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mercoledì 6 gennaio 2016

La terra promessa come avrebbe potuto essere

“Gli ebrei non parlano quasi mai di Giuda. Da nessuna parte. Neanche una parola”. Parlano invece molto di Gesù, con sufficienza, e lo denigrano, blasfemi. Amos Oz rimette Giuda nel quadro di Gesù – che non sarà mai il Cristo, in tutto il romanzo – come è giusto, e ne fa il salvatore: quello che realizza il progetto divino. Il vero Gesù.
Gesù era nu bravo guaglione un poco farfallone, Giuda lo abbindolò, “grazie alla sua lucida intelligenza”, e si fece assumere tra i suoi discepoli per conto dei sacerdoti di Gerusalemme. “Era un nobile di Giudea, è il fondatore della fede cristiana”. Essendo stato “l’ideatore, l’organizzatore, il regista e il produttore del dramma della crocifissione”, la sacra rappresentazione che convinse il debole Gesù di essere veramente il figlio di Dio. Il tradimento di Giuda avviene nel momento della morte in croce di Gesù. Il momento in cui Giuda perde la fede” – di essere stato abbindolato?
Giuda c’entra, per fortuna, di straforo – questa parte del romanzo deve molto a De Quincey, “Giuda Iscariota”, o alle fonti di De Quincey. È una storia che si svolge tra la fine del 1959 e l’inizio del 1960, tra uno studente in crisi esistenziale, non riuscendo a completare la sua tesi di dottorato, “Gesù in una prospettiva ebraica”. che si trova un’occupazione come assistente di un anziano intellettuale invalido, e la sua coabitante bella e misteriosa, anch’essa giovane. Che ne sarà madre e amante. Una casa dove lo studente in crisi, nei confronti della famiglia, degli studi, di Israele, si farà i “genitori” diversi di cui fantasticava.
Un romanzo di formazione. Allegoricamente, di Israele come comunità: perché l’ebraismo evita l’ebreo Gesù, se non per dileggiarlo? Nella forma parallela di un innamoramento, di una donna “irraggiungibile”, vedova di Israele.  E di Israele come Stato: si poteva evitare, evitare l’odio? Un sionismo orientale Oz prospetta in Shaltiel Abravanel, che vuole gli ebrei in Palestina in una società comune, non in uno Stato, contro il sionismo europeo, impersonato dal cinico vecchio Wald, che la figlia di Abrabanel, Atalia, è costretta ad accudire. Il sionismo di Ben Gurion, il fondatore dello Stato separato di Israele, e un sionismo “fusionista” di cui non ci sono tracce storiche, se non vaghe, di personaggi minori e isolati. Un saggio della prima generazione di israeliani – siamo nella Gerusalemme divisa una dozzina d’anni dopo l’indipendenza. Degli ebrei che già vi si risiedevano. Che non amano la selezione naturale di Darwin. E caratteristicamente incensano e dannano Ben Gurion.
Oz non prende posizione, di ogni tesi dà anche l’antitesi. Nella materia che si dice del dialogo delle religioni: “Come sarebbe stato il mondo, come sarebbero gli ebrei, se non avessero respinto Gesù”, è il rovello del suo dottorando. Ondivago: “Gesù non era affatto un cristiano. È nato ebreo e da ebreo è morto. Non ha mai pensato di fondare una nuova religione”. Strano anche “che questi ebrei si accaniscono con le storie soprannaturali che costellano il concepimento e la nascita di Gesù, la sua vita e la sua morte, ed evitano accuratamente di affrontare la sostanza spirituale e morale della sua novella”. E non menionano mai Giuda.
Più diretto è sulla storia. Ricorda chi maledice Abramo per il sacrificio dei figli, e chi invece lo benedice, se la causa è giusta. Chi dice Ben Gurion un incapace e un traditore e chi invece lo esalta. Ma in un approccio critico. Il sionismo è un movimento laico, però usa energie mistiche, fideistiche”, dice qualcuno. E qualcun altro aggiunge di peggio, giocando sull’anticipazione dell’oggi: “Un giorno queste energie diventeranno padrone”..
La donna di cui il giovane s’innamora è la figlia di un intellettuale sionista che non credeva a Israele. Ebreo palestinese di terza generazione, con più quarti dunque di ogni altro sionista, non antagonizzava gli arabi e non credeva in Israele: “Stiamo per fondare uno starerello che sarà condannato a un eterno ciclo di violenza e di odio”, sosteneva. Accusato per questo di tradimento, e isolato. Gli Stati nazionali hanno fatto il loro tempo, sosteneva, ma restando solo al punto che non riuscì a parlare neppure più con se stesso.
Giuda c’entra come provocazione, poiché è ancora tabù nel mondo ebraico. Ma lieve. E più come una citazione, divertita e non, di Scholem Asch, scrittore yiddisch, polacco emigrato negli Usa – Shemuel Asch si chiama lo studente in crisi. Asch nel 1939, nel romanzo “Il Nazareno”, ne fece l’agente del Cristo: Giuda tradisce perché Cristo ne ha bisogno per completare il suo disegno – un capovolgimento opera dei vangeli gnostici, che sarà poi ripreso da Borges e Caillois, via De Quincey, che l’ha proposto un secolo e mezzo fa. Giuda testimonial della divinità di Gesù è anche di un autore ebraico qui citato, Nathan Agmon “Bistritsky”, capo ufficio stampa del Fondo Ebraico Nazionale a Gerusalemme. In effetti Giuda è personaggio interamente cristiano: tradisce un individuo, uno cioè che ha una coscienza.
Asch è la chiave di Oz per nobilitare il tradimento. Per la sua trilogia sul cristianesimo – dopo “Il Nazareno” scrisse “L’Apostolo”, su san Paolo, e un terzo libro – fu anatemizzato dalla comunità ebraica americana. Ma non se ne preoccupò, e si trasferì in Israele dove trascorse gli ultimi anni. In altri contesti, Oz ha rivendicato il “tradimento” a suo proprio merito: “Più volte mi hanno accusato di essere un traditore. Per me è un titolo di merito”. Insieme, aggiunge, con Geremia, o Gesù per gli ebrei, di cui invece il suo giovane protagonista è innamorato, e Lincoln, o De Gaulle. Ben Gurion, il fondatore di Israele, è un traditore per molta destra di oggi, avrebbe rinunciato a metà della terra promessa. E Rabin, l’ultimo eroe di Israele: “Traditore è stato Rabin. E l’hanno ammazzato”. Ma è discutibile chi tradisce in questi casi.
Un racconto anche della nostalgia, di una città che Oz immagina avrebbe potuto diventare luogo di pace, dieci anni dopo la fine della guerra per la nascita di Israele. Su fondo di suoni armonici. Un’armonica lontana. Un’ocarina divagante, al tramonto, dietro le imposte chiuse. E di lunghe camminate, di giorno e di notte, per stradine incorrotte, seppure povere. È inverno, e le sere sono fredde, ma il fascino purtroppo tradito della vecchia Gerusalemme riemerge come una lama acuta.
Amos Oz, Giuda, Feltrinelli, pp. 336 € 18


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