..

Rivoluzione – È contro se stessa, il serpente che si morde la coda? È lo snodo della rivoluzione ininterrotta – sempre insoddisfatta, sempre rinnovata o da rinnovare – che la “vera” rivoluzione. . “Quando un figlio di rivoluzionari si ribella, si ribella contro la rivoluzione”, notava G.K. Chesterston.  Non propriamente contro l’idea di rivoluzione, ma contro quella dei padri. Fino alle derive terroristiche, della rivolta fine a se stessa.

Santo – È in rapporto col tempo storico. Fra Angelico è stato fatto santo nel 1982. Tanti altri santi di Woytiła, per esempi i molti resistenti antinazisti, se cristiani, sono legati al tempo. 

Scienza – È amore – sono due forme della curiosità. Lo dice Galileo, l’amore del creato. E Goethe, che amando a Roma – amando le ragazze - dice nelle “Elegie romane”: “Mi erudisco” – non licenziosamente (oppure sì?).

Procede per incertezze, non per certezze. Per il fallibilismo tricuspide di Peirce, del saggio così intitolato del 1897: “Ci sono tre cose che non possiamo mai sperare di raggiungere con il ragionamento, ovvero la certezza assoluta, l’esattezza assoluta, l’universalità assoluta”.
La cosa Peirce ammetteva che fosse “negata da chi ne teme le conseguenze, nella scienza, nella religione e nella moralità”.  Ma senza effetti per la scienza: “Il conservatorismo – nel senso del terrore delle conseguenze – è talmente fuori luogo nella scienza, che al contrario è sempre stata spinta in avanti dai radicali e dal radicalismo, nel senso dell’impazienza di portare le cose all’estremo”. Moltiplicando quindi la possibilità di errore – anche se con una riserva, aggiungeva Peirce: le cose portate all’estremo “non da un radicalismo arcisicuro”, quale poteva essere il positivismo al suo tempo imperante, bensì da un radicalismo che tenta esperimenti”.
E il trial and error di Popper, la pedagogia della ricerca, per prove ed errori. E con limiti nobilita il relativismo. Nel senso del “probabilismo” del matematico De Finetti, del saggio omonimo del 1931: “Relativistico è lo spirito informatore, anche inconscio, anche se nascosto, anche se rinnegato”.

Sogno – Ha attivato un numero imponente di studi nel secondo Ottocento, prima di Freud. Tutti inconcludenti. Il censimento di Jacqueline Corray, “Nuits savantes, histoire des rêves”, pur limitato alla francofonia europea, e un lasso di un secolo e mezzo, 1800-1945, elenca centinaia di studi o repertori, articolandosi per cinquecento pagine. A nessun effetto.
È una specialità soprattutto maschile, rileva la storica della mente, di filosofi, medici (fisiologi, psicologi) e dilettanti, che si esercitano a sintetizzare e annotare i loro sogni. A scopo prevalentemente  “scientifico”. La figura consentendo alala studiosa di creare del “saggio sognatore”.
Tra i cultori della materia anche Brillat-Savarin, che non fu cuoco ma magistrato. Molti positivisti. E pre-positivisti: Cabanis, Maine de Duran, Moreau de la Sarthe. Un concorso fu lanciato nel 1851 dall’Accademia delle Scienze, su tutti i fenomeni connessi al sonno: se ne si svilupperanno studi sul sonnambulismo,, naturale o artificiale, sul magnetismo animale, sullo spiritismo, e sui sogni. La “Sonata del diavolo” che a Tartini sarebbe stata ispirata in sogno, ha molte trattazioni.
Ma la trattazione francofona forse è preponderante - il sogno è francese? Lo stesso Freud, secondo Carroy, si è interessato al sogno per le tante letture in materia che aveva fatte a Parigi.

zeulig@antiit.eu 

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