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venerdì 18 giugno 2021

Cronache dell’altro mondo – elettorali (122)

Bisogna avere o non avere un documento che attesti l’identità del votante? Si discute su questo a Washington dopo l’eccesso di votanti alle ultime presidenziali. Non la tessera elettorale, quella è inconcepibile – la Costituzione non prevede un obbligo di voto, il voto è una libera scelta. Un documento che attesti che X ha votato, che quindi non potrà votare o aver votato altrove: una carta d’identità o documento equiparabile.
Dal 1965 vige il principio “una persona un voto”, ma il diritto di voto non è automatico, bisogna essersi iscritti alle liste elettorali, e un controllo non è possibile, tramite la circoscrizione elettorale e il documento d’identità. L’ultima proposta Democratica - rigettata, per ora, dai Repubblicani - propone come documento le fatture dell’elettricità o del gas.
La revisione della legge elettorale è impantanata al Congresso su questo nodo. La carta d’identità, anch’essa non prevista dalla Costituzione, è risentita come un’invadenza di polizia, e comunque non sarebbe prerogativa federale ma dei singoli Stati. Che uno per uno dovrebbero approntare apposita legislazione.
Il voto come libera scelta implica che ci si iscriva nei ruoli dei votanti se si vuole partecipare al voto. L’iscrizione non è automatica: c’è il diritto di voto universale, ma temperato, da istruzione, fedina penale, residenza. E anche, indirettamente, dal ridisegno frequente delle circoscrizioni elettorali (“gerrymandering”), quando i collegi sono uninominali – più spesso sono statali.
L’iscrizione è però libera: la residenza non è più requisito per il diritto di voto. La Corte Costituzionale ha stabilito nel 1972 che bastano trenta giorni di residenza prima del voto, ed esclusivamente per motivi logistici. Un obbligo più lungo di residenza viola il 14mo Emendamento, alla voce equal protection clause – chiunque si trovi dentro uno Stato ha diritto alle leggi di quello Stato. In teoria ci si può spostare da uno Stato all’altro per influenzare il voto – in pratica sarebbe stato fatto in Georgia alle ultime presidenziali, e in Pennsylvania.
Ogni stato stabilisce le regole, per il voto e per l’eleggibilità. Specifici emendamenti costituzionali stabiliscono che il diritto di voto non può essere condizionato da razza, colore, sesso o età (dai 18 anni in su). Ma l’alfabetizzazione può essere dirimente: sul diritto di voto i controlli ortografici delle iscrizioni sono decisivi.

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