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domenica 15 novembre 2015

Is in rotta con i curdi

I curdi da soli hanno preso all’Is due dei tre punti franchi in Siria al confine con la Turchia, Kobane e Tal Abyad,  attraverso i quali il califfato faceva passare, col benestare turco, volontari, soldi e armi. E potrebbero chiudere anche il terzo varco, Jarabulus, se solo gli Usa li sostenessero con l’aviazione. Con la copertura dei caccia Usa hanno invece liberato dall’Is Sinjar, la cittadina capitale degli yazidi, che il califfato voleva sterminare. I curdi di Siria, non i guerriglieri – peshmerga – curdi della Turchia, da trent’anni in guerra col governo di Ankara. Una minoranza, fra tutti i curdi, molto poco battagliera, quella siriana, e anzi integrata con la popolazione a prevalenza araba, benché conti una consistenza di 2.2 milioni, il 10 per cento di tutti i siriani (prima della guerra civile).
Liberare Jaravulus è impossibile perché la Turchia non vuole. Erdogan voleva - e vuole ancora, forte del suo ruolo di organizzatore del G 20 – una no-fly zone al confine. Che dice anti-aviazione russa e anti-Assad, per bloccare i raid del governo centrale siriano e di Putin contro gli insorti. Ma i curdi di Siria non sono insorti contro Assad, e Assad non li ha bombardati e non intende bombardarli. Di fatto la Tirchia protegge l’Is. O ostacola i curdi, in Siria oltre che in Irak, come era da tempo noto, che però è la stessa cosa.
Si perdona alla Turchia l’ostilità ai curdi di Siria, o il favoreggiamento dell’Is, in considerazione della sfida che al governo centrale muovono i curdi turchi dal 1984, col Pkk di Ocalan e con una guerriglia sistematica. In questa chiave gli Usa e Cameron non hanno sostenuto i curdi dell’Iraq, che avrebbero potuto impedire all’Is il controllo della zona petrolifera del Nord iracheno, attorno a Mossul, area a prevalenza curda.

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