Cerca nel blog

martedì 21 giugno 2022

Il mondo com'è (449)

astolfo


Wiliam Jennings Bryan – È stato il socialista più eminente in America, pacifista, ammazzabanche, tre volte candidato presidenziale, re dell’opinione pubblica se non del voto presidenziale.
Nel 1925 il maestro Scopes fu condannato a Dayton, nel Tennessee, per avere insegnato a scuola l’evoluzionismo. Il nemico del maestro Scopes (che comunque vinse in appello) era William Jennings Bryan, uno dei pochi americani socialisti e pacifisti. Era contro l’evoluzione perché era contro l’imperante darwinismo sociale, allora e oggi imperante in America, quello dei ricchi e poveri per destino, dei signori della guerra, e della sopravvivenza del più capace, impiantato da Spencer sulla selezione naturale, il fatto che “la giustizia appartiene ai forti”.
Leggendo nel 1905 “L’origine dell’uomo” Bryan notò che Darwin può “indebolire la causa della democrazia e rafforzare l’orgoglio di classe e il potere dei ricchi”. La ragione lo stesso Darwin la spiega, che si disse “cappellano del diavolo”, volendo catalogare i misfatti della natura, cappellano di tutti quelli per cui Dio non esiste perché c’è il diavolo, c’è il male.
Great Commoner, William Jennings Bryan era l’Uomo della Strada, per il quale la filosofia politica è semplice: combattere i privilegi. Nativo di Salem nel Massachusetts, il posto delle streghe, fu giovanissimo il primo o secondo deputato democratico di Chicago. Sarà il candidato democratico, populista e progressista alle presidenziali di fine Ottocento, 1896 e 1900 - sconfitto da William McKinley, il presidente più sconosciuto degli Stati Uniti. E sarà sconfitto ancora alle presidenziali del 1908 - ma il vincitore William H. Taft realizzò le riforme da lui proposte. Alle elezioni successive, nel 1912, candidò con successo Woodrow Wilson, che lo nominò segretario di Stato. In questo ruolo Bryan portò Wilson ad adottare le riforme per la Libertà Nuova. Benché perdente, insomma, realizzò il suo programma. Ai lavoratori propose, in un “patto dei produttori”, la giustizia economica, la tassazione progressiva, il controllo della circolazione monetaria, il controllo dei monopoli.
Solo perdette la battaglia per l’argento libero, Free Silver, sconfitto dal Nord-Est industriale, il suo mondo, e dalle banche, che imposero l’oro e il gold standard per limitare il circolante e tenere stabili i prezzi e il valore della moneta. Fu la seconda conquista o occupazione del Sud in pochi anni. Contro l’oro era l’America rurale, a Ovest e al Sud, favorevole alla lievitazione dei prezzi per alleviare i debiti, che non poteva onorare per i crolli ripetuti dei prezzi agricoli e minerari nelle crisi del 1873 e del 1893.
Un Greenback Party, per la libera stampa dei dollari, si costituì dopo il Panico del ‘73. Il Panico del ‘93 rilanciò il Free Silver e Bryan, per un rigore monetario allentato e il parziale ritorno della monetazione all’argento. La ripresa economica e maggiori forniture d’oro alleviarono i debiti e indebolirono il Free Silver. Dopo la Depressione - Bryan non c’era più – F.D.Roosevelt tornerà all’argento, facendone acquistare al Tesoro ingenti quantità, ma l’uso nel conio fu minimo, e i depositi sono stati venduti nel 1970.
Bryan proponeva il suo progetto socialista in un quadro liberale, contro l’“invadenza” di tutto ciò che era “federale”, il governo di Washington e perfino la Corte Suprema. Analogamente in politica estera: Bryan perdette le elezioni nel 1900 facendo campagna contro l’imperialismo, anche se era stato due anni prima volontario contro la Spagna, col grado di colonnello. E da segretario di Stato lavorerà per il controllo sui Caraibi, dando materia al futuro capolavoro di Dos Passos, “U.S.A”, o l’imperialismo delle banane. Nel quadro di un piano di difesa del Canale di Panama e dell’America Latina dall’eimperialismo europeo. Col Trattato Bryan-Chamorro del 1914 riservò agli Usa il diritto a intervenire anche in Nicaragua, come già a Panama, a protezione del futuro secondo canale. Delineò l’Osa, l’Organizzazione degli stati americani che nascerà nel 1948, portando una trentina di paesi a firmare trattati per il negoziato obbligatorio preventivo in caso di crisi, invece della guerra immediata, come usava. Ma lasciò il governo alla dichiarazione di guerra contro la Germania per l’affondamento del “Lusitania”: era neutralista.
Dopo la Grande Guerra Bryan si trasferì in Florida, che godeva del primo boom, e vi s’arricchì con gli immobili, nel tempo libero scrivendo di religione. Guidò il proibizionismo e fece votare il Diciottesimo emendamento, ma difese le suffragette nella campagna per il Diciannovesimo. Contestò con successo la Lega delle Nazioni del suo protetto Wilson, e la dichiarazione di guerra avrebbe voluto soggetta a referendum. Morì il 26 luglio 1925 a Dayton, Tennessee, dov’era stato testimone influente per l’accusa al processo Scopes - morì cinque giorni dopo la condanna del maestro. Avendo legato il suo nome alla campagna per l’interpretazione letterale delle Scritture: la guerra egli imputava all’empietà dell’evoluzionismo.

