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venerdì 20 novembre 2015

Il mondo com'è (239)

astolfo

Contro-giustizia – È la matrigna della giustizia politica, della giustizia cioè contro cui come contro-giustizia voleva reagire. Uno dei lasciti del ’68, era all’origine la reazione di alcuni giudici a un complesso giudiziario strutturato e funzionante come strumento di potere e del potere. Era in nuce “un” potere che insorgeva contro “il” potere dominante, e si è presto trasformato esso steso in potere, insindacabile se non unico. Contro la politica, la Funzione Pubblica e perfino lo stesso apparato repressivo, specie i Carabinieri. Una scorciatoia al potere.

Controinformazione – È – era – l’informazione libera, fuori dai condizionamenti economici, editoriali o politici – fuori dal coro, o dal “potere”. L’espressione forse più influente del Sessantotto:la possibilità e la capacità di criticare. Con propri mezzi, benché limitati, e presto con le radio libere. Pio Baldelli, storico del cinema di formazione e poi sociologo delle comunicazioni, poteva teorizzarla già nel 1972, in “Informazione e controinformazione”, una ricerca che rivalutava la controinformazione come antidoto alla cosiddetta comunicazione di massa, via radio e tv.

Curdi – Si possono dire l’unica nazionalità nel Medio Oriente, a fronte dei conglomerati di popolazioni, tribù e fedi che sono l’Iraq e la Siria, e lo stesso Iran, ma senza un Stato. Divisi tra Iran, Iraq, Siria e Turchia.
Sono stati e sono la grande minoranza nel mondo arabo, e poi turco, come i berberi in Nord Africa. Iraniani e semiti al momento della conquista araba, hanno mantenuto la loro diversità. Il feroce Saladino”, che conquistò Gerusalemme e Antiochia e le difese contro la terza Crociata, di Riccardo Cuor di Leone, fu sultano curdo dell’Egitto, della Siria e dello Heggiaz, l’attuale Arabia Saudita, con i luoghi sacri islamici - detto in realtà il Legislatore, rimasto nella storia, anche nel Limbo di Dante, come sovrano saggio e generoso. Lo stesso quando passarono sotto l’impero ottomano.
Dentro l’impero ottomano, così come a Est dentro l’impero persiano, hanno mantenuto sempre uno statuto di autonomia. A Sèvres, nel trattato di pace, 1920, la Turchia accettò la formazione di un Curdistan indipendente. Ma tre anni dopo, nel trattato di Losanna, l’indipendenza venne ridotta ad autonomia amministrativa, e solo per i curdi dell’Iraq. I curdi si ribellarono, ma prima la Gran Bretagna, poi i nuovi governi turco e iracheno li schiacciarono.
La guerriglia è stata da allora endemica in Iraq, e da un trentennio è stata ripresa in Turchia. Qui dal Pkk, una formazione politica moderna, il partito dei Lavoratori del Kurdistan, fondato e gestito da Abdullah Ocalan, vecchio comunista. In Iraq attorno alla famiglia Barzani, ora nella persona di Masud, capitribù influenti.

Gioacchino da Fiore – Henry Swinburne, “Viaggio in Calabria”, lo riduce a povero visionario di paese. Le guide gli indicano con  orgoglio Celico, dicendolo il pese natio del “grande santo e saggio”. Swinburne ha “difficoltà a indovinare di chi parlassero”, finché un monaco non gli spiega che si tratta di Gioacchino da Fiore, “famoso nella storia del XII secolo per la sue profezie e le sue interferenze nella politica del tempo”. Oggi si fatica a immaginare come un uomo isolato, Gioacchino, Campanella,  in epoche di comunicazioni lente e difficoltose, potesse interferire nella politica, ma avveniva. Swinburne oerò non apprezza, come non aveva apprezzato il monaco, scrive, Riccardo Cuor di Leone: “Egli pretendeva di conoscere le Scritture attraverso visioni miracolose e di essere capace di interpretare le parti più difficili dei testi sacri. Il libro delle rivelazioni era il suo campo di ricerca preferito. Il nostro Riccardo I lo mandò a chiamare a Messina per interrogarlo sulla spedizione che si apprestava a fare in Palestina, ma questo sovrano acuto e libero pensatore, che era un discepolo dei trovatori e iniziato alla loro scienza, rivolse al profeta domande così difficili da confonderlo e farlo cadere in varie contraddizioni. I prelati e gli uomini di corte ridicolizzarono anch’essi il visionario e lo rimandarono scornato nel suo convento calabrese, dove morì nel1202”. Sembra una rappresentazione da libero pensatore, ma Swinburne era nato e fu cattolico, praticante.

