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martedì 29 aprile 2025

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (591)

Giuseppe Leuzzi
“Un luogo non è mai solo ‘quel’ luogo: quel luogo siamo un po’ anche noi. In qualche modo, senza saperlo, ce lo portavamo dentro e un giorno, per caso, ci siamo arrivati”, Antonio Tabucchi, “Viaggi e altri viaggi”. Ciò spiega perché non si è mai veramente emigrati: il radicamento sta al di fuori di noi.
 
“Le grandi aristocrazie del Meridione d’Italia, e quella siciliana in particolare, in assenza di una corte residente, che fra gli attributi della fons honorum avrebbe avuto anche la titolarità per stabilire precedenze e supremazie, si reputavano generalmente superiori a chicchessia” – Gioacchino Lanza Tomasi, “Lampedusa e la Spagna”. Precedenze e supremazia la sola regola. E quindi l’anarchia, per mancanza di un re.
 
Lanza Tomasi dice questa aristocrazia autoreferente poca cosa: “Ne derivava questa gustosa aneddotica da circolo dei nobili che nell’«osservatore esterno» non mancava di sollevare qualche sorriso”. Un’aristocrazia da circolo, dei nullafacenti. Di cui, ridotta a circolo borghese, piccolo borghese, degli sfaccendati, diventeranno esegeti, bonari, e registi Sciascia e, più ancora, Camilleri.
 
“Il Sud è così ignorante”, scriveva Gramsci dal carcere, “che ha bisogno di essere educato, e questa educazione può essere fatta solo da intellettuali organici”. Cioè da funzionari di partito. Ma anche loro non hanno funzionato granché. Il Sud stanca.
 
“Civitavecchia ha un colore e un sapore di così accentuata meridionalità che non si potrebbe spiegare altrimenti che col mare: quel Mediterraneo orlato di palmizi che già a Marsiglia ti fa dire: «ecco Napoli»! Quegli storini colorati alle finestre…. E il caffè della Mammanona, dove senti Zena, e senti Napule, e Catànea senti!”
Nel tanto “colore” di cui si sovraccarica il Sud, questo di Antonio Baldini (“L’Italia di Bonincontro”, 67) ha qualche originalità: il Sud è mare, anche se non lo sa.
 
La donna lombarda è piemontese e fiorentina
La donna lombarda della canzone è ancora quella di Costantino Nigra, altre ricerche non sono state fatte. Basandosi su Paolo Diacono e Gregorio di Tours, Nigra ne fa una canzone del V secolo, per la regina longobarda Rosmunda, che avvelenò il marito, istigata da Longino, il prefetto bizantino, il nemico –  suo amante? Caterina Bueno non era d’accordo, ma non ha stimolato altri studi. Nigra è piemontese, Caterina fiorentina.
Manzoni ha una “donna lombarda”, nel romanzo. Nell’episodio della madre di Cecilia, la bambina morta di peste, al cap. XXXIV. Alla quale attribuisce “quella bellezza, molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo”. Che non sembra, la “donna lombarda” è invece minuta, la pelle opaca, senza riflessi, e svelta – celtica, di palude.
Se è la Rosmunda di Nigra, quella di Paolo Diacono, sarebbe anche temibile – il che non sembra. Nella Historia Longobardorum di Diacono Rosmunda, figlia del re dei Gepidi (l’antica Pannonia), sottomessa come sposa dal re dei Longobardi Alboino, in quanto trofeo di guerra, organizzò la congiura che nel 572 uccise Alboino, e provò a fare re l’amante Elmichi. Il piano non riuscì e i due si salvarono a Ravenna, sotto la protezione bizantina – accordata anche in virtù del tesoro longobardo, della parte del tesoro che i fuggiaschi erano riusciti a trafugare.
Ma neanche a Ravenna Rosmunda smise le pratiche di femme fatale. Sposò regolarmente Elmichi. E poi tentò di avvelenarlo. Elmichi se ne accorse e costrinse lei a bere, minacciandola con la spada,  la coppa avvelenata.
 
