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lunedì 8 settembre 2014

Secondi pensieri - 187

zeulig

Amore - Essere soli non è disonorevole, Kant l’attesta, che riconosce: “Una solitudine profonda è sublime, seppure di un sublime terribile”. Es-sere infedeli è annientarsi, una forma di masochismo, come chi si ferisse o amputasse, benché non infrequente. Ma si può esserci e non esserci, per tutto il mutuum adiutorium, che in sé non è eterno. Un figlio ami il padre, càpita, o un padre il figlio, è un fatto carnale e di convivenza, ma l’amore tra estranei è opera eterna, un capolavoro assoluto, quindi altrettanto raro.

Dio femmina - L’argomento è antico: Dio era femmina per gli gnostici. Che rifiutano il “dio padre” increato, l’agénnetos delle diatribe, lo Spirito Santo era per loro Madre. Maria avrebbe quindi concepito da una donna.
Anche nel Corano la Trinità si compone di Padre, Madre e Fi-glio. Lo Spirito Santo era donna già nella Trinità iranica, di Mani, la Ma-dre dei viventi. È che le religioni hanno profeti maschi, ma si propagano per via femminile, per purezza o licenza. È femmina pure il Leviatano.

Epistemologia – Era scienza svietica? Naturalmente no, ma è sparita col Muro. Non si è ancora sollevata dalla pretesa di tutto abbracciare, sulla base del materialismo storico, e compreso questo stesso suo fondamento. Galileo ne è stato il bersaglio. Non della crisi della razionalità scientifica ma della cultura della crisi, e della sua pretesa razionalità - Ludovico Geymonat dovette pubblicare alla macchia gli ultimi saggi, “Per Galileo, attualità del razionalismo”.
Pesa la paura epocale della capacità dell’uomo di fare. Il buco dell’ozono, la Bomba, la genetica, i contraccolpi della democrazia irrompente, anche nelle relazioni economiche internazionali, l’Occidente tutto, ragione e storia, acculato in difesa, hanno portato i vecchi civilizzati a dubitare di se stessi. Della loro superiorità e quindi di sé e del futuro. La crisi della scienza è crisi di fiducia.  Contro “Il sogno d Galileo” dell’avvincente saggio di Enrico Bellone non è più fuori di noi il terribile Meyrink delle “Succhiatempo”: “La scienza è per noi solo un pretesto per fare qualcosa, una cosa qualsiasi, non importa quale; la vita, la terrificante, orribile vita ci ha seccato l’anima”.

Galileo in effetti è un utile rivelatore. Regge, si scopre, le esigenze della nuova Razionalità, del sapere aperto. Il suo nemico è stato a lungo chi doveva sostenere una tesi e un’autorità.  Quelli che, “aspettando Godot”, si rifugiavano in una sorta di “buona morte” hegeliana, a metà tra Ponzio Pilato e il battesimo del Battista. Che si pretendevano rivoluzionari rifugiandosi nel pregiudizio come in un lavacro purificatore. Brecht, per fare un nome grande, che tanto vivisezionò Galileo, era uno che non rinunciò al passaporto austriaco e al conto in Svizzera quando scelse Berlino Est, e dedicò le sue lodi al Partito rifiutandone la tessera. Non era un epistemologo, è vero. Ma Feyerabend sì, l’anarchico che finì per trovare il metodo corretto in Marx, e Lenin - il metodo di Marx è in due righe del libello anti-Produhon, “Miseria della filosofia”, quello di Lenin in un discorso sparso e nel pamphlet “L’estremismo”.

Famiglia - Il padre e la madre sono un fatto storico, e un rimedio alla solitudine - servono pure a ereditare, ma solo la legittima. In fondo, il legame più stretto si crea in una vita nella coppia, non obbligato, con persona non consanguinea.

Femminismo - non c’è più bisogno dell’uomo, del padre. Pazienza, era quello che si spogliava per i figli, e questo oggi è possibile, grazie agli alimenti, sen-za la sua ingombrante presenza, è un diritto. Ma non si sa più come par-lare a una donna, non ci sono più donne. Le donne fanno cattivi uomini. “Se le donne si curassero della bellezza degli uomini, questi finirebbero per diventare di regola belli e vanitosi, quali di regola ora sono le donne”, Nietzsche al solito già lo sapeva. Ora che le donne non se ne curano, gli uomini non sono. Dunque gli uomini sono come le donne li vogliono. E sarà vero che Dio creò la donna e non l’uomo, come ci facevano credere. Ma arrivano donne non donne, e neppure uomini.

Si potrà nascere senza donne, è fatale, come già senza l’uomo. Molte creature senza padre vivono, esseri che le madri non hanno concepito per amore, non del padre. E già le don-ne figliano senza fertilizzarsi, nel grembo altrui – è l’utopia, la riproduzione senza la produzione. Analogo artificio si troverà per gli uomini, un utero artificiale. Casanova lo presagì, che diceva: “Una delle prove del-l’ateismo è che, se Dio ci fosse stato, non avrebbe creato la donna”.

