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mercoledì 27 luglio 2016

Secondi pensieri - 271

zeulig

Adulterio - Kant non lo esclude, seppure tra le “questioni casistiche”: “nella gravidanza, o se la donna è divenuta sterile, e quando essa non sente alcuna inclinazione per l’atto”, Kant dubita se non vi sia “una legge della ragione pratica, che, in collisione coi suoi principi di determinazione, permetta, per una specie d’indulgenza, qualcosa che pure è in se stesso illecito”, permetta cioè di scopare.
Ora è sparito col cornuto, d’improvviso, due dei più densi filoni di letteratura. I femminicidi ripetuti sembrano dire il contrario, ma solo all’apparenza: sono l’effetto del possesso, di una donna, dei figli, non di una gelosia o un tradimento - vanno col mercato. Non amori, del resto, storie ci sono, che non si possono narrare, non c’è materia, le botte di sesso stancano, giusto le posizioni – sarà questo il destino della storia.

Analisi - C’è ora la strana usanza di andare dal dottore per salvare se stessi, e magari anche la convivenza. Andare dal dottore è già una malattia: se l’analista è il malato che vuole curare, il paziente pure. Chi fosse in pace con sé produrrebbe più voglia di vivere che non la divagante confessione all’ignoto.
“Ero gemma nascosta”, dice il Corano, “il mio raggio fulgente mi ha rivelata”. E se non c’è fulgore? Né salva il sesso, che è il primo livellatore, toglie pure il piacere della carne – il ricorso all’analisi è al 90 per cento sulla vita di relazione, sessuale cioè.  

Decostruzione –Applicata al racconto, alla poesia, al romanzo, all’opera “di creazione”, è un nuovo racconto. O è ridicola: non si può dimostrare che l’autore ha voluto dire incomprensibilmente, o velatamente, questo e quello. Non è una dimostrazione.

Dio – Colpi di mano (islamici) e frustrazioni (cattoliche, ortodosse, cristiane) lo danno effettivamente in ritirata. Sono quelle operazioni-emozioni-rivalse di retroguardia, colpi di coda.

Galileo – È il vero razionalista “moderno”, che legge l’universo, ne “scopre” le leggi, e non lo sovverte, non lo assoggetta. Non demonico. L’ermetismo, tra alchimia e cabbala ebraica, influenza ancora Francesco Bacone, Copernico, Keplero, e lo stesso Newton, non Galileo.
È il segreto della sua scrittura, scorrevole, limpida – non vuole nascondere nulla.

Heidegger – Eco lo pone nel “nuovo irrazionalismo ermetico” – tra gnosi e cabbala. È una chiave.
Si spiega l’heideggerismo di tanti pensatori ebrei, malgrado l’antisemismo professo dell’uomo.
Un gnostico contemporaneo in effetti si potrebbe dire, nell’essenziale e nei contorni. Del carattere impersonale. Dell’umanità “gettata” nel mondo, da cui deve – e non riesce a – trovare una via d’uscita, del rifiuto sia della contemporaneità (“tecnica”) sia in definitiva della storia, che non sia nostalgia, indefinita – del contadino perfino e la vita agreste, del montanaro.

Infinito – Indefinito.

Matrimonio - Balzac lo dice decretato in cielo, tanto poco se ne sa. All’opposto dell’adulterio, che ha fatto la fortuna di due secoli di commediografi. “Al tempo degli apostoli il matrimonio era tenuto in considerazione così bassa che Tertulliano lo mette alla pari con l’adulterio”, opinano Bouvard e Pécuchet e di più non si può dire, a parte il fatto che Tertulliano non è un apostolo. Si capisce Ibn Arabi, secondo il quale l’amore è la capacità di rendere visibile l’invisibile, quando non si vede più nulla: l’incontinenza l’ha forse sdegnata, benché ridicola, certo.

Nietzsche – Monumentale gnostico moderno – contemporaneo, dell’epoca Excelsior. Il suo Übermensch lo è – la sua filosofia non è giustamente per schiavi, è per signori.

