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lunedì 13 gennaio 2014

L’amore è un’altra logica

L’amore non ha limiti. Ma anche l’idea di giustizia parte da un “interesse disinteressato” (Rawls). Pensatore per scorribande, da Kant alla psicoanalisi, al diritto di punire, e più al  “giusto”, alla giustizia, con una molteplicità di approcci, ermeneutico, letterario, di costume (la riedizione francese è assortita da due incursioni sull’“io”: “Le soi «mandaté»” e “Le soi dans le miroir des Écritures”), Ricoeur si propone di “gettare un  ponte tra la poetica dell’amore e la prosa della giustizia, tra l’inno e la regola formale”. Nella più ampia razionalità dell’“economia del dono”. Di cui il Nuovo Testamento è pieno: parabole, miracoli, poesie, e i comandamenti contro la Regola d’Oro.
L’amore è soprannumerario: anche quando evita l’esaltazione, si esprime con la lode (spesso nella forma del macarismo, i “beato”), l’inno, la benedizione, l’imperativo – qui nei limiti di Kant, come esortazione (“c’è una qualche stranezza a comandare l’amore, cioè un sentimento”). Tutt’altro mondo la giustizia. Ricoeur fa sue le conclusioni di Rawls, l’ultimo aggiornamento del “principio distributivo” (ugualitaristico) di Aristotele, dell’ “interesse disinteressato”, e di quello che chiama  “principio del massimino”: “massimizzare la parte minima”, non rappresentata, non riconosciuta dal giudice (errore, disinformazione, ignoranza, non rappresentatività). Ma di più non si può pretendere dalla giustizia.
Come si legano i due mondi? Ricoeur non lo spiega, soprafatto dal Cristo che non nomina – il trattatello è in realtà sull’amore, la giustizia ha poco spazio. Alla fine si limita a dire: “Poiché l’amore è sopra-morale, non entra nella sfera pratica e etica che sotto l’egida della giustizia”. Un inquisito obietterebbe.
Sulla Regola d’Oro Ricoeur ha un lapsus. Attento all’uditorio (“Amore e giustizia “ è l’allocuzione per il premio Lucas, nel 1989) a ogni passo, non spiega la Regola d’Oro quando infine la introduce, pur facendone largo uso – sintetizza la reciprocità,  il bilanciamento tra i diritti e i doveri di ognuno. Tanto è eversivo il precetto di amare il nemico. Dell’etica naturalmente, ma anche della precettistica dell’amore. Un passo più in là, e l’avventuroso filosofo si sarebbe trovata a chiedersi se la razionalità filosofica non sia economicistica, e cioè utilitarista, mentre l’umanità vive in un universo supererogatorio. Un universo che si può ridurre a “economia” del dono, a un’altra economia, poiché rifugge dal principio dello scambio, ma facendogli torto..
Paul Ricoeur, Amore e giustizia, Morcelliana, pp. 64 € 6
Amour et justice, Points, pp. 111 € 5,50

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