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mercoledì 15 gennaio 2014

Il complotto dell’Aquila

“Una lettera a Napolitano per dire che la ricostruzione è bloccata, senza fondi, e la città allo stremo”, rivela “Il Messaggero” lunedì: “L'ha scritta Massimo Cialente a dicembre scorso, ipotizzando un disegno del governo per favorire la Curia nella ricostruzione”. Cialente, sindaco del’Aquila, vi esponeva un disegno che si è tentati e si sta tentando di inserire come norma di legge, che vedrebbe la Curia, la più grande immobiliarista della città, diventare soggetto attuatore per la ricostruzione di tutti i suoi edifici, compresi i luoghi di culto”. , scrive Cialente. E paventava che la mossa del ministro Bray (lo spostamento di un funzionario del ministero dei Beni Culturali) fosse “un tassello di un disegno, non considerato pienamente delle conseguenze, che potrebbe comportare addirittura che i fondi della ristrutturazione privata delle case andranno a ricostruire le Chiese”. Un complotto - il comolotto del vescovo.
Cialente poi si è dimesso. Forse per il ridicolo, più che per lo scandalo tangenti della sua amministrazione. Il vescovo dell’Aquila non ha avuto problemi a dirsi il primo sostenitore del funzionario mandato dall’Aquila a Pompei.
Il sindaco in realtà protestava contro le sole cose che si siano fatte nella sua città dopo il terremoto. Il restauro di san Giuseppe Artigiano, chiesa scoperchiata, l’enorme cantiere del Duomo e Santa Giusta, e soprattutto, una spettacolo che rincuora il visitatore, il ripristino della basilica di Collemaggio. Mentre lui non riesce nemmeno a evitare le esazioni fiscali a carico delle vittime della zona rossa. 

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