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L’Italia a piccole tappe, lente e minuziose
Si parte con acrimonia
contro il viaggiare. Ma poi si viaggia con interesse, e anche con ilarità. In Romagna
e Centro Italia un po’, da Peretola a Civitavecchia, Viterbo, Ferento, Baccano.
Anagni, Casamari. E poi giù, per due terzi della raccolta: Capua, la Puglia in
lungo e in alrgo, Padre Pio compreso, Potenza, Metaponto, molta Calabria anche,
nint e Napoli, e poche pagine, svogliate, su Palermo e Caltanissetta. Una raccolta
del 1940, di cronache e corrispondenze dal 1925 al 1931.
Uno dei pochi
scrittori italiani di viaggi che si fa leggere. Qui in giro per “una minuscola
Italia”, non “quella di Alinari”, oleografica, “una piccola Italia così poco
conosciuta dagli stessi italiani anche tra le persone colte”. Bonincontro è un giurista
del Trecento, decapitato a Bologna per cospirazione.
Con molti giochi
di parole, ma significanti, non semplici ghirigori. Baldini padre – di Gabriele
– prediligeva la forma elzeviristica: narrazioni brevi, di umori ricordi,
impressioni, analisi, giudizi. Una forma finita un cinquantennio fa, con la
fine della “terza pagina” nei giornali – con una coda per Sciascia e Camilleri,
scrittori comunque di richiamo. Era nato conte, in Romagna, Antonio Bismarck
Baldini, fu creatore della “Ronda” letteraria, con Cardarelli, Bacchelli,
Barilli, Cecchi, cultore emerito della romanità, intesa quale indolenza,
creatore di “Michelaccio” e di “Rugantino”. Con Cecchi condivise la passione,
se non per i viaggi, che lamenta in apertura, per raccontare i viaggi.
Una raccolta piena
di cose. Una “guerra delle scope”
pre-Trump, fra gli esportatori italiani e i produttori americani – con gli
americani, “gente ristretta”, che preferiscono comprare scope a quattro soldi
che subito fanno cilecca, un po’ come ora, con le merci a un dollaro dalla
Cina. La scoperta di Mattia Preti a Taverna. Vibo Valentia
esemplare di progettazione urbanistica – con ampio excursus sul nonno, o prozio,
di Eugenio Scalfari, il professore Eugenio Leoluca. La Calabria “casa madre dell’Ospitalità
Italiana”. Stendhal e la Calabria - dove come ora si sa però non c’è mai stato.
La Puglia dei miracoli; padre Pio giovane, fortissimamente
muto, il sindacalista monco che dà i numeri del lotto, all’Italia impazzita, e una
lunga disamina del “prete pugliese”, garantito nella libertà, di pensiero e di
costumi, dalla marginalità. I vecchi “dintorni” di Firenze, Querceta,
Peretola.
E qui e lì, senza parere,
senza pesare, pensierini non angusti. “Di una donna che s’ami, s’ama tutto,
piace tutto”. “Le case le tiene su il respiro dell’uomo, altrimenti cadono a
pezzi”. “Solo chi va piano s’accorge di andare lontano”. “Il treno frettoloso
fa i viaggiatori ciechi”.
Con molti incontri.
La “ciociara di razza” - la Ciociaria “il ciociaro pronuncia Ciocerìa”. Al
bivio fra Sutri e Nepi il secondo incontro, quello buono, tra il Barbarossa,
tedesco, e il papa Adriano IV, inglese. C’è pure Ghino di Tacco. E un P.P.P., Pietro Paolo Parzanese, di memoria grata ad Ariano
– la cui poesia però “s’impigliò nelle scuole elementari, non giunse mai al
popolo”. Ariano allora di Puglia: “Ariano di Puglia è un paese di Lucania che
tiene ancora d’Irpinia, vale a dire della Campania” – oggi ribattezzato Ariano
Irpino. Anagni: “Anagni da sola ha dato in un secolo quattro papi alla Chiesa:
Innocenzo III, Gregorio IX, Alessandro IV e Bonifacio VIII” – e di quest’ultimo
trascura lo schiaffo che ad Anagni si beccò.
Un’apologia e
pratica della lentezza, per la varietà. Da qui l’iniziale abominio dell’automobile,
del treno – per la varietà.
Antonio Baldini, L’Italia di Bonincontro, pp.
287, pp.vv.
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