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venerdì 24 giugno 2022

Il dollaro scalzato – o la trappola del dollaro

Se e quanto a lungo il dollaro rimarrà dominante? Con tutto ciò che comporta di benefici per l’economia e la potenza politica americana? “Il sistema monetario internazionale può essere alla soglia di un cambiamento significativo, per una combinazione di forze economiche, geopolitiche e tecnologiche. Ma è una questione aperta se queste forze butteranno il dollaro giù dal suo piedistallo come moneta internazionale dominante”.

Il professor Prasad, maestro di Economia Internazionale alla Cornell, e alla Brookings Institution, americano di origine indiana, non è di logica baconiana, per cui un cosa non è un’altra:  “indianamente “ dice che può essere l’una cosa e l’altra. Ma il problema si pone, oggi come cinquant’anni fa – il dollaro era in fase acuta di crisi. Allora furono inventati i Diritti Speciali di Prelievo, un asset teorico, una nozione di riferimento. Oggi invece non è in gioco una invenzione burocratica, di manager di banche centrali, ma un insieme di forze, economiche e politiche. Che Prasad elenca.

Il dollaro è dominante. Poco meno del 60 per cento delle riserve in valuta delle banche centrali del mondo è in dollari – i “fondi ombrello”. Tutti i contratti commerciali di materie prime sono denominati e pagati in dollari. Il dollaro è in uso per denominare e regolare la maggior parte delle transazioni finanziarie internazionali. Ma il peso dell’economia americana nella produzione mondiale è in calo: era il 30 per cento del pil globale nel 2000, è ora il 25 per cento. E “l’emergere delle monete digitali, sia private che ufficiali, sta scuotendo la finanza interna (americana, n.d.r.) e internazionale”. Ci fanno ricorso anche molti Stati, e almeno quatttro banche centrali le sperimentano: Cina, Hong Kong, Thailandia e Emirati.

La digitalizzazione monetaria è preferita perchè rende le transazioni immediate e annulla i rischi di cambio. Costa anche meno – specie per le rimesse degli emigranti, una parte sempre più cospicua del mondo. E presto renderà possibile il commercio inter-Stati senza ricorrere al dollaro - “Cina e India, per esempio, presto non avranno più bisogno di scambiare le loro monete in dollari per commerciare senza costi eccessivi: potendo scambiare renminbi e rupie direttamente costerà anche meno”. Insomma, “la posizione del dollaro come «moneta veicolo» declinerà”.

Ma. Ma non bisogna sopravvalutare il ricorso delle banche centrali alle valute digitali. Non quello della banca centrale della Cina, che sta sperimentando un renmnbi digitale. Questo, se anche funzionasse, non vuol dire che il resto del mondo, specie in Asia, si acconcerà al renminbi. E poi, non digitalizza anche l’America, privati e banca centrale? E così via. Di ma in ma, si arriva alla conclusione che il dollaro è ancora forte, e che sarà difficile scalzarlo. Non sarebbe neanche nell’interesse del resto del mondo. E questa è la “trappola del dollaro”. Gli investitori stranieri, comprese le banche centrali, posseggono 8 mila miliardi di debito pubblico americano. Il debito finanziario degli Stati Uniti col resto del mondo è di 53 mila miliardi. Se il dollaro perde valore, questo non costa nulla agli Stati Uniti, ma ai detentori del debito sì. Cina inclusa. Gli invesutori americani, al conttario, detengono in investimenti all’estero circa 35 mila miliardi di dollari: un apprezzamento delle valute straniere nei confornti del dollaro significherebbe che i loro investimenti si apprezzano se convertiti in dolari. La conclusione è che “il dollaro potrebbe scivolare, ma continuerà a governare”.

Il giorno dopo la pubblicazione del saggio sul trimestrale del Fondo Monetario Internazionale, la Cina ha riunito a Pechino i Brics, Brasile, Russia, India e Sud Africa, con la proposta concreta, senza veli diplomatici, di scalzare il dollaro dall’egemonia commerciale e finanziaria. E in genere la Cina funziona così, baconiana: dice una cosa e poi la fa – non improvvisa per la propaganda, un enunciato è un programma, studiato e adottato.

Il paniere di valute di riferimento che il presidente cinese Xi ha prospettato ai suoi interlocutori sembra un calco dei Diritti Speciali di Prelievo, un basket delle valute dei Brics. Se funzionasse tra Cina e Russia, come si è cominciato a provare per il petrolio, forse uscirà dalla teoria.

Eswar Prasad,  Enduring Preminence, “Imf Financial and Development Magazine”, free online

 

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