Le essenze, un miraggio
Antonio Bismarck Baldini, conte romagnolo di Roma, letterato col gusto dell’elzeviro, sul quale innesterà molti “buon’incontri”, con persone, memorie e cose, creatore della “Ronda” letteraria, con Cardarelli, Bacchelli, Barilli, Cecchi, padre di Gabriele, cultore emerito della romanità, intesa quale indolenza, creatore di Michelaccio e Rugantino, amava anche viaggiare e scriverne. La raccolta “Italia di Bonincontro” chiudeva nel 1940 con un testo del 1925, in giro per la Calabria. Culminato a Reggio con la visita alla R. Stazione Sperimentale delle Essenze e dei Derivati dagli Agrumi, istituita nel 1920, col concorso dello Stato, dalla Camera di Commercio di Reggio e dalla Camera Agrumaria di Messina. Ed è, un secolo fa, qualcosa di nemmeno immaginabile nella Reggio di oggi: un paradiso, una promessa di paradiso, produttivo e commerciale, una miniera, verde – la “transizione”, il grande “mercato” di oggi, già ampiamente fatta.
Nei laboratori Baldini padre si aggira estasiato “in piena canzone di Mignon: con le essenze nobilissime del gelsomino, del mughetto, della rosa, della violetta, della giunchiglia, dell’iris, della tuberosa, del giacinto”. Con i fiori degli agrumi, arancio dolce, mandarino, cedro, “l’essenza dell’agnocasto”, e il bergamotto. Essenze trattate con i sistemi chimici più aggiornati, per “distillazione e strizzamento” o con “solventi volatili a freddo”. A scopi commerciali, per un mercato internazionale. Con tutte le specie di erbe aromatiche comuni: l’essenza di finocchio, l’erba janca o artemisia, “l’assenzio degli antichi farmacisti locali”, la menta, l’origano, la nepitella, la salvia, la lavanda, il timo sepillo, il rosmarino, l’eucalipto. E il neroli e il petit-grain che si estraggono “dai fiori freschi e dai frutti immaturi del melangolo, soavissimi fra tutti”.
“Lo scopo della R. Stazione Sperimentale è non solo quello di contribuire, mediante analisi, prove, esperimenti, pubblicazioni, consigli allo studio di tutti i problemi riguardanti la produzione delle essenze e dei derivati dagli agrumi, di denunciare i prodotti sofisticati, e illuminare i consumatori…. Anche di sfruttare largamente la flora spontanea atta a fornire materia per l’industria dei profumi, dei liquori, dei medicinali, e di promuovere e indirizzare sul luogo nuove coltivazioni di piante da fiori, da fronda, da legno, da frutta, per qualunque varietà utilizzabile, a maggior incremento della ricchezza locale, regionale e nazionale”. Con laboratori di analisi, e campi di sperimentazione, uno sopra Reggio e uno a Santo Stefano d’Aspromonte. Oggi l’istituto si occupa, poco, del solo bergamotto.
Molte sostanze chimiche hanno sostituito le essenze base. Ma non si è nemmeno tentato di trovare e dare nuove applicazioni e usi alle essenze naturali. Semplicemente, finita la rendita di posizione, tutto è stato abbandonato.    
 
Cronache della differenza: 
Milano

“Questa nuova Milano non la riconosco più”, dice Calbi, che a Parigi dirige l’Istituto italiano, a Montefiori, sul “Corriere della sera”: “Mi sembra un luna park del lusso e dell’architettura sciapa”.
Grand commis della cultura, direttore di teatri a Milano, Roma (Eliseo, Argentina), Siracusa (Inda), Calbi fa anche il confronto: “Milano è una città usata, Roma è vissuta”. E intende: “I romani sanno tutto di ogni via, di ogni chiesa”. Milano come città di profughi, temporanei, anche se permanenti?
 
È una città ricca, si sa, ma forse superricca. Ha 115 mila milionari, oltre uno su dieci abitanti, e 7 miliardari. La città europea che ne ha di più, dopo Parigi e Londra – che però hanno superficie e popolazione cinque-sei volte quelle di Milano. Produce pro capite quasi il doppio della media italiana, 63 mila euro nel 2023 la provincia o città metropolitana, 66 mila la sola città, contro la media nazionale di 39 mila euro. Cui bono?
 
Nel particolare stato di diritto che è Milano, della sopraffazione, la Lega s’impossessa di mezze banche italiane – e mette in gabbia le altre che le sfuggono, Unicredit e forse Intesa. Con questa filosofia – dixit Giorgetti: “Invidio l’idea virile d’interesse nazionale degli Usa”.
La signorilità di Milano è sempre del “ce l’ho più duro”.
 
