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Infortuni nel calcio umido - ma non si può dire
Non ci sono solo i commessi e gli impiegati del calcio a sette o a cinque
a riempire gli studi ortopedici e le palestre di fisioterapia, per ginocchia, caviglie,
piedi dissestati, da qualche anno ci sono calciatori professionisti. Il calcio
è una divinità che da qualche tempo vuole ossa rotte. Non c’è un atleta uno che
se ne salvi nella stagione, nemmeno i portieri. Perché si gioca troppo, si
dice. Douglas Luiz, brasiliano della Juventus, ne sa di più.
“Non sono mai stato un giocatore che si infortuna”, protesta, “ma ci son
così tante cose che potrebbero avere causato questo che preferirei non commentare!”.
Il suo club detiene probabilmente il record, quest’anno e i precedenti, di
infortuni dei calciatori.
Problema di staff tecnico, di carichi sbagliati di lavoro? Ma alla
Juventus è successo con tutti gli allenatori e relativi staff tecnici, che si
sono succeduti, Conte, Allegri, Pirlo, Sarri, Motta e ora Tudor, che ne perde un
paio a settimana. Tutti da quanto il club si è spostato al “nuovo centro sportivo”,
alla Continassa.
Il calciatore brasiliano è stato sanzionato dal club e gli si impone di
non parlare. E perché? Alla Continassa, zona umida, due ragazzi sono morti
vent’anni fa, subito dopo l’inaugurazione, mentre cercavano un pallone nel laghetto
che raccoglie(va) le acque canalizzate. Forse basterebbe bonificare l’area a
fondo - il Milan lo ha fatto venti anni fa. Ma di questo non si può parlare.
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