Celti – In polacco l’Italia è Włochy – italiano włoch, italiana włoszka. E nessuna delle etimologie suggerite, piuttosto di fantasia, regge: da un ipotetico Jan Włoch fondatore di un villaggio italico ai parrucchieri che la regina Bona Sforza portò con sé in Polonia, chiamati spregiativamente włosi, capelli o capelluti. Più verosimile è la derivazione dai Volsci, il popolo italico in Terra di Lavoro, con propaggini molisane. Della cui fine non molto si sa: i Romani per domarli non li avrebbero trapiantati, come fecero con i Sanniti nelle Apuane, e gli Apuani nel Sannio, ma li avrebbero respinti a nord, disgregati e nomadi o vagabondi, in terra gallo-celtica.
Volsci del resto verrebbe da una radice in sanscrito che significa “straniero”. Che comunque denomina popolazioni di origine e tradizione celtica – dei galli che diventano gallesi, e welsch. O viceversa: è Volsci un altro nome per celti, come si ritroverà anche in Valacchia, nel greco Vlachos, gli antichi rom, e nel tedesco walh- e nello slavo vlah o val- (vol-).
Curiosamente, Voltaire in vecchiaia, quando ormai disperava dei francesi, prese a chiamarli, invece che galli, welches, che il francese pronunzia welsh.  
 
