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mercoledì 15 giugno 2016

Il mondo com'è (265)

astolfo

Comintern - Una storia del Comintern, e della propaganda politica, del personaggio rilevantissimo di Münzenberg per esempio, un genio, resta ancora da fare. Ancora uno sforzo.

La storia del Comintern è paradigmatica dell’enorme influsso della propaganda, se azionata nel verso di una fede o credenza comune, quale può essere oggi il cosiddetto pensiero unico.  Münzenberg, un personaggio pure non eccezionale (finirà solo durante la guerra, assassinato forse da sicari del Partito), lo fu per la capacità di far avallare tutto di Stalin. Perfino i terrificanti processi staliniani e la persecuzione dei comunisti in massa nei secondi ani 1930, dei quali lui stesso rischiò di restare vittima, con la bella moglie Babette. E di voltarlo anzi al meglio.  

Culto dei morti – È nato come Remuria. Da Remo, il fratello di Romolo. Ai piedi dell’Aventino. Dove Remo, il perdente, s’era ritirato coi suoi, e Romolo volle seppellito con onore, dopo averlo ucciso.
Il luogo è anche quello dei Baccanali fra i trentamila italici, moderni calabresi, da Fabio condotti schiavi a Roma nel lucus Stimulae, alle pendici del colle. Sui quali il Senato esercitò la prima pentita, Ispala Fescennia. Narra Livio che nel 186 a. C. il Senato romano decise di prevenire le sovversioni. Fu trovata un’Ispala Fescennia pronta a testimoniare di baccanali notturni nei quali si copulava senza limiti, tra fiaccole e cembali, ai piedi dell’Aventino. Il Senato stabilì allora che ogni riunione di cinque persone o più dovesse essere autorizzata, in tutta Italia, pena la morte.
I riti orgiastici saranno sempre comode scuse, contro i cristiani e poi dei cristiani. Prima di essere convertiti in culto dei morti. E anche la meretrice Ispala forse non sarà stata la prima. Per lo storico è irrilevante, questo tipo di persone lo è, ogni testimone: ciò che conta è ciò che è stato deciso, da Remo in qua..

Chiesa - La chiesa vacilla dai tempi di Schopenhauer. E ora muore, come ogni storia dopo un certo tempo?

Eurovaticano – Si ammorbidisce l’opzione europea del Vaticano. Era inevitabile, con un papa che si vuole della “fine del mondo”. Ma Bergoglio va più in là: non gli piace nulla di questa Europa. Che si tratti del lavoro, degli immigrati, delle nascite non trova abbastanza parole per criticare le politiche europee: più che critico è sdegnato. E in tutto l’arco di crisi non fa ormai da tempo più appello alle politiche ma a una sorta di autocura, della chiesa e degli uomini di buona volontà.
Il rifiuto è radicale, benché non spiegato, nella critica costante della cosiddetta economia di mercato  che produce povertà e emarginazione. Di cui evidentemente l’Europa è ai suoi occhi parte. Senza essere altro: non c’è un solo suo appello ai doveri o agli ideali di una storia o una cultura europea, la critica è radicale – dissolvente, disperata. .

Mein Kampf – Chi ha paura di Hitler? Sembrerebbe nessuno, e tuttavia c’è diffusa la sensazione, non solo tra gli spiritualisti, che “Hitler non è morto”. La pubblicazione-regalo da parte del “Giornale”, il quotidiano di Berlusconi, del “Mein Kampf” in edizione critica, ha suscitato reazioni come se, appunto, Hitler fosse vivo e combattesse insieme a noi, come recita il mantra dell’estrema destra.
Carlo Ossola prendeva posizione su “Origami”, a dicembre 2015, all’annuncio della pubblicazione del manuale di Hitler in edizione critica in Germania – “Perché Mein Kampf non va pubblicato, né ora né mai” - in questi termini:
“1) Nessuna edizione critica renderà sana una mela marcia, come recita l’adagio antico basta una mela marcia a infettare il paniere.
“2)Lo stato di maturità delle “società democratiche” europee è ben precario oggi: risorgono neonazismi e delitti razzisti in tutti gli Stati della Comunità europea; non si vede perché si debba gettare ulteriore benzina sul fuoco.
“3)L’invocato primato della libertà di stampa non è preminente rispetto ai diritti che concernono il «bene comune» (pace, sicurezza, dignità dei singoli e delle comunità)”.
Lo stesso Ossola dice d’acchito che è difficile sbagliarsi su Hitler, anche senza studi, leggendo il suo programma alle prime righe - «Il primo provvedimento preventivo che prendemmo, fu la creazione d’un programma il quale spingesse verso un’evoluzione che nella sua più riposta bellezza sembrava adatto a rifiutare i meschini e i deboli, cacciandoli da quella che è oggi la nostra politica di partito». Ma contesta “la pretesa e l’illusione faustiana di poter signoreggiare il demone al quale si dà vita. Siamo sempre alla presunzione prometeica che l’intelligenza non debba rispondere che a se stessa”.
Una conferma che Hitler in qualche modo è sempre tra noi.