Si legge allegramente, ma si elabora pensosamente. È lui o non è lui?
Lui non aveva la barba. Non rifletteva nemmeno molto, di preferenza scriveva. Lettere, opuscoli, pensieri, aforismi, e quante conversazioni, amava pensarsi, e si faceva elaborando. È filosofo “aperto” – difficile legare tutti i nodi - perché non si ripensava (presupposti, assunti, sviluppi coerenti). È come se scrivesse di getto – e per lo più così faceva. L’impromptu è il suo metro. 

Sacro – Deve essere esot-ico-erico, dice Jung. Ogni volta che ci diventa familiare cerchiamo nuove fedi, “solo i simboli esotici sono sacrali”. Si spiega il continuo “aggiornamento” delle chiese, e l’esegesi interminabile – il testo sacro ha bisogno di un continuo aggiornamento. Compresi i dogmi dell’età del positivismo – la chiesa fu positivista… Che però contrastano con l’aggiornamento.

Segreto –  È ricetta facile del giornalismo a sensazione – cioè, oggi, del giornalismo. Ma ha radici culturali – epocali – in una con la società della crisi (la società più affluente e protetta della storia, anche contro le sue stesse guerre). C’è, prevalentemente, nei riti e miti della vita quotidiana, dalla politica al condominio e alla vita di coppia (le gelosie fredde, al confine con la paranoia). E fin nella più alta – impegnata, impegnativa – esperienza politica del Novecento, il comunismo. Per almeno un aspetto, che Eco porta a esempio nella conferenza “Interpretazione e storia” (ora in “Interpretazione e sovrainterpretazione”): “Quando Lukáks sostiene che l’irrazionalismo filosofico degli ultimi due secoli è un’invenzione della borghesia che cerca di reagire alla crisi cui si trova di fronte legittimando filosoficamente la propria volontà di potenza e la propria pratica imperialistica, sta semplicemente traducendo la sindrome gnostica in linguaggio marxista”.
Ma c’è di più: il comunismo-chiesa di molte trattazioni era in realtà un comunismo-gnosi. Per il principio elitistico del leninismo, che molti elementi di questo tipo – gnostici, volendo cercarne le radici nel tempo – aveva introdotto in Marx. Della guida spirituale e morale alla redenzione – poi degradata a culto dei capi.

Tempo - È irreversibile per lo stesso Dio, secondo la scolastica. Tomaso d’Aquino ne fa l’exemplum con un curioso quesito, invece del piatto rotto che non si può ricomporre: se Dio può ricostituire la verginità perduta della donna - in una Quaestio quodlibetalis, la fatwa degli odierni  ulema islamici: “Utrum Deus possit virginem reparari”: se Dio può ricostituire la verginità di una donna che l’ha perduta. Non può è la risposta. Può perdonarla, rimetterla in stato di grazia, miracolarla anche fisicamente, ma non può cancellare la storia: non può fare sì che ciò che è avvenuto non sia avvenuto, perché la violazione delle leggi temporali è contraria alla sua stessa natura. Dio è tempo.
Si direbbe l’eventuale violazione contraria al principio di non contraddizione. Ma potrebbe non esserci contraddizione, se la perdita della verginità fosse avvenuta nella purezza – nel martirio. No, è un caso di eventi successivi – del tempo in senso proprio, come storia, svolgimento.  

È ordinato nella “sequenza cosmologica”, dice Eco. Ma le sequenze cosmologiche sono rotative, ritornanti – quella dell’eterno ritorno. Il prima e il dopo vi si aggiungono, nel cosmo sono assottigliati al limite dell’imponderabile..

È irreversibile nella (a causa della?) sintassi latina. La sequenze dei tempi nella consecutio temporum è un sistema di subordinazioni logiche che diventano temporali. L’ablativo assoluto, “il capolavoro del realismo fattuale” (Eco), non consente di rimettere in discussione qualcosa che sia stato fatto o presupposto – è “un dato di fatto”.


Il piatto rotto che non si può riparare san Tomaso d’Aquino spiega curiosamente, in una “Quaestio quodlibetalis”, una sorta di fatwa, parere autorevole di un ulema, con la verginità: “Utrum Deus possit virginem reparari”, se Dio può rifare vergine una donna che non lo è più. Dio può perdonare, spiega l’Aquinate, può riportare allo stato di grazia, e può anche miracolare, nel caso ricostituire la l’integrità fisica della donna. Ma non può cancellare l’accaduto, la perdita della verginità. 

zeulig@antiit.eu

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