Carlo Andrea Pozzo di Borgo – Fu il corso grande nemico del corso Nepoleone. Nato italiano nella Corsica ancora genovese, nel 1764, fu il più costante avversario della rivoluzione francese, fin dall’inizio, e dei Buonaparte, sia in Corsica sia in Francia dopo l’ascesa di Napoleone, e a Londra, a Vienna e a San Pietroburgo. E la persona che lo stesso Napoleone risentiva come il suo più pericoloso nemico.
Fece i primi studi al convento di Vico, presso Ajaccio, dei missionari oblati di Maria Immacolata. Poi a Pisa, dove fu compagno di studi di Giuseppe Buonaparte, il fratello maggiore di Napoleone che sarà re di Napoli e re di Spagna, e si laureò in diritto con un professor Tosi. All’epoca i Buonaparte, imparentati alla lontana con i Pozzo di Borgo, cugini di quinto grado, condividevano con questi il sostegno a Pasquale Paoli, all’indipendentismo. Inizialmente: dopo il fallimento e l’esilio di Paoli, il capo famiglia dei Buonaparte, Carlo Maria, si schierò con Parigi, i Pozzo di Borgo no. Con la rivoluzione a Parigi, i Pozzo di Borgo riesaminarono la questione. Carlo Andrea nel 1791, fu delegato all’Assemblea rivoluzionaria a Parigi. Dove sedette nei banchi dei moderati, votando contro le leggi eversive del clero. Ma presto provvide a tornare in Corsica, già nell’agosto del 1792, dopo l’arresto e l’esecuzione di Luigi XVI, la proclamazione della Repubblica, e la prima Comune di Parigi.
Tornato in Corsica, divenne il braccio destro dell’indipendentista Paoli, rientrato dall’esilio. E fu da questi nominato nel luglio 1792 capo del governo – Paoli si voleva capo delle forze armate, Luogotenente Generale, con Napoleone tenente colonnello, a capo di reggimento di volontari corsi. Quando la Repubblica francese attaccò la Sardegna dei Savoia, Paoli organizzò due spedizioni di appoggio, una a Cagliari e una alla Maddalena. Entrambe sfortunate. Della seconda faceva parte anche Napoleone, al comando dell’artiglieria, che dopo l’insuccesso denunciò Paoli a Parigi.
Paoli passò allora con gli inglesi, protetto dalla flotta inglese, adottò la lingua italiana e una costituzione, e proclamò l’indipendenza: un regno di Corsica, che durò dal giugno 1784 all’ottobre 1796, re Giorgio III d’Inghilterra, I di Corsica, presidente del Consiglio di Stato Pozzo di Borgo. Dopo la denuncia di Paoli, la casa dei Buonaparte a Ajaccio era stata saccheggiata, e Napoleone con tutta la famiglia si trasferì dapprima a Bastia e poi a Tolone, dove già era in attività Luciano. Pozzo di Borgo faceva votare dal Parlamento la confisca dei beni dei Buonaparte.
Il regno indipendente ebbe vita breve. Gli inglesi non si fidavano di Paoli, che confinarono, dapprima a Monticello poi in Inghilterra. Nel giugno 1976 Napoleone da Livorno, dove aveva concentrato i fuoriusciti, organizzò lo sbarco nell’isola, senza trovarvi resistenza. Pozzo di Borgo si rifugiò a Roma, e poi a Londra, sotto la protezione del conte Gilbert Eliott, che era stato il governatore inglese dell’isola per conto di Giorgio III. Da Londra passò a Vienna, sempre al seguito del conte Elliott, divenuto duca di Minto, in missione presso l’imperatore austriaco. Da Vienna passò nel 1804 al servizio di Alessandro I. Di cui divenne il diplomatico di fiducia, artefice dell’alleanza austro-russa che l’anno dopo, il 2 dicembre 1805, finì nella sconfitta di Austerlitz. Venne quindi incaricato di missione con gli Anglo-Napoletani, e subito dopo, sempre nel 1806, col comando militare prussiano.
L’anno successivo, inviato a Istanbul dopo la dichiarazione di guerra del sultano alla Russia il 7 dicembre 1806, su pressione di un altro corso, Horace Sébastiani, ambasciatore di Francia, fu sorpreso dalla notizia della pace di Tilsit, in conseguenza della sconfitta russa di Friedland, con la quale lo zar aderiva a un accordo con Napoleone in chiave anti-britannica. Non passò un anno e Pozzo di Borgo fu allontanato da Alessandro I: la “guerra” privata tra le due grandi famiglie corse proseguiva.
Anche Vienna gli divenne inospitale: Metternich in persona comunicò a Pozzo di Borgo una richiesta di estradizione ricevuta da parte di Napoleone, che lo metteva in imbarazzo. Pozzo di Borgo riparò allora a Londra. Riemergerà nel 1812, richiamato in fretta dallo zar. Al quale assicurò in Svezia l’alleanza di Bernadotte, e per conto del quale rivitalizzò i legami corsi, familiari e di amicizia. Finirà con l’ingresso di Alessandro I a Parigi. Che Napoleone attribuirà a Pozzo di Borgo, nel “Memoriale di Sant’Elena” di Las Cases: fu lui a consigliare allo zar la marcia su Parigi, anche se Napoleone avrebbe potuto attaccarne la retroguardia – “Fu Pozzo di Borgo a decidere il destino della Francia, della civiltà europea, ed i destini dell’intero mondo: aveva guadagnato una grande influenza sul gabinetto russo”. I destini dell’Europa decisi da due corsi.
A Parigi nel 1814 Pozzo di Borgo fu nominato commissario del governo provvisorio. Nei Cento Giorni fu in Belgio, presso Luigi XVIII, rappresentante di Alessandro I. A Waterloo si salvò per caso da una carica dei corazzieri francesi. Alla restaurazione fu collaboratore di promo piano di Luigi XVIII, e poi di Carlo X. Al passaggio della monarchia francese agli Orléans di Luigi Filippo riprese i legami con San Pietroburgo, inducendo lo zar Nicola I a riconoscere la nuova monarchia. Fu poi per alcuni anni ambasciatore russo a Londra. Fino ai 75, nel 1839, quando si ritirò a Parigi. Dove visse fino al 1842, vent’anni dopo la morte del grande nemico Napoleone.        

astolfo@antiit.eu

Nessun commento: