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domenica 31 marzo 2019

La figlioccia di Montaigne impertinente


Nell’elogio della sua fille d’alliance, al cap. XVII del libro secondo dell’ultima edizione dei “Saggi”, Montaigne augura a Marie de Gournay di “innalzarsi” un giorno alla “perfezione di quella santissima amicizia alla quale non abbiamo notizia che il suo sesso abbia potuto finora innalzarsi”. E Marie lo accontenta, rivendicando alle donne, tra le altre parità, anche quella dell’amicizia. Anzi andando oltre, con un saggio sull’“Amicizia impertinente”, dove impertinente è sinonimo di “sciocco”. Identificando tre categorie di amici nocivi: i semplici, i corsari, i difensori sempre e comunque.
Oltre che il trattatello sull’“Uguaglianza”, la raccolta, tratta da “L’ombre de la damoiselle Gournay”, raggrupa altri tre saggi: “La lagnanza delle done”, già tradotto anch’esso, e due inediti in italiano, “De l’impertinente amitié”, appunto, e uno sulle maschere che l’educazione dei cortigiani, o meglio diseducazione, impone, riducendoli a marionette – “Des grimaces mondaines”. Marie se lo poteva permettere: non apprezzata nei salotti, dove anzi era oggetto di derisione, in quanto “vieille fille”, una zitella di sacrestia, aveva il favore dei potenti, il re Enrico IV dapprima, e poi Richelieu.
Montaigne conobbe Marie de Gournay dopo la seconda edizione dei “Saggi”, 1582, i primi due libri della raccolta. La diciottenne Marie gliene scrisse entusiasta, i due s’incontrarono più volte e Montaigne fu, oltre che lusingato, sinceramente interessato dalle doti di carattere e d’intelligenza della giovane. La dichiarò subito sua figlia spirituale, e ne farà poi l’elogio nei “Saggi”, al capitolo che intitolava “Della presunzione”: “Mi sono compiaciuto di dichiarare in molte occasioni le speranze che ripongo in Marie de Gournay Le Jars, mia figlia spirituale: e certo da me amata molto più che d’affetto paterno e inclusa nel mio ritiro e nella mia solitudine come una delle parti migliori del mio stesso essere. Non considero più che lei al mondo. Se dall’adolescenza si può trarre presagio, quest’anima sarà un giorno capace delle cose più belle e tra le altre della perfezione di quella santissima amicizia”, etc.
Marie resterà nella scrittura un po’ legnosa, volendo imitare i “Saggi”, che pure aveva concorso a rendere più spediti. Li cita spesso e ne imita il discorsivo, ma chiedendo molto al lettore, per poco o niente, a parte la sua figura. Fu per questo poco considerata, dopo il fulmineo debutto ai diciott’anni con Montaigne.  Oltre che per il nubilato, e per la fervente devozione. Ma non se ne dette cura: insistette a voler vivere solo dei suoi scritti, a criticare i nobili, per avere perso ogni funzione d’essere eccetto che la cortigianeria, a farsi pedagoga di questo e di quello, a rivendicare di fatto, oltre che con gli scritti, l’eguaglianza di genere. Operava peraltro in un secolo che vedrà ampia la la partecipazione femminile al mondo delle lettere. Precedute da altre donne che vivevano di scrittura,  Louise Labé, Christine de Pisan. Delle quali di fatto portava a effetto la polemica contro “la donna al fuso” – la donna alla cucina.
Ma l’assunto generale non è nuovo. Il tema dell’uguaglianza dei sessi, l’apprezzamento della donna, ha una lunga tradizione: Seneca, sant’Agostino, Boccaccio, Poliziano, Castiglione, Erasmo, Cornelio Agrippa, Tasso - e naturalmente Dante, seppure non in trattati o componimenti appositamente rivendicativi, Petrarca, anche. La figlioccia di Montaigne si distingue perché lo sa: non rivendica, puntualizza. Con qualche pointe riuscita – non voluta – alla Montaigne, come quella che segue.  
La donna francese era avvantaggiata, anche se non  era ammessa all’istruzione superiore. Marie lo sapeva, e lo aveva pure scritto nel trattatello “De l’éducation des enfants de France” - qui non incluso ma di cui si danno in nota ampi squarci - a proposito di Caterina e Anna dei Medici, sposate ai re di Francia, che trovava “eccezionalmente” dotate di spirito, rispetto alla media delle italiane: “Le donne francesi, e anche quelle inglesi per questo, hanno uno speciale vantaggio su quelle delle altre nazioni in spirito e galanteria, sì, anche su quelle d’Italia, dove nasce in generale il popolo più sottile d’Europa”. Il popolo sì, in Italia è perspicace e sagace, le donne no: “Le prime sono raccordate, affinate e affilate almeno dalla conversazione, le altre no: recluse come sono in prigione, o al miglior mercato, poco mescolate al mondo”.  
Marie de Gournay, Égalité des hommes et des femmes et autres texts, Folio, pp. 105 € 3,50

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