Non si parla spesso, o altrimenti poco, delle mafie milanesi, p.es. le “curve” dell’Inter e del Milan,  con assassinii, droga, bagarinaggio e parcheggi. Né dello spionaggio Equalize. Se non quando si può imputare il tutto a un calabrese, a un siciliano. Si prenda questa “inchiesta” di Ferrarella, il cronista giudiziario principe del “Corriere della sera”
https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/25_aprile_15/equalize-la-ndrangheta-e-la-maxi-estorsione-fallita-ai-costruttori-arrestato-il-re-del-superbonus-lorenzo-sbraccia-c692a5ed-61cc-4e6a-8c88-d21cc0fd4xlk.shtml
Non si capisce nulla come al solito, ma il titolo è chiaro: Equalize, “curve”, superbonus-truffa? Tutto ‘ndrangheta.
 
“Milano è il luogo del potere, e manca un po’ di libertà”. Sandro Ferri, l’editore di e\o, spiega così la scelta cinquant’anni fa di avviare la casa editrice a Roma.
 
Incassa senza farsi problemi l’entrata nella top ten delle città più stressanti al mondo – dietro Zurigo, ma pur sempre all’ottavo posto. Per il sovraffollamento (troppi “turisti”, per fiere e affari) e l’insicurezza (è già tanto, ma non si dice, che capeggia la classifica italiana delle città “insicure e pericolose”). E per l’inquinamento acustico, e il traffico – compresa la difficoltà di parcheggio. 
 
Ma non si nasconde, troppe le magagne: le trame, anche omicide, attorno a Inter e Milano, e ora i “compagni di merende” all’ombra del “Salva Milano”, la legge speciale – l’idea stessa di una legge speciale.
Non può non riconoscere i mali passi, per esempio il sindaco Sala, ma si autoassolve. Ammirevole – è una ricetta talmente semplice: non scusarsi, non maciullarsi.
 
La napoletana Matilde Serao pubblicò il romanzo “La conquista di Roma”, una sorta di prima pietra dell’abc della capitale città dell’indifferenza, a Firenze, già nel 1885, con la casa editrice Barbèra. Il “Corriere della sera” ne fece il feuilleton dell’estate, a puntate. C’era già la capitale morale.
 
A un certo punto, nota Ulderico Nisticò nella “Controstoria delle Calabrie”, “Guardia, che si chiamava da sempre dei Lombardi, preferì, con maggiore esattezza, Piemontese”.
Guardia Lombardi è rimasto in Irpinia, sotto il monte Cerreto. Molti Lombardi ricorrono nei cognomi e anche nei toponimi, un tempo si emigrava da Nord a Sud, i lombardi erano apprezzati scalpellini e muratori.
 
Sei mesi di traccheggiamenti e zàcchete, appena Milano ha potuto arrestare un calabrese, naturalmente ‘ndrangheststa, l’inchiesta finalmente si muove, quella sullo spionaggio elettronico. Nei sette mesi non si è trovato il tempo nemmeno d’interrogare il fondatore, padrone e animatore dell’azienda di spionaggio, gisto incolpare i suoi affidatari, un ex commissario di polizia, poi felicemente morto, e un tecnico informatico.
 
Gli inquirenti di Equalize erano disperati? Dovevano arrestare il padrone della ditta? Ma ecco emergere nelle intercettazioni Annunziatino Romeo, un “pentito di ‘ndrangheta”, e l’incastro è perfetto, altri sei mesi di farniente. Questo Romeo deve avere sui sessant’anni - è quello che aveva dato la dritta per liberare la signora Sgarella, un sequestro degli anni 1990. E deve vivere isolato, con altra identità. L’ipocrisia fa bene agli affari? Le chiavi del successo devono essere molte, ma l’autoassoluzione ne è il fondamento.
Tutto l’opposto della Calabria, del Sud, specie in questi ultimi trent’anni, del tuttomafia.
 
Non si capisce niente dalle cronache dei delitti della “curva Inter”, che hanno registrato un paio di assassinii, e un grosso giro di denaro. Se non che è una questione di mafia, di ‘ndrangheta. Perché uno degli assassinati è un Bellocco di Rosarno, dove i Bellocco non contano niente. E l’ambrosiano Boiocchi, “legato alle cosche calabresi della «faida delle Preserre»”. Le Preserre? Ma, poi, anche su questo fronte si smette presto. Milano Camilla Cederna la voleva incostante, frou-frou.

leuzzi@antiit.eu

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