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martedì 16 ottobre 2018

Saremo indiani, e africani

La demografia sta disegnando, ha già disegnato nel millennio, una nuova carta del mondo. Meno nascite in generale, molto meno in alcune delle aree più ricche, Europa e Giappone.
Il tasso mondiale di crescita della popolazione è attorno all’1 per cento – cioè alla riproduzione - e in calo. L’Onu prevede che il tasso si ridurrà sotto l’1 nei primi anni 2020.
La popolazione mondiale è cresciuta da 6,145 miliardi del 2000 a poco meno di sette miliardi (6,958) nel 2010, con un tasso annuo medio di incremento dell’1,3. Nel decennio successivo, che finisce al 2020, il tasso medio annuo è dato in regresso, all’1,1. E la popolazione in crescita da 7 a 7,8 miliardi (7,794).
In Europa e in Giappone la popolazione non cresce più da circa venti anni, e anzi diminuisce, per le morti in soprannumero sulle nascite, malgrado il prolungamento delle aspettativa di vita – la più lunga si registra in Giappone, l’Italia viene seconda. In Europa il saldo demografico negativo si compensa con l’immigrazione.
In Asia la Cina è in forte rallentamento, per la politica del figlio unico, che è stata in vigore per quasi quarant’anni, dal 1979. Con i trend attuali, la Cina azzererà anch’essa la crescita demografica nel 2025, come l’Europa ormai da alcuni anni. L’India, ai tassi attuali, sarà entro vent’anni il paese con la maggiore popolazione.
Cresce solo l’Africa, del 2,5-2,6 di incremento medio annuo, più forte a Sud del Sahara.È questo uno dei motivi all’origine del forte investimento della Cina nel continente. Il ministero degli Esteri di Pechino valuta che a lungo termine, a metà secolo, sarà africana metà della forza lavoro giovanile nel mondo.

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