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mercoledì 22 giugno 2022

Clinton, come ho messo la Russia alle corde

Un saggio tempestivissimo, e molto ben scritto, da specialista di cose internazionali, sulla rivista democrat tra le più bellicose. Tralasciando l’essenziale.
Clinton, il presidente di dopo il crollo del Muro, ha spinto la Russia sulla via della libertà, della democrazia e della cooperazione, sugli armamenti e su ogni altro aspetto, l’ha finanziata perfino, facendone il suo primo impegno presidenziale – “ho incontrato Yeltsin 18 volte e Putin cinque, due volte quando era primo ministro di Yeltsin e tre negli oltre dieci mesi in cui le nostre presidenza si sovrapposero”. Ha aperto alla cooperazione due settori importanti: “il terrorismo etnico, religioso, tribale, e la proliferazione di armamenti nucleari, chimici, e biologici”. Ha introdotto Mosca in molte organizzazioni occidentali, anche se da osservatore, quali il G 7 e la stessa Nato. E tra chi sosteneva l’allargamento della Nato fin sotto il Cremlino, immemore della crisi cubana, e chi lo criticava, cita i due maggiori critici, George Kennan, l’ex diplomatico all’origine della politica di containment dell’Urss di Stalin, e un Mike Mandelbaum, “un’autorità sulla Russia” – a favore cita Madeleine Albright, la sua segretaria di Stato, appena deceduta (il saggio è anche un omaggio a Albright), e vari nomi che non dicono nulla, se non per il suono russo. Poi, candido, dice anche: sotto la mia presidenza entrarono nella Nato Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, “contro l’opposizione russa”, sotto i miei successori altri undici paesi dell’ex Patto di Varsavia sovietico, “contro l’opposizione russa”. Ma tralascia l’essenziale della sua presidenza: la dissoluzione della Jugoslavia con la guerra finale alla Serbia, e la “guerra” alla Fortress Europa, l’Unione Europea che andava verso l’adozione dell’euro.
Di questo è difficile parlare, tuttora: è una linea politica americana, o bi-partisan come è d’uso dire, di non consentire un’Europa indipendente, ed è un tema enorme, ben più grave che l’Operazione Speciale di Putin contro l’Ucraina, anche se non fa vittime, non per ora. Ma come dimenticare la dissoluzione della Jugoslavia, armata e finanziata da Clinton, fino alla Guerra alla Serbia. Una guerra aerea, la più micidiale contro i civili, e la meno onorevole militarmente. Con bombe all’uranio impoverito, che hanno continuato a fare vittime anche a distanza di anni – per esempio tra il personale militare italiano di bonifica. Tre mesi di bombardamenti, quotidiani, per lo più da basi italiane, dal 28 febbraio all’11 giugno1999.
Putin certo non è giustificabile, e ha superato i tre mesi di bombardamenti. Ma la Serbia, cui wikipedia concede tremila morti civili, compresi una settantina di bambini, è grande 88 mila kmq, l’Ucraina 600 mila – un po’ di cinismo ci vuole. Clinton distrusse la Serbia per dare l’indipendenza al Kossovo, richiesta da una organizzazione che gli stessi Stati Unti definivano terroristica, l’UÇK, creata da un mafioso, Ibrahim Thaci? Oppure per dare una lezione a Mosca?   
Bill Clinton, I Tried to Put Russia on Another Path
, “The Atlantic”, 7 aprile 2022, free online

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