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martedì 26 luglio 2016

A Berlino c’è Hitler ma la notte no

Alla prima lettura nella prima edizione tascabile anni 1960, come alla rilettura, Isherwood colpisce per la superficialità. Quella che piaceva a Savinio, come contrario del profondiamo: il rappresentare omettendo l’ansia e il giudizio, anche impliciti, anzi soprattutto se. Molto ben narrata peraltro, scorrevole: di personaggi senza spessore nella grande storia che s’indovina sotto i loro passi incerti. Di insegnanti di inglese che si fanno spioni, o viceversa, in realtà solo occupati alla “vita” di Berlino spregiudicata. Con un che, però, di sgomento: che in una Berlino turbolenta non già a posteriori, ma al tempo della narrazione, abbia riguardo solo per lo smanettamento dei biondi coatti e muscolosi che convergono la notte al centro di Berlino dalle periferie industriali e le campagne – i senza volto dei gay in perpetua caccia che oggi dilagano.
Non una trascuratezza, una scelta narrativa, di caratteri. Per una sorta di anestesia morale. Astorica naturalmente, anche per chi fosse insensibile alla storia - per incoerenza alla storia interna, alla vicenda e ai suoi personaggi, alla narrazione. Che tanto più colpisce in una comunità (minoranza) in vario modo perseguitata – o, quando era al potere e in voga, tra i gerarchi di Hitler, vergognosa e disprezzata. Berlino c’è tutta, ma nelle “cacce” notturne – come in “Cabaret”, il film di Bob Fosse e Liza Minnelli che molto deve a Isherwood, dove però è uno sfondo vero, non un fondale scenico.
Christopher Isherwood, Mr Norris se ne va, Adelphi, pp. 248 € 18 

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