Cerca nel blog

domenica 13 giugno 2021

Il misogino Strindberg si fa compagnia da solo

Meglio solo che male accompagnato, si dice. È volgare. Strindberg non lo dice e certamente non lo pensa, ma lo fa, si avventura solo in città. Solo, senza cioè l’eterna diatriba coniugale per cui è famoso, o dell’amore impossibile tra le mura, solus ad solam (chissà che Strindberg non abbia letto D’Annunzio, era l’astro montante delle lettere europee negli anni della sua maturità e di questa narrazione – o Strindberg, come Ibsen, e fino a Hamsun, come gli scandinavi in genere, si vogliono isolati, autoctoni). Se la misoginia non è una posa, una trovata per épater le bourgeois.
Non è il primo caso, poiché si comincia con sant’Agostino, ma non è scontato, di autobiografia come invenzione - è ben un genere letterario. Questo è speciale per il solito tema di Strindberg: le derive della convivenza, per cui si finisce martiri, tollerando il brutto, oppure ipocriti, tollerando le violenze piccole e grandi e le ingiustizie, per quieto vivere o remissività, avviliti per amore di pace e sensi di colpa – oggi si ditrebbe, da uomini, con un certo compiacimento, il trend essendo della donna che lamenta l’uomo. Paranoici infine, dopo tanti errori non contestati, avendo rinunciato a se stessi.
A Strindberg è stata addebitata la paranoia figlia della misantropia. Che però questo libretto smentisce, giocando la misantropia sul suo terreno – del resto sono le donne, seppure è vero che l’hanno distrutto in casa, a creargli un monumento in teatro. Strindberg si situa solo, e si fa la sua città: la storia, i giardini, le case, le prospettive, gli amici che non ha, quelli che ha. Che di più creativo? Immagini tutte vivaci, con un monumento a Stoccolma tra i tanti (e a Balzac, a Goethe, al libro di devozioni cattolico, all’infanzia e all’amore per l’infanzia, e viceversa al piccolo mondo degli anziani) in questo deserto di solitudine, che l’autore spesso sottolinea.  
Di un  maledettismo, bisogna pure dire, ben governato, misoginia compresa – genere sottile, di cui Bergman sarà figlio  “legale”. La disperazione? Ha ‘dda venì, per ora scriviamo. Però è divertente – Strindberg può esserlo.
Una nuova traduzione, di Franco Perrelli, avrebbe rinfrescato quella vecchia di Andrea Petricca.
August  Strindberg, Solo, Carbonio, pp. 120 € 13,50 

Nessun commento: