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mercoledì 26 novembre 2014

Il mondo com 'è (196)

astolfo

Accumulazione – Al tempo di Marx c’erano i ricchi e i poveri, i borghesi e gli operai, quelli che sempre s’arricchiscono e quelli che impoveriscono, i fortunati e gli sfigati, con pochi trapassi verso l’alto, e solo per caso. Poi, col sindacato e con Ford, le società sono diventate di classi medie, di cui gli operai fanno parte, buona parte di essi. Il dottor Carli stimava già cinquant’anni fa che un terzo dei buoni del Tesoro fossero sottoscritti da famiglie artigiane e operaie, talvolta con la figlia impiegata. Mentre il comunismo era proprietà esclusiva dei partiti comunisti, in adesione totale all’Urss, senza leggere Marx. E incorreggibile.

Gallia – Vittime di Asterix, non poniamo più mente che era in larga e spesso decisiva parte Cisalpina, appena al di là dell’Appennino. Le battaglie decisive per la successione di Cesare, tra Marc’Antonio e Ottaviano, si fecero per le legioni della Gallia, tra Imola e Modena.

Guerra – La sconfitta non è stata e non è la stessa per l’Italia come per la Germania – e il Giappone. Per la Germania è una sconfitta, per l’Italia è il rovesciamento del fascismo. Col mito della Resistenza, ma anche dell’8 settembre, e perfino del 25 luglio. Non è stata la stessa guerra. La Germania se ne vergogna, e non ne parla, oltre che per la vergogna dello sterminio degli ebrei, perché l’ha vissuta subito e la vive ancora come una sconfitta. Lo stesso il Giappone. Per l’Italia la guerra è stata un errore, anche per i neo fascisti, e in certo modo un crimine – non si fa la guerra alla Francia né alla Grecia. Per la Germania era una guerra nazionale e non la guerra di Hitler, in parte a risarcimento della prima, e in parte per affermare il ruolo imperiale. Lo stesso per il Giappone, intervenuto ancora più tardi dell’Italia, con la guerra apparentemente e solidamente già vinta.
La Germania, che ha avuto probabilmente la resistenza al nazismo più consistente in Europa, con 50-60 mila prigionieri politici nei lager, l’opposizione meglio organizzata, soprattutto negli attentati a Hitler, e un numero elevato di renitenti e disertori – in guerra, soprattutto nel 1944, giustiziati sommariamente, per esempio in Toscana, in Emilia - non ne fa la celebrazione e nemmeno la storia. Non c’è una festa del 20 luglio, quando 5.684 personalità furono giustiziate, settemila arrestate e cinquemila confinate, dopo l’ennesimo attentato a Hitler. Stauffenberg è ignoto ai più e per gli altri una macchietta, un nobilastro, cattolico per giunta. Non c’ è una giornata della liberazione, da Hitler, dal nazismo. Il primo cancelliere che ha vistato un lager, un lager per politici, pulito, anzi ora un bel giardino, è stata Angela Merkel tre anni fa, occasionalmente, viaggiando da Monaco ad Augusta, si è fermata a Dachau.

Islam – Privilegia il risentimento. Tutto quanto, ricchi e poveri (il Sudan, impensabile, il Pakistan), fondamentalisti e non, sunniti e sciiti, asiatico e africano. E ne è vittima. Una forza espansiva suicida.
L’islam si è costruito una fama di tolleranza, a Istanbul, a Sarajevo. In realtà di no condivisione, mai, o coesistenza. Se non - a Sarajevo ma anche a Istanbul – quando vi era impegnata e anzi obbligata dalle potenze.

Marx – Avrebbe riso del Diamat, una cosetta scientista, positivista, e del sistema moscovita della proprietà statale dei mezzi di produzione, o del partito unico, una forma come un’altra di dittatura? È possibile: Marx non ne ha colpa. Lui il suo lavoro l’aveva completato, chiedendo di abbattere lo Stato. Non si può fargli colpa di Stalin, che non lo realizzò ma l’affossò: la rivoluzione che doveva eliminare lo Stato ribaltò nello Stato totalitario, per primi liquidando i comunisti.

Superato lo è certamente, in quanto fu vittoriano. Sottolineava le parole, e le virgolettava, con la stessa enfasi della regina Vittoria. Mentre la nobile moglie Jenny prendeva gli appunti e copiava per lui. Comprò il piano per le figlie. S’innamorò di una ragazza Bismarck e altre principesse giovani. Sedeva nella sala di lettura del British Museum accanto ai Sobieski Stuart, che vi avevano un seggio di diritto, essendo stati dichiarati eredi della defunta dinastia - a Londra si celebravano all’epoca le dinastie, ogni sorta di dinastie. Fu membro all’università del Borussia, che diventerà il circolo dell’elmo chiodato. Capiva le ragioni dell’impero, e mai lavorò, facendosi mantenere dai compagni e da Engels. Un vittoriano simpatico: non frustava le donne che s’immaginava di scopare. Mancò però l’occasione di mettersi col papa e sciogliere per sempre il nodo della socialità: individuo, classe, Stato.

E tuttavia dopo Marx più nulla, una voragine si è aperta che non si colma. Anche lo Stato delle multinazionali sa di rieccolo: il previsto mercato mondiale, l’imperialismo puro. A opera del più forte di tutti i forti, gli Usa. Nel nome del mercato, di cui Marx fu secondo scopritore. Dopo Frances Hutcheson, che “la maggiore felicità per il maggior numero” teorizzò, e i suoi discepoli Hume e Smith – benché con alcuni paletti, pochi, nei punti sensibili. L’imperialismo di mercato è molto democratico, la Coca Cola potendosi bere nel Congo equatoriale. È pure bello: Hutcheson ha imposto l’estetica come disciplina, vanta anche questa primizia.

Ortodossia - È di destra – è conservatrice. A lungo è stata di sinistra: cos’ha detto Marx, cos’ha detto Lenin, etc. Ma non è ambigua: l’ipse dixit pitagorico, il principio di autorità, è conservatore, oltre che autoritario.
Con eccezioni? L’ebraismo ortodosso è tenuto distinto dall’ebraismo conservatore. In materia sociale, ma è nazionalista quasi razzista – del sangue puro. Nel cattolicesimo la figura del papa rimescola anch’essa i piani: il papa non può non essere ortodosso, e può non essere conservatore. Ma a rischio del comico quando, per “aggiornarsi”, “stare al passo coi tempi”, sintonizzarsi con l’opinione pubblica, “stare dalla parte giusta della storia”, “essere democratico”, e naturalmente opportunista, si spoglia della sua autorità. Del “deposito di fede” a essa connessa e che egli custodisce.

Rosa Luxemburg - Lenin l’apostrofò così a mo' di complimento, dopo una dura polemica: “Accade a volte alle aquile di scendere perfino più in basso delle galline, ma mai alle galline di salire al livello delle aquile”. Il complimento facen do seguire da questa considerazione degli altri compagni tedeschi:  “Tra i mucchi di sterco nel cortile di dietro del movimento operaio, le galline tipo Paul Levi, Scheidemann e Kautsky che scacazzano intorno alla grande comunista, ognuno fa quello che può”.
I compagni erano – e possono essere? - i peggiori nemici. All’insegna della verità sempre. In Germania la chiamavano “Rosa la sanguinaria”, i compagni del Partito presto allineato con Mosca, lei che viveva come una cinciallegra.

Stato - Curando nel 1970 la voce “Scienze Politiche 1” dell’Enciclopedia Feltrinelli, intitolata Stato e politica, Antonio Negri ne escluse lo Stato: c’era Stato pianificato, sovietico, nazionale, di diritto, eccetera, ma non Stato. Erano tanti i motivi per cui lo Stato mancava. Il principale è, scriveva Negri che è alienazione e distruzione: “Una realtà che l’uomo nuovo, prodotto dallo sviluppo capitalistico, che sa natura e storia non come nesso oscuro ma come sua propria realtà, costruita e sofferta nel lavoro, e nello sfruttamento che l’organizzazione del lavoro determina, sente come un’impostura da distruggere, distruggendo tutte le forme attraverso le quali lo Stato si fa dominio”.

astofo@antiit.eu

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