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sabato 10 aprile 2021

Verdi in castigo a Rai Cultura

Una “traviata” nel senso proprio, non quella del dramma dell’amore di Dumas jr. e Verdi – dell’amore negato (“essere amata amando”) e dell’amore e morte: Violetta si presenta facendo postribolo del retropalco Reale, dove ognuno che esce lascia bigliettoni (mezzo milione di spettatori ha lasciato dopo questa scena), il letto sarà con lei onnipresente in scena, alternato al tavola da buffet o da gioco, Martone la vuole una puttana che sfida il perbenismo, e niente funziona. Nemmeno le voci, che pure sono di primissimo ordine, e a tratti, soprattutto quelle maschili, anche in questa “Traviata”.
Un altro progetto ottimo dell’Opera di Roma, dopo il “Rigoletto” all’aperto, col pubblico, in estate, regia di Michieletto, innovativa  e personalizzata ma pur sempre in tema, e il ridentissimo “Barbiere di Siviglia”, anch’esso al Costanzi, tra palco e platea, dello stesso Martone, ma con più fantasia – e più adesione a Rossini. Qui tutto è irrigidito, compresa l’esecuzione del maestro Gatti – a tratti non  sembra Verdi, non “canta”. Tre ottimi cantanti, Lisette Oropesa, Saimir Pirgu, incredibile tenore naturale, e il deuteragonista Germont, Roberto Frontali, sforzati a ripetere arie e recitativi per la riprese filmiche, senza continuità scenica quindi, se non del montaggio, e voci palesemente sforzate, specie la soprano, che regge tre quarti dell’opera, in pezzi staccati e ripetuti, da ultimo ciak ritenuto finalmente buono.
L’opera al cinema è fatta così, ma qui evidentemente in economia: due ore di canto ripetute per tre-quattro giorni di riprese danno un risultato per lo più non appoggiato, privo di morbidezza, e quindi si direbbe di sensibilità. Cosa che non è di Oropesa, soprano drammatica di riconosciuta morbidezza e potenza. Non è una ribelle, non è una vittima, nemmeno del male. Mentre è una una che, come tutti i cantanti lirici, non canta per due-tre ore ogni giorno, non può, non dovrebbe.
La terza brillante idea dell’Opera di Roma, il terzo memorabile regalo ai melomani, naufraga poi, oltre che nel semplicismo di Martone, nella  disattenzione, quasi fastidio, di Rai 3 Cultura, che pure ha co-prodotto l’opera. La registrazione, in potenza di grande e grandissima qualità, ha buttato in rete come un riempitivo, una cosetta da venerdì sera, il giorno più vuoto della settimana, senza una presentazione, un commento, un intervallo, senza nemmeno mai una promozione nelle ore e giorni precedenti – la sola promozione è dell’Opera, attraverso le cronache romane, centomila lettori in tutto.
Mario Martone, La Traviata, Opera di Roma – Rai 3, Raiplay

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