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sabato 29 novembre 2014

Letture - 194

letterautore

Amplesso – “Caro amico amplesso” è aria femminile di “Poro re delle Indie”, opera di Metastasio e Händel. Il duetto è un po’ spinto, specie per la morigerata corte asburgica -  Cleofide: “Caro amico amplesso!\ al mio seno”, Poro: “Dolce amico amplesso! al core oppresso”, Cleofide e Poro: “Già dai vita e fai goder”. Ma anche fiducioso, non c’era ancora il rifiuto del corpo, nemmeno in sacrestia.

Attribuzioni – Una didascalia, alla mostra romana di Memling, riesce a mettere insieme in otto righe quattro condizionali, forse cinque. La firma “probabilmente copiata dalla perduta cornice” (quindi probabilmente falsa?). Il dittico “probabilmente commissionato da Bernardo Bembo”. Ambasciatore di Venezia che è “il probabile soggetto” del “Ritratto d’uomo con moneta”. Per cui i due dipinti sono “verosimilmente di questo torno d’anni”. Ciononostante l’attribuzionismo fa testo e fa mercato. Incontestato: il gusto è un metro di giudizio e di verità.

Battito d’ali --- L’uomo einsteiniano, il cui mondo muta per un battito di ciglia, era già di Leonardo, dei manoscritti Arundel al British Museum: “Il peso d’un uccelletto che vi si posa basta a smuovere la terra”.
Heisenberg ha dimostrato che solo guardare un atomo ne disturba l’assetto – Heisenberg che uomo e mondo rimette insieme, fatti e fenomeni, storia e natura, in reciproca interazione, l’unità ristabilendo dell’universo, contro quei nipotini di Copernico che pensavano d’impossessarsene frantumandolo. McLuhan ha lavorato a lungo per dimostrare che l’alfabetizzazione incide sulla fisiologia così come sulla vita psichica. Ma non sono nozioni di senso comune, l’unità dell’universo, vita psichica inclusa?

Critica - Vincenzo Padula è uno scrittore risorgimentale, poeta, drammaturgo, attivo negli anni1840-1870, tra Napoli e la Calabria, già riscoperto da Croce, che Carlo Muscetta ha riproposto sessant’anni fa con una fortunata antologia, “Persone in Calabria”. Con un lungo saggio introduttivo che prende 235 pagine delle 591 totali. Intitolato “La sfortuna di Padula”, si pensa antifrasticamente. E invece no, non c’è riduttivismo che il curatore risparmi al suo autore: impolitico, incapace, impoetico, incostante, “irriducibile spirito provinciale”, etc. . Molti autori opinano a dire la critica inutile. E dannosa no?
Muscetta, oltre che il personaggio collerico di tanta aneddotica, era – allora – esegeta impegnato a “pesare” il suo autore. Nel quadro di una storia della letteratura allora intesa come ascesa al Parnaso, graduatoria di eccellenze. 

Dante – “Il più grande costruttore di cattedrali” lo dice Corrado Alvaro (“Itinerario italiano”), “il segno del potere degli italiani”.-

Kafka – Si sa dalla vita di Elizabeth Anscombe - ma c’è anche nella biografia di Monk - che, avendo letto alcune opere di Kafka regalategli dalla stessa Anscombe, che ne era ghiotta, Wittgenstein commentò: “Quest’uomo si crea un sacco di problemi non scrivendo del suo problema”. In realtà ne scrisse, al padre, alle fidanzate, a un paio di amici, ma è vero che creò problemi più che crearsene, con diletto di molti.

Scrivere – Si comincia dalla fine? O dall’inizio?
È nella fine? È nel suo farsi? I gialli che dominano le classifiche si costruiscono su un finale, al quale corrono – Camilleri lo spiega anche. Ciò obbliga però a una lettura rapida e a un consumo veloce, onnivoro e insaziabile, una benevola addiction - al bisogno sempre di nuovi gialli. Orazio nell’“Arte poetica”, o “Lettera ai Pisoni”, dice il contrario, e ha più senso anche pratico: si scrive dall’inizio. Lo dice pure nelle epistole a Mecenate, con piglio più diretto: non comincio finché non mi sento obbligato a farlo, finché l’impulso non diventa un proposito concreto, allora comincio dandomi un finale, che però quando ho finito non è mai quello.
Scrivere è una fare che è un farsi: può modificare presupposti e soluzioni. Ogni passo è una scelta, che modifica il percorso.  

Traduzione – “Da Boezio ai nostri giorni”, avverte il curatore della nuova traduzione di Aristotele nella Pléiade, Richard Bodéüs, “ogni traduzione di Aristotele è occasione di una nuova interpretazione e una possibilità di riscoperta”. Una nuova filosofia.

Wagner La sua rivoluzione nel 1848 sembrò eccessiva perfino a Bakunin, “dea sublime” del walhalla, che “scende fremente sulle ali delle tempeste”, tra terremoti, uragani, spade fiammeggianti, fiaccole, raggi di sole, fiori profumati, cori di giubilo. E perché non ascenderebbe, invece di scendere?
Wagner e Marx furono compagni di rivoluzione nel ‘48. Poi, alle brutte, Wagner passò in carrozza sotto la protezione del re di Sassonia.

Wilde – Fu proletario, all’ultimo. Nella vita, rotto dal carcere, e nella scrittura, la “Ballata del carcere di Reading”. “Ogni uomo uccide ciò che ama”, il verso famoso della ballata, non è bello, la “cosa” suona stonata. Ma è vero, la ballata essendo un’evocazione della forca imposta a un giovane compagno di prigione che aveva ucciso la moglie. Il compagno di sventura Wilde elesse a suo alter ego, dell’ignominia del carcere e della cecità degli affetti. Il poema avrebbe voluto pubblicato su un periodico, il “Reynold’s Magazine”, che “circola largamente tra le classi criminali – alle quali ora appartengo. Per una volta sarò letto dai miei pari”. E in qualche modo lo fu: la ballata, anonima, ebbe subito sei edizioni.

letterautore@antiit.eu 

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