Cerca nel blog

lunedì 10 luglio 2017

Il pugno chiuso dei Faraoni

È il “Quaderno egizianio 1931”, le annotazioni di Ungaretti nei tre mesi estivi che passò in Egitto,  vent’anni dopo aver lasciato la natia Alessandria, a vent’anni. Riorganizzato e pubblicato nel 1959. Un libro di viaggio di rara intensità, una piccola grande cornucopia per il lettore.
Un taccuino anche di viaggio, ma soprattutto una “scoperta” dell’Egitto, che ancora resta da fare – Ungaretti è andato più a fondo e oltre. Viaggiò con gli occhi aperti da subito, già sul “bastimento di lusso”  Esperia, le cui architetture riporta a Borromini. O dal visto che il consolato a Roma non può “assolutamente” dare giacché è in festiìvità, il Bairam islamico – ma da Napoli, forse…. Tra cose viste, testimonianze affidabili, ricordi, riflessioni, la civiltà egiziana staglia insondabile: africana, ieratica, mortuaria, duratura – la più duratura. “Nel pugno chiuso, nel volto assoluto, nella pesantezza della nudità, nel passo deciso dei Faraoni”. Partendo à rebours dall’ellenizzazione che Alessandro Magno impose, all’Egitto e al mondo conosciuto fino all’India, “la prima avventura dell’Occidente”, “il miracolo dell’ellenismo”. Di cui Alessandria sarà la “caldaia”.
Sa la forza dell’islam. L’illusorietà della modernizzazione, soprattutto della donna, dell’abbigliamento femminile. Fa in anticipo sulla storia successiva la differenza tra l’Egiziano e l’Arabo – e il Copto. Sa già, in dettaglio, le insidie del “mercato” – la speculazione si diceva aggiotaggio. Affascinante la breve storia degli italiani in Egitto, compresi il padre e lo zio, quando l’emigrazione si faceva al rovescio. Gli eccentrici fratelli Thuile, letterati di buona stoffa che anche la francia ha dimenticato. La libertà già allora schermo dell’oposizione alla modernizzazione, cioè alla laicizzazione dello Stato.
Giuseppe Ungaretti, Il deserto

Nessun commento: