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sabato 20 ottobre 2018

L’Africa è materna, e telefona molto

Una minimostra, ma che lascia il segno. Per l’ideazione: dare dell’Africa, che continua a restare terra incognita, i connotati essenziali, esperssi in cifre. Con utili ausili interattivi.
Niente di nuovo, per chi ancora sa dove e che cosa è l’Africa. Ma gli indici utilizzati dagli organizzatori, il gruppo Eni, sono sorprendenti – sorprendentemente significativi. 
È in Africa, in rapporto alla popolazione, il maggior di donne lavoratrici – più che negli Stati Uniti. Lo sono sempre stato, si può aggiungere, l’Africa è un continente matriarcale, l’Africa a sud del Sahara, e per tale viene anche celebrata, dagli storici e gli scrittori africani. Nel 2100 la maggior parte dei giovani sotto i venti anni saranno africani. Nel 2020 il numero degli abitanti delle città africane sarà superiore a quelo degli abitanti dele città europee – l’Africa si urbanizza. Il numero degli africani con accesso regolare a internet è più che triplicato fra 2010 e 2017, dal 7 al 22 per cento, il tasso di crescita più rapido al mondo.
Ma, per ora, ottanta milioni di bambini non vanno a scuola. Sessanta africani su cento non hanno acqua potabile. Le donne lavorano fino a cinque ora al giorno per recuperare la legna da ardere, per la cucina e contro il freddo.
Le indipendenze, insomma, necessarie, sono state mezzo secolo sprecato, e forse controproduttivo – questo la mostra non lo dice. Ma molto si sta facendo negli ultimi anni – quelle del gruppo petrolifero sono sintomatiche - per cerare scuole e altre infrastrutture, manageriali e sociali. Eppur si muove.
Il Mxi ospita in contemporanea un’altra, grande, mostra sull’Africa. Una panoramic dell’urbanizzazione, in occasione della Seconda Conferenza Italia-Africa. Di maniera. “Datafrica” dice invece molto, e dà voglia di saperne di più.
Datafrica, Maxxi Museo nazionale dell arti del XXI secolo, Roma

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