Giornalismo – Annaspa perché annacquato (sorpassato) dall’informazione in rete, inventiva, o virtuale, immediata, incontrollata e incontrollabile?  Il ruolo del giornalismo, come definito un secolo fa da Walter Lippmann, e dallo stesso Lippmann successivamente in dibattito con Jhn Dewey, è di mediare tra i gruppi di comando - élites – e popolo. Che altrimenti non saprebbe come orientarsi né districarsi. Il giornalismo cioè ha una funzione democratica, in quanto consente di capire per decidere.
Era una concezione professionale (strumentale) del giornalismo, che Dewey contestò. In una sorta d anticipo del comunitarismo, Dewey voleva l’informazione come una forma di democrazia, uno scambio tra uguali, in conversazione, dialogo, dibattito. Quello che oggi si chiama forum, chat,  blog alla Grillo, che avrebbero fatto inorridire Dewey – il dibattito fra “non uguali” (per formazione, carattere, censo, esperienza, etc.) è demagogia.
D’altra parte, il ruolo di “fabbrica del consenso” che Lippmann attribuiva-imputava al giornalismo (“che la fabbrica del consenso si capace di grandi raffinatezze, nessuno,  penso, lo nega”), e che sembrava limitativo, si è liquefatto. Per il nulla, solo parole – molte: si fa “rigaggio” di supporto alla pubblicità.

Grande Guerra – Il maggior numero di chiamati alle armi nel 1915-18 furono lombardi, la Lombardia avendo la popolazione più rilevante. Diversa la graduatoria se si rapportano i mobilitati ai mobilitabili (maschi adulti): prima viene l’Abruzzo, seconda la Calabria. Diversa la graduatoia anche dei mobilitati in rapporto alla popolazione: prima la Sardegna, poi la Basilicata, quindi la Calabria, con 113 chiamati alle armi su mille persone. C ‘erano più uomini che donne al Sud?

Imperialismo – Non c’è rumeno che - sia stato in Italia pure dieci e vent’anni, e ci abbia fatto fortuna - non usi una macchina tedesca. Non c’è nordafricano del Maghreb, tunisino, marocchino, algerino, che non preferisca, anche di terza e quarta mano, una macchina francese. L’imperialismo è stato coloniale, cioè armato, anche se poco e male (Adua), tale era la superiorità di cui si investiva, e invasivo: spendeva forse più di quanto ricavava. Ora quello sforzo produce effetti duraturi, anche senza armi. È una tigre di carta, diceva il presidente Mao, ma allora in senso proprio: di parole, argomenti, persuasioni. 

Islam – Vive (rivive, revival) da mezzo secolo, da Khomeini, nel mito dell’identità tra politica e religione che sempre lo ha rovinato. A opera di sceicchi e imam tanto fanatici quanto, in genere, ignoranti. L’identità è stata vera solo col fondatore Maometto, e non poteva essere altrimenti. Ma con i suoi familiari già diventava caduca e traditrice.
Vive anche (rivive) la sua guerra di religione tra opposte confessioni. Tra sette più che confessioni. Una storia che anche cristianesimo ha vissuto ma riducendola accorto, per la parte cruenta, a pochi decenni dopo Lutero. Invece nell’islam si rinnova periodicamente. Senza esclusione di violenza.

Prevale la lettura di una guerra tra sunniti e sciiti.  È invece il blocco arabo della penisola contro l’Iran. I curdi, la forza più efficiente contro il califfato sunnita, sono sunniti essi stessi.

astolfo@antiit.eu

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