Omosessualità – Il fenomeno politico è recente: fa outing nel 1869, con la lettera pubblica di Kàrolyi Mària Kertbeny avverso l’inclusione nella Costituzione tedesca degli statuti prussiani contro la sodomia. Kertbeny, che firmò Karl Benkert apprezzate traduzioni in tedesco di scrittori ungheresi, corrispondente e amico di Heine, Musset, George Sand, Andersen, i Grimm, sarà pensionato d’onore dell’Austria-Ungheria. Ma in quanto traduttore, e denegatore dell’omosessualità - si capisce il disagio di Freud a Vienna. Morì del resto presto, a 58 anni, forse di sifilide.
Nel 1900, a quasi vent’anni dalla morte, un suo saggio sulla condizione omosessuale in Europa fu pubblicato sul secondo numero dello “Jahrbuch für Sexuelle Zwischenstufen”, l’annuario dei transgender, si direbbe oggi, dell’erotomane tedesco Magnus Hirschfeld. Ma non si dichiaro mai omosessuale, giustificando il suo interesse per il tema col suicidio di un amico d’infanzia, vittima di un ricatto. Si proponeva anzi, con un altro neologismo, come “normalsessuale”. Si fidanzò, anche se con un donna col doppio die suoi anni, e esibì una breve relazione con Bettina von Arnim.

Sciismo – È stato imposto all’Iran, tardi. Le guerre in atto tra sunniti e sciiti sono di potenza. Di potenza regionale, dell’Iran contro la Turchia e contro l’Arabia Saudita e i suoi vassalli. Bausani lo scriveva chiaro nel 1980, nella sua silloge sull’Islam, alla prima ondata d’interesse in Europa per l’islam stesso, dopo l’insorgenza del khomeinismo sciita in Iran. “Quella šīٔ a che alcuni si ostinano ancora a chiamare «reazione ariana persiana alla religiosità semitica sunnita» fu imposta ai Persiani (fino allora nella grande maggioranza sunniti) nel XVI secolo (dunque ben dieci secoli dopo la morte di ‘Alī e gli avvenimenti che originarono la šīٔ a) da una dinastia turca, quella dei Safavdi, i quali riesumarono  più antichi trattati di giure e diteologia sciita opera per lo più di arabi, e fecerp venire  soprattutto dalla Siria meridionale (‘Āmil) e da Bahrein, zone arabe, i predicatori e i propagandisti necessari alla loro opera di sciitizzazione del paese. Abbondano fra i grandi sciiti «persiani» i nomi come ‘Āmilī o Bahrānī o simili, che tradiscono l’origine extrairanica di questi primi propagandisti”.
Fu subito uno sciismo “in versione estremistica”: “La šīٔ a fu introdotta in i Persia inizialmente in una forma entusiastica, non lontana dalle antiche correnti estremistiche. Šāh Ismā’il Safavide (m. 1524), il conquistatore della Persia,  è autore di poesie religiose in cui si proclama a tutte lettere «Dio»”.
Alessandro Bausani, che ancora per dieci anni dopo quella summa sarà il decano degli islamisti italiani, era già bahai quando la scrisse, adepto di una setta religiosa sviluppata in Iran. Era piuttosto severo con le approssimazioni europee al mondo arabo e islamico (illuminismo, riforma, arianesimo) e con gli entusiasmi “democratici” o “rivoluzionari” suscitati dalla ribellione disarmata di Khomeini. Insistendo sul carattere relativamente intollerante della gerarchia sciita.

astolfo@antiit.eu

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