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venerdì 8 gennaio 2016

Banche centrali in piazza per il salario

C’è troppo denaro in giro, o ancora troppo poco? Ce n’è abbastanza, ma non viene utilizzato. Non abbastanza. Corre su questa realtà la reazione allarmata dei mercati al ritorno del caro-denaro negli Usa, avviato dalla Federal Reserve. Che incide su una “stagnazione secolare” interna, dell’economia americana, col rischio di aggravarla. Mentre sicuramente aggrava la deflazione nei paesi emergenti e in Europa.
La deflazione ha resistito e resiste altro ormai da troppi anni a tutte le iniezioni di liquidità. Per una serie di motivi interni più che esterni, collegabili in larga misura al settore servizi, che conta ormai per il 45-50 per cento dell’attività nelle economie sviluppate e le nuove economie, e si caratterizza per prezzi in contrazione. Al punto da spingere la Banca del Giappone, e Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea, a chiedere “una dinamica più vigorosa delle retribuzioni”.
In questo quadro generale anti-deflazione, l’aumento del costo del denaro da parte della Fed comporterà, spostando enormi masse di capitali verso gli Usa, un ulteriore rafforzamento del dollaro. E quindi una restrizione delle condizioni esterne della crescita economica negli stessi Usa.  Rinfocolando la teoria – non solo pessimista – del ristagno secolare. Nel mentre che sottrae capitali altrove necessari per battere la deflazione.

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