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giovedì 20 dicembre 2012

Mussolini come Trockij - e gli ebrei polacchi filorussi

Pubblicato in francese, nel 1931, il “manuale” fu un successo internazionale. Specie dopo che Trockij lo discusse. Fu pubblicato in italiano tardi dopo la guerra, nel 1948 - solo un capitolo, “Trockij e il colpo di Stato”, era uscito nello stesso 1931, in due puntate, sul periodico “Italia letteraria”. Benché conservasse, e conservi tuttora, interesse alla lettura, un cadenza tacitiana – a tratti svetoniana, aneddotica.
Malaparte rifà Clausewitz. Nelle vesti di Giovanni Acuto, “condottiero inglese al servizio della Repubblica Fiorentina: «La guerra si fa per vivere non per morire»”. Ma con forti dosi, esibite, di  “machiavellismo”. Colpi di Stato “esemplari” sono quelli di Trockij (Lenin non fu che il pensatore strategico) e di Mussolini – grazie alla sua “educazione marxista”. L’unico fra i politici europei ad avere compreso la lezione del 1917, che “a Trockij bisogna opporre Trockij” è Stalin. L’operato di Stalin (prima delle “purghe”, n.d.r.) dovrebbe essere preso a esempio dai governi borghesi e liberali. Per poter difendere lo Stato bisogna conoscere l’arte d’impadronirsene. La conquista e la difesa dello Stato moderno non è una questione politica e sociale, ma tecnica.
Con due ritratti “risolutivi” di Stalin e Trockij - del primo allora nuovo, e molto preciso. E con una preveggente descrizione del ruolo degli ebrei in Polonia, se non del triste destino che li attendeva. Utilizzando, ai capp. 2 e 3, la sua esperienza di addetto culturale all’ambasciata italiana a Varsavia nel 1919-20, durante la guerra contro l’Urss. Gli ebrei, tre milioni, la più grossa colonia della diaspora in un solo paese, sono antipolacchi: gioiscono quando i russi avanzano, e in particolare alle atrocità, vere o presunte, dei russi.
Curzio Malaparte, Tecnica del colpo di Stato, Adelphi pp. 270 € 14

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