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Sciuscià conquista New York
Come finire da Napoli,
impoverita senza più gli “americani”, orfani di guerra, vivendo di espedienti,
a New York. Passeggeri clandestini ma non proprio. E in America salvare una sorella
che si proclama orgogliosa assassina dell’amante fedifrago violento. Un movimento
nazionale suscitando, femminista e non solo, contro gli uomini violenti. Salvati
dalla fame e dal suicidio da ragazzini neri. Cullati da una inattesa coppia
senza figli, in una grande casa.
Un film sulla grande migrazione,
povera, di massa, italiana. C’è anche chi muore, di stenti e di disperazione,
durante il viaggio, nelle stie del transatlantico. Verso un paese che faceva,
allora, dell’accoglienza la sua cifra. A periodi alterni – la sorella assassina
conquista la giuria quando il suo avvocato legge in aula gli orridi dibattiti
parlamentari sugli immigrati italiani cinquant’anni prima. Ma senza enfasi, e senza la politica.
Una favola “dal vero”,
pare, rimasta nella penna di Pinelli, che l’aveva scritta per Fellini. Raccontata
da Salvatores in due ore di triste-allegra commedia. Un po’ come in “Mediterraneo”:
clima disteso nella tragedia. Con ruoli misurati, soprattutto quelli – tanti – comici.
Qui soprattutto un altro inverosimile Favino, che a questo punto è il mago Brachetti
della recitazione italiana.
Gabriele Salvatores, Napoli New York, Sky
Cinema
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