Identità - Si può voler essere evidentemente quello che non si è. Il principe di Ligne, primo professante dell’esprit francese, era belga. La buona filosofia inglese è scozzese, a partire da Scoto Eriugena, Riccardo di San Vittore e Duns Scoto. Anche se alcuni sono irlandesi. E Freud è tutto nel giovane Büchner, che aveva scoperto in anticipo la “comodità di Edipo”: “Poter compiere un incesto col caso e divenire padre di se stesso”. Ma non sempre si riesce, a governare il reale, per quanto tangenziale o minimo. Ci sono diorami trascoloranti, prospettive anamorfiche, e foto rove-sciate, con la sinistra che viene a destra.

Immaginazione – È l’immaginazione che apre la via alla ragione, non bisogna temere l’ignoto

Indizi – Il “paradigma indiziario” di Carlo Ginzburg è la leva di Archimede dello storico – la domanda. Ma come metodo di ricerca è quello dell’Inquisizione. Delle lettere anonime. Dei confidenti dei Carabinieri, che poi confluiscono nelle indistruttibili Note di servizio del maresciallo. Dei Procuratori della Repubblica anche. Ma a che fine?

Mercato – È imbarbarito. E oppressivo. Ma ha un’origine nobile. Se l’uomo vivesse solo nel deserto, se per essere libero dev’essere solo, in un deserto grazioso che allunghi le ombre e stilli la rugiada, al limitare con una fresca oasi, ecco, non sarebbe felice e quindi non sarebbe libero. L’anacoreta nel deserto ha le visioni non perché fissa un orizzonte vuoto, ma perché vive concentrato, ha le viscere corrose dallo spavento e la stravaganza, è folle di paura. Paura non degli altri, non girano killer né ladroni nel deserto, ma di sé stesso nel vuoto, con cui s’è ridotto a convivere. Non c’è ricchezza umana senza mercato, c’è stitichezza – snobismo – e follia.

Nietzsche – Dio è morto? Come pensare che un artista lo creda? Dio è la fantasia nel mondo fisico. La cancellazione della metafisica s’è fatta in perdita, a favore d’una ragione a scartamento ridotto. Il Dio di Nietzsche era quello della sedia gestatoria, della polemica luterana.
L’Italia è piena di divinità, ma Nietzsche, che viveva in Italia, non ha visto neanche quelle. Non è però solo. Una consistente tradizione vuole Dio un Grande Solitario che parla ai solitari. Questo è invece il problema di Nietzsche: essere solitario e volerlo essere, abbandonando la Germania, Wagner, l’università, le gentildonne. La solitudine è sport estremo, lenta caduta senza paracadute, parete a picco da scalare senza appigli. Giustamente Nietzsche è Cristo in croce, come da ultimo pretese, per essersi autocrocefisso - il suo vero libro, scritto con la vita, è Nietzsche contro Nietzsche: se la filosofia di Aristotele è la meraviglia del mondo, quella di Nietzsche è la meraviglia di sé, che anche nell’amata Italia visse come in un teatro, occupato a rappresentarsi.
O è l’effetto della cancellazione che l’epoca fa dell’uomo, nella figura del padre.

Padre - Nel 2050 la metà dei maschi sarà sterile, la scienza lo sa già. E sa che “oggi è tecnicamente possibile riprodurci senza l’aiuto dei maschi e produrre solo femmine”. Pure senza femmine volendo, ma la paternità sempre più si adegua alla scoperta della Mead, è una invenzione sociale. Si dice che le donne non vogliono più fare figli. Mentre si moltiplicano gli andrologi, esperti in maschi, per recuperarne la funzione, con gli ormoni e la psicologia – e comunque c’è in supporto l’eterologa: l’atto di natura si fa rito, sorretto da scongiuri, fatture, voti, novene. O si suicidano: dei trentamila suicidi ogni anno negli Usa, ventiquattromila sono maschi, quattro su cinque.

Con l’eterologa si va alla definitiva cancellazione del bastardo, dopo l’abolizione dell’N.N. Il bastardo, come l’adottato, è figlio del cuculo, il cui uovo viene deposto nel nido di altri uccelli – bastardo è nothos in greco, falso più che mescolato. Nido che egli tenterà poi di distruggere. Due volte vero anzi, si è bastardi di regola di padre: per la genetica e la pedagogia il padre è una noia, “una convenzione sociale” per l’incontestabile Mead.

Gli africani tsonga credono che la madre non c’entri per nulla con i figli che mette al mondo, i melanesiani delle Trobriand credono che il padre non c’entri: si può credere quello che si vuole. In Europa a lungo s’è creduto che i figli di madre adultera, concepiti nel matrimonio, somigliavano all’amante in carica, ma i piselli del frate agostiniano dicono che non è possibile. Si può nascere vigorosi e non avere vita. Goethe, che quando nacque era tutto nero e pareva morto, resuscitò col suo paterno padre. Mentre si può essere nati robusti e in carne, e crescere gracili nella disattenzione, magari infastidita – l’amore è proprio cura, è vero. Purtroppo si può essere figli di nessuno. Anche se non per l’anagrafe, non più.

zeulig@antiit.eu

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