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lunedì 5 aprile 2021

Secondi pensieri - 446

zeulig


Democrazia - Nella forma parlamentare nasce ecclesiastica. Come dagli studi di Alessandro Passerin d’Entrèves – assunti poi da Hannah Arendt. Dapprima come forma di sopravvivenza nella barbarie, secondo documenta Carlo M. Cipolla nella “Storia facile dell’economia italiana dal Medioevo a oggi”. Le città nell’alto Medioevo, cioè i conglomerati “civili”, dotati di leggi, convenzioni, senso comunitario, spazi anche fisici di dibattito, erano spopolate e in rovina, “quando non erano scomparse del tutto”: sopravvivevano “principalmente come centri delle amministrazioni vescovili”. Su questa base rifioriranno attorno al Mille, ricominciando a “pulsare di nuova, frenetica, energia vitale”, che porterà alla manifattura, all’esportazione, e alla rendita urbana, i grandi motori dell’accumulazione del capitale, della ricchezza.
 
Gigantesco – È il segno del contemporaneo secondo Heidegger, in nota a “L’epoca dell’immagine dell’uomo” (in “Sentieri interrotti”, 100): “Dunque, nelle forme e nei travestimenti più diversi, si fa strada il gigantesco. Ciò avviene anche nella direzione del sempre più piccolo. Basta pensare ai numeri della fisica atomica”.
Nel mondo dell’infinitamente piccolo e della velocità ultrasonica, che sembra cioè volere “annullare” quantità, tempo e spazio, tutto questo può avvenire solo per un gigantismo “illimitato”. Cioè per l’avvento della quantità. “Il gigantesco avanza in una forma che sembra voler dissolverlo”, continua Heidegger: “con l’annullamento delle grandi distanze per mezzo dell’aeroplano, con la rappresentazione… di modi lontani nella loro quotidianità” - attraverso la radio, spiegava, quindi a maggior ragione con la tv e la rete: Non è un “vuoto indefinitamente esteso del quantitativo puro”, non è “ingrandimento” o “sorpasso” – non  roba da barone di Münchhausen, si direbbe: “Il gigantesco è ciò attraverso cui il quantitativo  si costituisce in una sua propria qualità” – “un modo eminente del grande”. Pianificazione, calcolo, organizzazione, assicurazione portano “il quantitativo a capovolgersi in una sua propria qualità”, e “il gigantesco, e ciò che all’apparenza è sempre interamente calcolabile, si trasformano, proprio perché tali, nell’incalcolabile”. 
 

Materia – È multiforme e mobile, nell’apparente immobilità-eternità. Lo scrittore Primo Levi può dirla di “passività sorniona, vecchia come il Tutto e portentosamente ricca d’inganni, solenne e sottile come la Sfinge”. O anche: “La materia è viva: madre e nemica, neghittosa e alleata, stupida, inerte, pericolosa a volte, ma viva”. Un incubus a volte, aggresivo, comunque pauroso. O idillico. Inerte per lo più, ripiegata in se stessa.  Anch’essa alla ricerca dell’origine della vita, benché a sua insaputa, benché in tanta alluvionale inerzia.  
 
Ma quanto è regolare, regolabile, o caotica, essendo irregolare, cioè casuale? Solo in parte prevedibile e calcolabile, ma al fondo no - comunque sempre con al riserva dell’imprevedibile? Il principio darwnistico dà alla materia una ratio, ma dentro un paradigma, se la vita cioè va dal meno al più, dal più semplice al più complesso, dall’abbozzo al finito, dal grezzo al semplice o gentile, dall’inerte alla vita. Ma è dubbio che l’universo, la materia, preferisca l’ordine al disordine, la purezza al groviglio-miscuglio. È stupida o intelligente? Lo stesso scrittore, Primo Levi, rileva: Sono molti i minerali i cui nomi contengono ardici che significano «inganno, frode, abbagliamento»”.
 
Metafisica – È irragionevole? Oltre la natura, contro la natura è insensato e senza fondamento: la ricerca dell’altro dalla natura non può non essere “natura le”. Cioè imprevedibile, insensata.
È un tentativo di sfuggire all’irragionevolezza. Per mano dell’uomo, e cioè di un essere naturale. Oppure l’uomo non è naturale, non del tutto, e questo è il busillis Darwin.
 
Natura – Si oppone alla razionalità nel senso corrente. Della razionalità come dell’opposto al naturale – passionale, inconsiderato. Ma la razionalità è ben animale – e pare anche vegetale – e quindi naturale.
 
È stata fondamento e causa della religione, come e più della metafisica. Di una fede in qualcosa che la sovrasta, le dà un senso. Teleologico (unde Malum?), se non razionale – razionale è l’orrore lucreziano della natura.
Al colpo d’occhio storico, se ne può argomentare il relativo, oggi, da qualche decennio ammaestramento – come usava un tempo dei domatori con gli animali selvaggi in gabbia. Anzi l’assunzione della natura a metro principe di ogni bene o assetto. Ma in evidente solco affaristico, industriale, commerciale, politico, dell’ecobusiness.
 
Nichilismo – Non è la miscredenza, spiega Heidegger (“La sentenza di Nietzsche: «Dio è morto»”), ma la dissoluzione del sovrasensibile platonico – di origine platonica -  che ha pervaso la filosofia “occidentale”. Una costante dell’Occidente, non in termini di “tramonto” ma di logica interna. Ma è un pessimismo della forza, critico, attivo, non il “pessimismo della debolezza” – è l’“ideale di vita potenziato al massimo” di Nietzsche (“Volontà di potenza”, Af.14, anno 1887).
 
Religione – Ma è il fondamento – è della stessa natura – della metafisica: legare insieme ciò che nella natura non è.
E come è possibile, l’uomo è pur sempre naturale, seppure dop, doc, docg, igp, anzi perché dop, doc eccetera? Se la natura è male, anche la riflessione sulla Natura è Male. O la riflessione non è naturale? Ne va di Darwin.
Ma, poi, tutto nella natura è animato . Documentato in tutte le forme di vita animale. Ora anche in quelle vegetali, ogni spora o filamento fa scelte. E probabilmente anche nei minerali.
È il passaggio dalla fatalità oscura alla coscienza. Che è anche l’introiezione del Male, con la Colpa – “la peste sono io!”, dirà Edipo.
Ma l’uomo non vuole\può recidere il legame con la natura, l’oscura fatalità: prova a esorcizzarla. L’uomo vuole andare oltre, questa è la differenza, rendersi autonomo dalla natura, più razionale che naturale: trasumanare  piuttosto che adattarsi. Nel senso che al termine dantesco dà l’esegesi del papa santo Giovanni Paolo II: “Trasumanare. Fu questo lo sforzo supremo di Dante: fare in modo che il peso dell’umano non distruggesse il divino che è in noi, né la grandezza del divino annullasse il valore dell’umano. Per questo il Poeta lesse giustamente la propria vicenda personale e quella dell’intera umanità in chiave teologica”
Salvezza è la parola chiave: si concepisce il fatto religioso andando alla ricerca della salvezza. Di una salvezza. Da chi? Da quale minaccia, dalla condizione  umana?
 
Valore – Non una qualità ma un punto di vista. Un eRSATZ, un sostituto della verità.
Heidegger lo rileva ricorrente dell’Ottocento, e ne trova il coronamento in Nietzsche, con la trasmutazione e tutto, una metafisica in realtà dei valori (“La sentenza di Nietzsche: «Dio è morto»”).


zeulig@antiit.eu

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