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domenica 7 settembre 2014

L’Italia rivoltata

Felice – come poteva esserlo lei – è solo la Bachmann di Annalena Benini, peraltro breve. Massimo Palma ha un ottimo “Ulisse nasce a Roma, poi s’iberna”. Il resto è nebbia.
Il titolo si rifà al Grand Tour, il viaggio obbligato per tre secoli in Italia dei belli-colti-e-ricchi europei, ma nell’accezione novecentesca, di quando il Belpaese divenne residenza scelta di alcuni dei maggiori scrittori, Bachmann, Joyce, Pound, Cheever, a tratti Hemigway e John Fante - e anche Chico Duarte. Con le loro impressioni d’Italia, tratte dalle lettere e gli scritti. Ma virate al negativo - “rivoltate”, come a Napoli si faceva dei vestiti. Umori e malumori vengono rivisti come dei signori al palazzo con la servitù, a volte benevolenti. Mentre, si sa, gli italiani sono belli e brutti, simpatici e antipatici, come i tedeschi, o gli svizzeri (un po’ meno…).
Curiosa impostazione della nuova serie della rivista, monotematica al modo della britannica “Granta”. Non propriamente cattiva, ma cupamente cifrata dal gloom del giorno che avvolge l’Italia. Che non è di nessuno degli scrittori analizzati - nonché di Hocke, Henze, Curtius, Vidal, etc., non sono pochi gli scrittori e artisti che hanno scelto l’Italia. Con un che, oltre che di risaputo, di provinciale: sono venuti da fuori, i pelasgi sono sempre soggetti privilegiati, mitici, e ci fanno a pezzi, brutti, sporchi, simpatici, lazzaroni….
“Nuovi Argomenti”, Granturismo, pp. 222 € 14

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