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mercoledì 30 aprile 2025

Infortuni nel calcio umido - ma non si può dire

Non ci sono solo i commessi e gli impiegati del calcio a sette o a cinque a riempire gli studi ortopedici e le palestre di fisioterapia, per ginocchia, caviglie, piedi dissestati, da qualche anno ci sono calciatori professionisti. Il calcio è una divinità che da qualche tempo vuole ossa rotte. Non c’è un atleta uno che se ne salvi nella stagione, nemmeno i portieri. Perché si gioca troppo, si dice. Douglas Luiz, brasiliano della Juventus, ne sa di più.
“Non sono mai stato un giocatore che si infortuna”, protesta, “ma ci son così tante cose che potrebbero avere causato questo che preferirei non commentare!”. Il suo club detiene probabilmente il record, quest’anno e i precedenti, di infortuni dei calciatori.
Problema di staff tecnico, di carichi sbagliati di lavoro? Ma alla Juventus è successo con tutti gli allenatori e relativi staff tecnici, che si sono succeduti, Conte, Allegri, Pirlo, Sarri, Motta e ora Tudor, che ne perde un paio a settimana. Tutti da quanto il club si è spostato al “nuovo centro sportivo”, alla Continassa.
Il calciatore brasiliano è stato sanzionato dal club e gli si impone di non parlare. E perché? Alla Continassa, zona umida, due ragazzi sono morti vent’anni fa, subito dopo l’inaugurazione, mentre cercavano un pallone nel laghetto che raccoglie(va) le acque canalizzate. Forse basterebbe bonificare l’area a fondo - il Milan lo ha fatto venti anni fa. Ma di questo non si può parlare.

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