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martedì 19 luglio 2016

Cairo può cambiare molto

La reazione stizzita del “Financial Times” (Cairo un editore di gossip, un venditore di pubblicità per Berlusconi, etc.) dice tutta la stizza del “salotto buono”, di Mediobanca, Bonomi e soci. Feudo milanese della City, la mafia degli affari – il genere “ruba, frantuma, incassa e scappa”, come usano i ladri di lungo corso. Dei padron-predoni del mercato.
Tanto più apprezzabile la sfida di banca Intesa, in questo quadro. Nei giorni dell’ennesima offensiva londinese contro la stessa Intesa e le altre banche italiane (Londra lascia l’Europa e il conto lo pagano le banche italiane… c’è una logica, certo). Le banche milanesi sono rimaste le uniche player italiane nella finanza internazionale, e dunque, se è una rivolta, benvenuta: un grosso potere contrattuale possono così costituirsi, con le mafie si parla con le armi.
Cairo potrebbe fare anche di più: affrancare il “Corriere della sera”, e cioè la stampa nazionale, dalla dipendenza. Da “Bruxelles”, dalla Germania, dall’asse anglo-tedesco. Del finto rigore, dalle agenzie di rating che sono i veri killer, e della speculazione sfrontata, che ha già fiaccato l’Italia (conti pubblici, banche, investimenti) e minaccia altre punizioni. Da vera mafia – la mafia non è mai sazia.
Sui conti, anche se è difficile recuperare il malfatto, non potrà comunque che fare meglio. Quello di vendersi il patrimonio per fare cassa - per “bruciare cassa” - è un’assurdità tale che Cairo fa figura solo dell’innocente di fronte all’imperatore nudo, quando la denuncia.

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